Cap 17

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Bea

-Sei silenziosa stasera.-
Dice Sergio, mentre torniamo dalla nostra cena.
-Scusami. Ho un po' la testa fra le nuvole .-

Ed è vero. Non riesco a non pensare a lui. Al suo ritorno. Al suo caldo abbraccio che mi ero illusa potesse significare qualcosa.

Non riesco a non pensare...al male che farò a te, Sergio.

-Ti va un Martini da me? Non hai mai visto casa mia e poi vorrei presentarti qualcuno che ti aiuterà a distrarti di sicuro. -
-Va bene.- Rispondo subito, senza nemmeno pensarci.

Si. Un alcolico mi farà bene.

Arriviamo di fronte ad grande cancello automatico grigio, aspettiamo qualche secondo che le ante si aprano  e poi entriamo, restando sempre a bordo della Mercedes.
Quando ci fermiamo sotto una grande tettoia coperta di edera, scendiamo giù e Sergio mi viene incontro.
-Vieni.-
Mi afferra la mano, intrecciando le sue dita con le mie e mi conduce sul retro della villa,  immagino.
Preme un pulsante nero e fa aprire un portone in alluminio.
Inizialmente credo si tratti del garage, invece no; è una sorta di piccolo studio medico per animali.
Pile di carte, libri e utensili per il primo soccorso affollano in maniera rigorosa un grande ripiano da lavoro. Scatole pieni di sacchi, scatolette e mangime stanno riposti le une sulle altre nell'angolo della stanza.
È tutto pulito, curato ed in ordine. E chissà perché non mi stupisco.
Ho il tempo di soffermarmi pochissimi secondi sullo scenario che ho davanti, perché la mia attenzione è catturata subito da ciò che sento.
Oddio.
Una fila di gabbie in alto,  segue il perimetro della stanza. Pappagallini,  pettirosso e chissà che altre specie di volatili, cominciano ad agitarsi producendo suoni continui.
Giro su me stessa, incantata, poi mi attira qualcos' altro; quattro gattini vanno incontro a Sergio, che si abbassa amorevolmente per coccolarli.  Tre sono grigi, uno è bianco e nero. Sono piccoli e teneri e cominciano a fare le fusa in una maniera adorabile.
-Sono adorabili!- Esulto come una bambina di cinque anni.
Mi abbasso per guardali da vicino.
-Sono i miei cuccioli. Hanno poche settimane.-
-E la loro mamma?-
-Non ce l'ha fatta.-

Oh.
Mi rabbuio.
E soffro. Soffro per quei poveri micetti orfani.
Povere bestioline,  so benissimo cosa significa.

-Adesso però ci sono io. Mi prenderò io cura di loro.-
Mi rassicura con una voce calda, fissandomi suoi occhi nei miei.
E credo che in quelle parole ci sia molto di più, che un semplice riferimento ai gattini.
Poi, prende quello col musetto chiazzato bianco e lo mette fra le mie mani.
-Che patuffolino!!-  Esclamo, mentre prendo dimestichezza su come tenerlo.
È troppo tenero.
Il micino comincia a miagolare e a rotolare fra le mie mani, gradendo parecchio le mie coccole.
-Lei è Macchia.-
-Ciao Macchia! Io sono Bea.- Dico fissando i suoi occhietti vispi e riempiendola di grattini.
Sergio se ne sta al mio fianco abbassato a contemplare me e la sua gattina.
-Ti somiglia sai.-  Dice  ad un tratto.
-Cosa?-
-Sì.  Anche tu sei diversa, proprio come lei. Siete speciali.-

Mi sento avvampare.
Abbasso lo sguardo per un istante e ammiro la micetta che ho tra le mani.
È così piccola, dolce e coccolosa...io sarei così? Non credo proprio, eppure quel suo strano complimento ha un potente effetto su di me.
Sfiora il mio viso, così scatto e incrocio il suo sguardo appagato.
I suoi occhi color caffè sono immersi nei miei, in profondità. 

-Grazie.- Sussurro ritornando a guardare la gattina, spezzando quell'intenso contatto visivo.
-Andiamo dai, il Martini ci aspetta. - Mi incita poi, afferrando di nuovo la mia mano.

Percorriamo a piedi un vialetto fatto di ciottoli che conduce ad una porta color noce.
Quando Sergio mi fa accomodare e accende la luce, resto incantata.
La casa è stupenda e non corrisponde per niente a come l'avevo immaginata. Chissà perché avevo sempre pensato che Sergio vivesse in qualche apartamentino moderno, fatto di tonalità bianche e grigie, molto semplice e lineare.
Invece quella in cui mi trovo è una villetta spettacolare, calorosa e accogliente con colori vivi.
Il pavimento lucido sembra essere in granito rosso. Eleganti tende d'avorio ornano le numerose finestre del salone, scomparti pieni di libri riempiono la parete a destra mentre al centro un immenso divano in pelle chiara governa sovrano la scena. Infine  un bancone bar in legno con sgabelli attorno, illuminato da faretti con luce calda,  attira subito la mia attenzione.
-Wow.-
-Ti piace?-
Chiede lui aiutandomi a togliere il cappotto.
-È bellissima. Davvero vivi qui?-
-Ehm si. Era una casa che i miei avevo comprato quando mio padre per un periodo ha lavorato qui a Torino, poi anziché venderla, l'hanno tenuta per me ed io l'ho ristrutturata dandogli il mio tocco.-
-Un tocco di classe direi, dottore. -
-Sono felice che ti piaccia.-

Come sole & neve 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora