Cap 23

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Tony

-Allora che si mangia?- Chiede sedendosi sul tavolo della cucina.
Prendo i funghi surgelati e glieli mostro.
-Tagliatelle alla boscaiola, ti va?-
-Le adoro.-
-Bene! Allora mi serve...-
-Una padella,- completa la frase leggendomi nel pensiero.
-Aspetta ci penso io.-
Mi passa davanti e si abbassa per prendere ciò che le serve. Poi apre un cassetto e mette un grembiule da cucina che le conferisce un'aria casalinga del tutto insolita. Ne porge uno anche a me. Lo fisso disgustato, colpito dai disegnini; peperoni e cipolle che sorridono con un sorriso demenziale.

Sta scherzando, vero?

-Dai, mettilo! È più igienico e così non ti sprecherai. -
Trattengo....il respiro.
-Va bene.-
Non voglio contraddirla, per adesso.
Cavolo mi sento ridicolo con questo coso addosso.
-Che carino che sei. Dovremmo fare una foto!-
-Non osare nemmeno pensarlo signorina!-
Lei si avvicina, piazzandosi prorpio di fronte a me. Appoggia la sua schiena al frigo, sfiorando quasi il mio corpo.

-Perché? Altrimenti?- Chiede lisciando la stoffa del mio grembiule, facendo scorrere la mano sul petto, la pancia...

Merda

È provocante. Molto provocante.
Sussulto quando le sue mani mi sfiorano.

A che gioco stai giocando, Bea? Eh?
Non ne ho idea, ma...mi piace.

-Altrimenti...- Faccio qualche passo e mi avvicino alitando sul suo collo.
-Potresti pentirtene.- Continuo sussurrando al suo orecchio mentre mi sporgo in avanti, creando speranze e aspettative che però infrango subito quando prendo un coltello alle sue spalle.

Lei butta l'aria che aveva trattenuto. Forse temeva che l'avrei...baciata.
E in tutta sincerità, per qualche secondo l'ho temuto anche io.

Andiamo bene...

Cominciamo a cucinare, insieme.
Lei si muove con destrezza. Affetta le cipolle con facilità, poi salta in padella i funghi facendoli rosolare e girandoli di tanto in tanto con un mestolo.
-Ti trovo decisamente migliorata in cucina.- Mi complimento subito dopo avermi pregato di assaggiare il sughetto.
-Grazie.- È soddisfatta.
-Cazzo!- Sbotta all'improvviso.
-Che succede?-
-Ho dimenticato di comprare le sigarette.-
Faccio una smorfia, alzando gli occhi al cielo.
-In compenso ti trovo peggiorata in altro.- La ammonisco riferendomi allo stupido vizio del fumo che ha preso.
Immerge un dito nella salsetta e lo poggia sensuale sulle mie labbra.
-Sono rimasta sempre la stessa in alcune cose... però.-
Accolgo il suo dito con un bacio, ripulendolo lentamente.
Lei chiude gli occhi e sembra inspirare profondamente, poi quando io mi fermo, lei si riprende.
-Sì, lo vedo.- Mormoro mentre assaporo ancora un po' quel momento, leccandomi le labbra.
Lei aumenta il suo respiro colorando il suo viso di un nuovo rossore.
-Preparo i piatti.-
Sì sistema i capelli, impacciata e accaldata.
Mi piace vederla così, in balia delle emozioni e delle sensazioni che riesco a farle provare.
È stordita, evidentemente scombussolata dell'intensità del contatto ravvicinato che abbiamo appena avuto.
Mi concedo la visione di lei che allunga il suo bel corpo per prendere i piatti nella credenza, poi torno alla pasta.

Dopo tre tentativi di Bea, falliti, accendo il camino in un colpo solo, stupendola.
-C'è qualcosa che non sai fare Tony!?-
Oggi più che mai mi pare di avvertire un tono provocante e allusivo in tutto ciò che dice...
-Mhh..-
Sì. Stare lontano da te, vorrei rispondere, ma mi trattengo.
Mi guarda ammirata mentre si siede al mio fianco, sul tappeto e beve un sorso del suo vino.
Finiamo di gustarci la pasta che è decisamente squisita.

Bea si preoccupa di sistemare il divano letto per me, procurandomi un cuscino e delle lenzuola pulite.
Poi, godendoci il calore del camino e un buon bicchiere di vino rosso, parliamo del più e del meno. Di parenti, usanze del luogo, piatti tipici, tiriamo fuori qualche ricordo simpatico e ridiamo. Ridiamo anche per sciocchezze.
-È molto bella quella foto.- Dico poi all'improvviso, indicando la foto sul cornicione del camino che ritrae Bea da bambina con dei boccoli dorati e due occhioni innocenti, mentre abbraccia la sua mamma.
-Sì. Anche io la adoro.-
Sorride e lo fa in quel modo amaro che sembra annebbiare il suo cuore e appannare la sua vista. Così cambio argomento.
-È bello qui. Anche la casa è pazzesca. È un peccato doverla tenere chiusa.-
-Dopo che la mamma e andata via..mi sono trasferita a Torino subito. Mi avevano proposto di vendere o affittare casa, ma non ho voluto. Troppi ricordi sono radicati fra queste mura. Alcuni meravigliosi...altri un po' meno, ma... ho pur sempre vissuto momenti felici qui, specialmente da bambina, quando la mia era ancora una famiglia vera.-
-E con tuo padre hai...riallacciato i rapporti?- Azzardo, consapevole di essermi inoltrato in un terreno pericoloso.
Sbuffa -Non direi prorpio. Ha insistito per pagare le cure della mamma ed io gliel'ho permesso, solo perché...lei ne aveva bisogno. Poi lui...-
Di colpo tace, come se non avesse la forza per continuare. Si alza e prende il portafoto argentato, contemplando ciò che vede, assorta.
-Sì è rifatto una vita. Nuova moglie, nuova figlia.- Le parole sono intrise di rabbia.
- Lo sapevi?- Ride nervosa. -Ha una bimba!- Sposta un istante lo sguardo sofferente su me, poi ritorna ad ammirare lei e sua madre strette in un abbraccio.
-Mi telefona di tanto in tanto. Però.. mi manda i soldi ogni mese,- dice sarcastica. -Che tra l'altro, faccio di tutto per non usare.-
Tira su con il naso e si schiarisce la gola.
-Niente di più. -
-A modo suo...ti vuole bene.-
Lei mi fulmina con occhi socchiusi.
-Non è vero. I soldi non sono tutto nella vita e non è mandando assegni che si dimostra di tenere a qualcuno. Ma io non ho bisogno di niente, sto bene anche senza di lui.-
-È pur sempre tuo padre.-
-Stronzate. È solo l' uomo che mi ha messo al mondo. In realtà Massimo per me è un padre e mi ha dato più amore e conforto lui in un anno, che quell uomo in tutta una vita.-
Ritorna a fissare la foto. Passa un dito sul volto della bimba, poi accarezza ripetutamente la madre.
-Era molto bella. -
-Si.-
-Adesso capisco da chi hai preso.-
Lei sorride inaspettatamente...felice.
Sono stupito.
Le mie parole hanno spazzato via quell'ombra di tristezza che incupiva il suo volto.
-Grazie.-
Mette la foto al suo posto e torna a sedersi di nuovo accanto a me, prendendo l'ultima sigaretta dal pacchetto.
-Come è morta?- Chiedo, osservando i gesti della biondina.
-Cancro. Al pancreas.- Spiega facendo scattare la fiamma dell'accendino.
-Mi dispiace.-
Lei fa un tiro e scrolla le spalle.
Sta facendo la dura, ma so che è solo l'ennesima maschera che ha deciso di indossare per affrontare la cosa.
-Allora capisci bene che non dovresti fumare.- La incalzo com fare serio e severo. Lei lo percepisce, infatti risponde a tono infastidita e scettica.
-Perché? Eh!? Perché non dovrei? Lei non fumava, non beveva, non aveva vizi, non cedeva agli eccessi...eppure il maledetto cancro è arrivato, estendendosi ai polmoni in pochissimo tempo. Portandomela via...in meno di tre mesi.-

Come sole & neve 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora