34. Contro un muro

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Perché Valentina tende sempre ad omettere particolari? Non sarei mai venuta fin qui se avessi saputo della sua presenza. In realtà, neanche se avessi saputo della presenza degli altri. Non ho alcuna voglia di parlare o sentir parlare di lui.
Mi chiedo di cosa volesse parlarmi questa mattina ma, dal movimento circolatorio della sua lingua nella bocca di Ilaria, dubito che il suo discorso fosse così diverso dal mio. Forse, ho solo anticipato le sue parole.

"Ah, ciao Mia" alzo gli occhi al cielo e con una mezza smorfia ricambio il saluto di Ilaria. La detesto! Non dovrei, lo so, perché non ha alcuna colpa se non quella di essere attratta dallo stesso stronzo da cui sono attratta io.
Samuele mi fa cenno di andarmi a sedere accanto a lui. Poco dopo essermi seduta di mala voglia, arriva il cameriere per prendere le ordinazioni. Non dovrei bere, ma non dovrei e vorrei neanche trovarmi qui e un drink non ha mai ucciso nessuno. Che io sappia, almeno.

"Non dovresti bere!" Alzo gli occhi e realizzo che a parlare è stato lui.
Non ho il tempo di dire qualcosa che Ilaria mi precede:
"Cosa sei? Suo padre?" Non dico mezza parola, sono talmente incazzata e delusa che anche volendo non saprei cosa dire.
Bevo la schifezza che ho ordinato e decido che è giunta l'ora di mettere fine a questa agonia.

"Che fai? Vai già via?" Ma quando mai sono arrivata! C'era il mio corpo, ma non io in questo bar.

"Si, Vale sono stanca." Mi gioco la carta della stanchezza sperando che lei non insista come suo solito.

"Dai, dieci minuti e andiamo via tutti. È pericoloso che tu vada in giro da sola."

Devo fare decisamente quattro chiacchiere con questa ragazza e spiegarle una serie di cose che deve rivedere per far sì che la nostra acerba amicizia arrivi a maturazione.

"Sono venuta fin qui da sola, non vedo perché dovrebbe essere pericoloso andar via da sola!"

Saluto tutti ed esco dal bar. Aria, respiro, sollievo. Credo di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo.
Frugo nella borsa in cerca delle cuffie e mi isolo dal mondo fino a quando non sono sul pianerottolo di casa.
Butto in terra la borsa e mi chiudo in camera dando sfogo a tutta la mia frustrazione in un pianto a dirotto.
Perché cazzo sto piangendo? Cosa pretendevo? Che lui cercasse di farmi cambiare idea? Che desse a quello che c'è stato fra noi più importanza di quanta io gliene abbia dato sebbene per finta? E se anche fosse stato così che cosa sarebbe cambiato? Un cazzo di niente, ecco cosa sarebbe cambiato: niente!

Mi sveglio che è ancora buio a causa di alcuni rumori provenienti dalla cucina. Possibile che Samuele sia rientrato tanto tardi? Guardo l'ora sull'orologio appeso alla parete di fronte al mio letto. Sono le 5:30 del mattino.
Risate, rumore di sportelli chiusi con menefreghismo e voci diverse. Questa casa è un cazzo di ostello della gioventù, a saperlo prima mi sarei infiltrata nella cerchia di amici di Samuele così avrei vissuto qui senza pagare neanche un euro.
Sospiro pesantemente come spesso accade in questi giorni e schiaccio la mia testa sotto al cuscino, ma il solo pensiero che lui possa essere di la mi fa stare in ansia e arrivederci sonno.
Mi sa che dovrò fare quattro chiacchiere anche con Samuele, deve assolutamente smetterla di considerare la nostra casa come un centro sociale.

Da Diego:
Sei sveglia?

Oddio, ma sul serio? Avrò fatto rumore senza rendermene conto oppure il suo è solo uno strano modo di attaccar bottone. Nel dubbio, mi alzo in punta di piedi e chiudo la porta a chiave, non sia mai gli venga di nuovo in mente di piombare in camera mia.
Sto per fare dietro front e rintanarmi sotto alle coperte, quando sento la maniglia della porta muoversi.
Adesso, addirittura, anticipo le sue mosse. Ma ti ho fregato, stronzo!

Da Diego:
So che sei sveglia,
apri la porta Mia...

Non so se ci è o ci fa. Probabilmente entrambe le cose. Ok, che gli ho detto senza impegni, ma passare in poche ore dal ficcare la lingua in bocca ad una e venire a bussare alla mia porta mi sembra un tantino eccessivo, persino per lui.
Sono seduta sul letto, non muovo un solo muscolo per timore di far rumore. Non so se sia ancora lì o se abbia gettato la spugna.

"Che stai facendo?" È la voce di Samuele.
"Niente, volevo solo controllare che fosse a casa."
"Smettila di dire stronzate e lasciala in pace! Andiamo di la..."

Grande Samu! Dovrò comunque farti un discorsetto, ma dopo questa sarò più indulgente con te.

A Diego:
Ecco,
fa come ha detto
Samuele e lasciami
In pace !

Da Diego:
Lo sapevo che
eri sveglia!

A Diego:
Colpa di uno
stronzo che
cercava di entrare
in camera mia!

Da Diego:
Lo stronzo voleva
solo controllare che
stessi bene...

A Diego:
Mai stata meglio,
Buonanotte !

Da Diego:
Non sembrava
affatto!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 02, 2020 ⏰

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