32. Nessun sentimento

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Cazzo, oggi è venerdi!
È venerdì ed io stasera lavoro. Non ne ho per niente voglia.
Appena qualche settimana di lavoro e già sono a questo punto. Andiamo proprio bene, si.
E non c'è scusa che io possa trovare per evitare di andarci, d'altronde ho una talpa dentro casa che mi farebbe scoprire nel giro di dieci minuti. Forse anche meno.
Sospiro pesantemente consapevole di dovermi arrendere dinanzi all'inevitabile.
Non ho ancora risposto a Diego, ma mi ci gioco i pochi soldi che ho messo da parte che stasera me lo ritroverò, chissà perché, al bar e a quel punto non potrò più evitarlo.
Guardo l'orologio che segna le nove del mattino. Perché diavolo sono già sveglia. Maledetto lui, maledetta Lucia e maledetta nonna che mi incasinano la testa e non mi lasciano dormire neanche di venerdì.

Constatato di essere sveglia come se avessi riposato per più di dodici ore, quando in realtà avrò dormito sì e no tre ore, decido di alzarmi e concedermi una gran bella dose di caffè.
Sto diventando una tossica di caffè. Maledetta pure questa città ed il suo caffè!

Apro la porta della mia camera e per un attimo non casco all'indietro. L'inevitabile è qui, davanti a me.
Si, Diego è qui. Davanti alla mia porta, fermo, in carne ed ossa. Ed io che pensavo, da povera illusa quale sono, di dover temere di ritrovarmelo al bar stasera. Maledetto pure Samuele che ha proprio lui come miglior amico.

"Scusa, non volevo farti spaventare. Stavo per bussare e chiederti se volevi del caffè."
Non posso trattenermi dal buttare gli occhi al cielo. Lui, a casa mia e alle nove del mattino, viene a bussare alla mia porta per chiedere a me se voglio del caffè. Che qualcuno mi svegli se questo è un incubo.

"Non preoccuparti, tranquillo."

"Tutto bene? Sei strana?" Bella cosa da dire a quella con cui sei andato a letto meno di quarantotto ore fa.
Ma che dico? E poi perché c'è l'ho con lui? Perché all'improvviso i miei pensieri sono diventati quelli di una stronza acida?

"No, è solo che mi hai presa alla sprovvista. Non pensato di ritrovarmi qualcuno davanti a quest'ora, sai Samuele non da segni di vita fino al primo pomeriggio!" Quindi, lui perché è qui? Conosce di sicuro meglio di me il suo amico tanto da sapere che per lui a quest'ora è più o meno notte fonda.

"Scusami ancora! Allora, ti va un caffè?"

"Facciamo due, che è meglio!"

Ci dirigiamo, in un silenzio imbarazzante, verso la cucina. Ok, dalla mia stanza alla cucina sono tipo tre passi, dunque non è poi così strano che per fare tre passi non vengano fatti chissà che discorsi, ma io mi sento in imbarazzo lo stesso.
Parlando di imbarazzo, mi viene solo adesso in mente del mio outfit mattiniero. Cazzo.
Se anche avessi potuto, ammesso che lui provasse un reale interesse per me, dopo la visione spaventosa che sto gli sto offrendo, dubito che dopo questo caffè avrei ancora avuto delle opportunità con lui.

"Ah, è già pronto. Fantastico!" Mi fiondo sul caffè e ne butto giù subito la prima tazzina.
Finito con la mia, ne verso un po' anche a lui, così per far bene la padrona di casa. Non lo guardo però, non ci riesco. O meglio, non lo guardo perché poi non riuscirei più a parlare e lui ce l'ha scritto a caratteri cubitali negli occhi che è qui per parlare. Di sicuro non è venuto solo per offrirmi il mio caffè!

Beve un sorso del suo caffè, poi mi punta gli occhi addosso. Continuo a non guardare nella sua direzione, guardo ovunque ma non lui, come se ci fosse qualcosa di super interessante in questi quattro metri quadri di cucina. Sebbene non sia sicura che stia guardando me, mi sento improvvisamente nuda e da ciò ne deduco che si, mi sta puntando gli occhi addosso. Mi sento nervosa, ancor più di prima se possibile.

