9. Halloween Pt.1

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"Ma dobbiamo proprio andarci?"chiedo in una supplica.
"Certo che ci andiamo! È divertentissimo e poi ci vanno tutti."
Siamo sedute sul mio letto e tento, invano, di convincere Vale a non andare nel posto in cui ci ha invitate Samuele.
"Ma non ho un costume...e poi non voglio andarci!"
"Tu ci vieni, eccome! Per il vestito ci inventeremo qualcosa..." salta giù dal mio letto, apre l'armadio e inizia a frugarci dentro. So che non ho un gusto impeccabile nel vestire, ma non credo che lì dentro troverà qualcosa di adatto per una festa di halloween. Chiude un'anta per poi aprirne un'altra e poi un'altra ancora, non vuole arrendersi. Ripete la ricerca almeno tre volte, come se si aspettasse un'improvvisa apparizione del mio possibile travestimento.
"Guarda che per quante volte tu possa guardarci là dentro dubito che riuscirai a ricavarne qualcosa di adatto..."
"E qui ti sbagli...ho avuto un'idea!" Mi sorride in modo quasi demoniaco, per restare in tema.
"E questa idea ti è venuta scavando tra miei vestiti?"
"No...pensando ai miei!"continuo ad essere scettica, mentre lei mi sembra sempre più entusiasta.
"Ho un vestito nero...sarai una strega o una vampira!"
"Ma no dai! Sono i costumi più stupidi di sempre e poi le streghe hanno anche un cappello e non ti credo se mi dici di averne uno adatto!" Cerco di smorzare il suo entusiasmo in ogni modo.
"No, in effetti, non ce l'ho. Quindi...è deciso!"
"È decido cosa?"
"Sarai una vampira! La vampira più bella e sexy ma vista fino ad ora!"
Che???
"Sexy? Dai Vale, ti prego!"
"Shh, fai fare a me! Vado a casa...ci vediamo tra un po'! Non accetto ripensamenti, quindi non uscirtene con nessun messaggio di disdetta che ti trascino in strada con la forza."
Lascia la mia stanza minacciandomi con lo sguardo di fare esattamente come detto.
Mi butto con la faccia sotto al cuscino. Maledetta Valentina!

Ritorna un'ora più tardi travestista da quella che immagino sia una sposa assassina.
Forse, dopotutto, non sarò la sola ad avere un vestito scontato.
Mi fa sedere sulla sedia davanti alla scrivania puntandomi in faccia la luce della lampada. Inizia ad armeggiare tra i miei trucchi seguendo minuziosamente i consigli di un tutorial.
Quando ha finito, mezz'ora dopo, si dichiara assolutamente soddisfatta del suo lavoro. A me, nel frattempo, è stato vietato guardarmi.
Tira fuori dallo zaino un vestito nero e non posso trattenermi dal sospirare. La guardo di sottecchi:
"Io quello non lo metto!"
"E invece lo metti! Ti ho portato degli stivali da metterci sotto che sono da paura!"
"No, no e ancora no! È troppo corto!"
"Mia, provalo. Fallo per me..."
Dopo un tira e molla, che perdo io, indosso il vestito, le calze e, quelli che per lei, sono degli stivali da urlo. Da urlo, si vorrei urlare per ribellarmi a tutto questo!
"Sei uno schianto!" Dopo avermi sistemata,manco fossi una bambina non ancora in grado di vestirsi da sola, mi permette finalmente di guardarmi.
Davanti allo specchio vedo qualcuno che non sono io, non da un po' almeno, ma scaccio subito via questo pensiero.
Il vestito è corto, molto corto, l'orlo è ben lontano dal ginocchio, ha una scollatura a v che lascia vedere, troppo per i miei gusti, il mio seno e, per finire, gli stivali da urlo sono troppo alti e per niente comodi.
Quando cerco di convincerla che il vestito sia troppo tutto lei inizia a scuotere meccanicamente la testa.
"Ma ti sei vista? Dio...avessi io le tue tette le metterei in bella mostra tutto il tempo!" Questa frase non mi è nuova, me la sento ripetere da quando mi sono spuntate queste due montagne a quattordici anni!
"Se non avessi il finto sangue che mi cola dalla bocca sembrerei solo una prostituta!" Ed è la verità.
"Zitta! Hai un giubbotto di pelle?"
Dopo le proteste per indossare qualcosa di diverso dal giubbotto di pelle, che so un cappotto lungo fino alle caviglie, usciamo.

È mezzanotte quando arriviamo nella facoltà di architettura dove suona Samuele. C'è gente travestita da qualsiasi cosa. Tra le mani di ognuno c'è una birra o un bicchiere, si respira un'aria leggera. Cerchiamo Samuele, ma dubito che sarà facile trovarlo tra tutte queste persone. Guardo verso la consolle, ma lui non c'è...

''Vale, sei sicura che il posto sia questo?''
''Si è questo, lo troveremo prima o poi...adesso però andiamo a bere!'' e saltella.
Il bar non è altro che un tavolo con sopra delle bottiglie e alle spalle di questi dei piccoli frigoriferi con all'interno delle birre...penso che a Milano non farebbero mai organizzare nulla del genere in nessuna facoltà, qui invece sembra la prassi, una tradizione.
''Birra o vino?'' mi chiede il tipo al bar.
''Vino, grazie...'' mentre Vale ordina una birra.
''Tieni, offro io!'' e mi scocca un sorriso che va da un orecchio all'altro.
Ricambio il sorriso e mi allontano.

''Il tuo travestimento ci ha appena fatto conquistare una bevuta gratis!'' se la ride.
''Mi sento usata!'' scherzo e inizio a rilassarmi per davvero.
''Balliamo?''
Neanche il tempo di formulare una risposta che mi trovo al centro del cortile a...ballare.
Ballo tra decine e decine di sconosciuti, cullata dalla risata contagiosa della mia sola amica e non vorrei essere da nessun altra parte. Mi sento stranamente leggera...leggera e felice. Ormai al terzo bicchiere di vino, vediamo Samuele prendere posto dietro alla consolle. Ci vede e ci sorride. Vale non sta più nella pelle, credo che lui le piaccia. Il tipo che era prima al bar me lo ritrovo di fianco poco dopo. Mi sorride, mi guarda e mi sorride di nuovo, ma non dice mezza parola. Continua a guardarmi e a sorridermi, mentre io inizio ad arrossire. Poi il vino decide al posto mio e ricambio il sorriso. Restiamo un po' cosi, vicini, dondolandoci a tempo di musica sul posto e scambiandoci qualche sguardo e qualche sorriso di tanto in tanto.

''Balli con me?'' mi chiede
''Stiamo già ballando!'' Lui però, non soddisfatto della mia risposta, mi prende per mano e mi avvicina a lui.
''Adesso si...'' sorride di nuovo e penso veramente che abbia un bel sorriso.
Non conosco neppure il suo nome e non mi interessa, mi fa girare su me stessa non so quante volte e io rido, rido perchè mi sento spensierata. Ma la spensieratezza dura poco, la testa inizia a girare e ho un po' di nausea. Niente di troppo grave, ma ho bisogno di aria. Mi allontano dal tipo con una scusa. Raggiungo Vale, che balla con non so chi.

''Vado al bagno, ok??''
Mi rendo conto di non sapere in che direzione andare, non importa...camminare un po' non può fare che bene. Mi trovo di fronte a due diverse rampe di scale, senza troppi indugi, deciso di salire a sinistra. Al terzo scalino, qualcuno mi chiama:

''Mia? Dove stai andando?'' eccolo li.
''In bagno...'' faccio altri due scalini.
''Stai andando nella direzione sbagliata. Il bagno è di la...'' a destra, ovvio! Riscendo nuovamente, facendo molta attenzione a non cascare ad ogni scalino, maledette scarpe!
''Ti accompagno!"
''Se vuoi...'' poi lo guardo meglio ''Perchè non sei vestito da niente?''
''Non era in programma che io venissi, quindi niente travestimento.'' scrolla le spalle.
''Quindi...anch'io sarei potuta venirci vestita normalmente?''
''Si, ovvio...''
''Che stronza! Valentina mi ha fatto credere di dovermi mascherare per forza, mi ha praticamente costretta a conciarmi cosi!'' sospiro pensatemente.
''Beh...'' mi guarda intensamente e noto un sorrisetto sulle sue labbra.
''Beh cosa? Stai per dire l'ennesima cattiveria sul mio abbigliamento? Fai pure, questa volta ne hai tutto il diritto!"
''Anche se volessi, non potrei dire nulla di cattivo questa volta...''
''Sbaglio o mi hai appena fatto un complimento? Molto, molto, sottile ma pur sempre un complimento." sorrido
''Non sbagli..." noto il suo sguardo indugiare sulla scollatura e sulle parti del mio corpo più esposte alla maledetta aderenza di questo vestito e qualcosa nel suo sguardo cambia.
Dovrei sentirmi imbarazzata per il modo in cui continua a fissarmi e invece no. Sono felice che lui mi guardi così. Non so perchè, non mi importa, voglio solo che questo ragazzo stupendo, dai capelli neri arruffati e la bocca carnosa non smetta di guardarmi con quei suoi due occhi neri così profondi. Mi mordo il labbro inferiore e il suo sguardo cambia ancora. E'...famelico.
Non smettere di guardarmi, Diego.
Non smettere, non ancora.
Solo per oggi...
Respiro.

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