12. Ti prego, fallo! Pt.2

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Entro in casa, non credo ancora a cosa ho appena fatto. Non me ne pento. L'ho desiderato ieri, l'ho desiderato oggi e, al diavolo tutto, me lo sono preso. Solo per oggi. Fanculo domani, chissenefrega di cosa succederà domani. Ora sono al settimo cielo, lo so che non durerà tutta questa felicità, lo so ma, per oggi, posso goderne e va bene così! Sono venuta qui per questo, per agire d'impulso, per avere colpi di testa, per commettere errori, un'infinità di errori. Nessuna programmazione, nessun progetto, niente di precostituito. Niente. Solo mille possibilità e altrettanti possibili sbagli. Sbagliare. Mai avrei immaginato che sbagliare fosse tanto bello. Sbagliare è sinonimo di libertà, di avventura, di felicità. E'paradossale, ma è così!

''Mia? Ohi Mia??? Ci sei li dentro?'' ritorno in me mentre Samu è intento ad agitare freneticamente le mani davanti ai miei occhi.
''Si, scusa...ero assorta nei miei pensieri. Dicevi?'' credo di avere un'espressione simpatica, perche lui mi guarda palesemente divertito.
''Hai fumato una canna per caso?''
''Ahahah, no! E' la stanchezza!" la butto lì.
''Allora sembri fumata quando sei stanca, hai gli occhi persi e un sorriso ebete!" mi fa l'occhiolino.
Il mio sorriso ebete si ingigantisce, il mio coinquilino, dopo solo due settimane, inizia a piacermi davvero. Inizio un elenco mentale dei suoi pregi e difetti, quando mi ricordo di non avergli detto di Diego.
''Ah...Diego è giù, ti sta aspettando!'' dico accompagnando la frase con un sorriso da bambina.
''Mia! Sei qui dentro da dieci minuti e solo ora ti viene in mente di dirmelo? ''
''Lo so...'' mi mangio un unghia ''me ne sono dimenticata, scusa!'' altro sorrisetto, magari gli faccio tenerezza.
''Hai una memoria veramente di merda! Da domani solo fosforo e potassio per te." non riesco a non ridere e lui mi guarda di traverso.
''Hai ragione...scusa, scusa.'' continuo tra una risata e l'altra.
''Non ridere, sono serio. Per te dieta a base di pesce e banane!'' mi dice mentre richiude la porta di casa alle sue spalle.

Chissà se Diego gli parlerà del...bacio. Dio, spero proprio di no. Immagino già come e quanto Samu mi prenderà in giro. Ci penso e mi viene già da ridere, ripendando alla domanda di stamane e alle sue sopracciglia andare freneticamente su e giù.
Sto ancora ridendo quando sento bussare alla porta. Un giorno si e un giorno no, lui dimentica le chiavi, poi sarei io quella ad avere carenze. Apro la porta e...Diego.
''Ciao...''
''Ciao...'' in un solo secondo, mi ritrovo schiacciata contro il muro.
La mia bocca e preda della sua, le nostre lingue si muovono all'unisono. Ho tutto il suo corpo, ogni suo muscolo, letteralmente attaccato al mio. Mi bacia con foga, mi stuzzica poi si allontana leggermente, mi guarda e si passa la lingua sul labbro inferiore. Poi mi ribacia, con ancora più vigore, la sua mano destra si sposta prima sul fianco e poi sul mio sedere che prima accerezza e poi afferra. Sono senza fiato.
Si scosta di nuovo, ha il fiato corto anche lui, mi guarda e i suoi occhi hanno di nuovo un non so che di primordiale, di animale.
''Scusa, avrei dovuto farlo ieri notte!'' sorride sghembo e mi bacia di nuovo, ma questa volta afferra il mio labbro inferiore tra i denti e stringe fino quasi a farmi male. Il mio stomaco è stretto in una morsa, potrei restare così per sempre.
Quando mi lascia, alla fine, sono senza parole. Mi da un altro bacio veloce e va via, chiudendo la porta dietro di se, lasciandomi completamente sopraffatta dalle emozioni.

Avrebbe, decisamente, dovuto farlo ieri notte!

So di aver promesso a Lucia che l'avrei chiamata tornata dal lavoro, ma adesso ho solo bisogno di una doccia per riprendermi. Sotto il getto d'acqua calda, la mia mente ripercorre incessantemente quanto appena accaduto. Mi tocco, senza rendermene conto, il labbro presomi d'assalto. E' stato magnifico.

Sono a letto, con il sorriso stampato sul viso, e ho finalmente capito cosa devo fare. Ho trascorso la maggior parte della vita stando bene attenta ad ogni  cosa, anche la più piccola, la più insignificante. Ogni mio movimento  veniva sapientemente studiato, per poi essere messo in pratica, ed era  esattamente così che facevano gli altri, con me. Ogni cazzo di gesto,  che fosse un bacio o una carezza, ogni cazzo di parola bella o brutta,  ogni cazzo di cosa...tutto, veniva pensato, calcolato, studiato,  misurato. Vivevo in una campana di vetro da cui gli altri si tenevano  distanti e, quando non potevano, vi si avvicinavano in punta di piedi  per paura di rompere lei e poi me. Nessuno ha mai capito, però, che io  rotta ci ero già e niente di quello che loro potevano fare, o evitare,  poteva ripararmi, finiva solo per rompermi un altro po, ancora una  volta. Ma adesso ho smesso...ho smesso di essere rotta. Per un pò.
Per un pò sarò...intera, come tutti gli altri.
Solo Mia, senza la campana.

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