"Ti ho scritto ieri..." lascia le parole un po' in sospeso, ed io mi decido a guardarlo finalmente. Dio, quanto è perfetto! Mi sento nuovamente in mega imbarazzo pensando al mio orribile non pigiama, composto da un pantalone della tuta e una felpa oversize. Proprio ieri notte dovevo sentire così freddo?

"Devo parlarti..." inizio a dire.

"Si, è quello che ti ho scritto ieri!"

"No, cioè si...ma anch'io devo parlarti."

Si, devo parlarti, ma non so da dove iniziare. Non so neanche cosa dirti in realtà.

"Lo immaginavo. Sono tutt'orecchi!"
Ecco, perfetto. Cos'è questa punta di entusiasmo che lascia trapelare dalla sua voce? Cosa si aspetta che gli dica?
Per un attimo sono tentata di sentire prima quello che lui ha da dirmi, poi penso che se lui dovesse dirmi qualcosa di bello, di carino io poi non avrei più il coraggi di dirgli ciò che, purtroppo, devo.

"Si, beh...vedi quello che è successo mercoledì è stato...bello. Si è stato piuttosto bello, ma io non vorrei tu ti facessi idee sbagliate." Piuttosto bello? Piuttosto bello Mia?

"Idee sbagliate? Che significa?" Il fatto che lui mi facesse delle domande non era contemplato in nessuna delle mille prove mentali che mi ero fatta.

"Che io possa volere da te più di ciò che in realtà è stato."

"Cioè? Cosa è stato?" Perché? Perché deve complicarmi ancora di più le cose?

"Niente, non è stato niente di importante. È stato un pomeriggio bellissimo, ma nulla di più. Insomma..."

Alzo leggermente lo sguardo su di lui e avrei fatto meglio a continuare a guardare le mie mani giocare impacciate tra loro.

"Non è stato niente di importante? È questo che pensi? È questo ciò di cui volevi parlarmi?"
Mi sembra incazzato, anche se non posso esserne sicura perché non ha alzato la voce, come fa di solito quando lo è.

"Ascoltami senza interrompermi, ok?" Fa di sì con la testa.

"Io sono stata bene con te, molto. Ma non voglio niente di più di quello che è stato. Non voglio una storia, ne un fidanzato. Non voglio niente di stabile. Possiamo essere amici e se ci dovesse venir voglia di rifarlo sarà solo se..."

"Sesso, sarà solo sesso! Cioè, fammi capire mi stai dicendo che non vuoi nulla di impegnativo, che entrambi possiamo vederci con altre persone e che, all'occorrenza, potremmo essere una sottospecie di scapa-amici? È sul sul serio questo che stai cercando di dirmi?"

Adesso non so se la sua espressione sia più incazzata, schifata o delusa. So solo che fa male.

"Si, sto dicendo questo. Più o meno. Niente aspettative e, soprattutto, nessun sentimento in ballo!"
Mi guarda dritto negli occhi ed io mi sento una stupida. Dalla mia bocca fuoriescono parole che non penso, parole che non avrei voluto dire. Parole che sono l'opposto di ciò che sento.
Si, perché di sentimenti in ballo ce ne sono e sono i miei e li sto calpestando ad uno ad uno con le mie stesse parole pur di salvaguardare i suoi, pur di non dire la verità.

"Hai finito?"
"Si..."

Si alza dallo sgabello su cui si era seduto a prendere il caffè e fa per andarsene. Lo afferrò per un braccio.

"Dove vai? Avevi detto che volevi parlarmi..."
" Hai parlato abbastanza tu per tutti e due. Ci si vede quando ne avremo voglia. Ti saluto Mia!"

Apre la porta, esce e la chiude sbattendola.
Mi accascio sul divano e tutte le lacrime che avevo costretto a stare dentro fuoriescono dando vita ad un pianto a dirotto.

Mi disprezza e me lo merito tutto!

Caos (in Corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora