18. Il compleanno Pt.3

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Tra tutti gli scenari possibili partorito dalla mia mente, mi è sfuggito proprio quello più ovvio.
Cosa mi aspettavo? Che venisse da me correndo dopo avergli detto di essere stata con un altro? Ma poi perché gliel ho detto?
Vittorio mi parla ma non lo sento, non sento e non vedo nulla. Solo lui.

Bevo un altro sorso del drink presomi da Vittorio come se potesse essere la risposta ad ogni mio problema. Lui continua a parlare ed io continuo a non sentire neanche mezza parole di ciò che dice. Quindi è proprio vero che quando ti entra qualcuno in testa ti incasina i pensieri e non capisci più nulla.
Mi accorgo di fissarli nuovamente: lui, lei, il sorriso di lei, quello di lui, la lingua di lei nella bocca di lui, la lingua di lui nella bocca di lei. Maledizione, mi ha vista! Cazzo, cazzo, cazzo!!!
Ma perché sorride beffardo? Come perché? Perché è uno stronzo, no?

"Noi andiamo al tavolo, venite con noi?" non avevo ancora notato quanto le stesse bene il vestito, beh...in realtà, non avevo neanche notato quanto fosse bella. Più di me, molto di più, decisamente di più.

"Si, voi andate pure..." mi riferisco anche a Vittorio, " io vado al bagno e vi raggiungo!" Mi allontano, non ho idea di dove si trovino i bagni, ma è l ultimo dei miei pensieri al momento.
Non so cosa pensare, o meglio non so a quale dei mille pensieri che occupano la mia testa dare ascolto.
Chiedo indicazioni per il bagno e qualche goccia del drink che ho ancora in mano mi cade sui piedi. Fanculo, lo bevo tutto d'un sorso tanto peggio di così.
Mi rintano in bagno per almeno cinque minuti, scambio addirittura quattro parole con due ragazze più che palesemente alticce e mi fanno così sorridere che quasi vorrei andarmene con loro, che nonostante tutto mi sembrano davvero spensierate.
Ma che problemi ho? Cioè mi allontano da casa, dai miei, dai miei amici, da Lucia... per vivere, per un po', senza troppe seghe mentali e che faccio? Mi chiudo in bagno per colpa di un coglione qualsiasi? No, è ancora no. Non può andare così.

Mi animo di un finto coraggio che non possiedo e che credo provenga da quel miscuglio che tanto leggero forse non era ed esco dal bagno.

"Se ti annoi al tuo tavolo noi siamo lì..." una delle due mie nuove amiche mi indica un tavolo poco distante dal bar. Sorrido loro in risposta. Mi incammino verso il tavolo dove dovrei trovare i famosi tutti quanti quando mi sento afferrare il braccio da dietro.

"Dove vai? Il nostro tavolo è da quella parte..." il paladino delle giuste direzioni si materializza alle mie spalle con un espressione più enigmatica che mai.

"Faccio il giro lungo!"

"Si, certo..." alza gli occhi al cielo come se stesse trattenendosi dal dire qualcosa di non troppo positivo, "tu secondo me non hai neanche idea di dove sia il nostro tavolo!"

Adesso ad alzare gli occhi al cielo sono io, o meglio la me stanca di questa situazione strana.

"Potrei dirti che non è così, ma tu non ci crederesti e aggiungeresti qualche altra parolina carina delle tue, quindi...se non ti dispiace..." tolgo la sua mano dal mio braccio "...grazie!" Lo guardo quasi con disprezzo e mi allontano continuando per la strada scelta da me e non quella suggerita, e giusta, da lui.

Nel mio andare verso il tavolo vengo strattonata e "fermata" da un discreto numero di individui che mi chiamano in modi diversi ma originali senza darvi peso perché la mia cazzo di testa gira d rigira va sempre da lui.
Che stregoneria è mai questa?

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