Cap 22

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Tony

Quando arriviamo a Trento in tarda mattinata, a momenti rischio di morire di ipotermia.
-Copriti Tony, o dovrò passare il week end a prendermi cura di un malato!- Dice Bea, chiudendomi il colletto del giubbotto con fare premuroso e apprensivo.
Per farlo si mette in punta di piedi ed è semplicemente..... adorabile. 
-Guarda che qui sono io a dover prendermi cura di te. Sono venuto apposta.-
Alzo un sopracciglio, consapevole dell'effetto che ho su di lei.
-Mmh...- Risponde scettica storcendo le sue labbra rosse. -Intanto metti questa.-
Mi dice poi, sorridendo mentre tira fuori dalla borsa una sua sciarpa di lana rossa e me la mette attorno al collo.
-Oh, con questa sembrerò decisamente più sexy.-
Lei scoppia a ridere, portandosi le mani coperte dai guanti sulla bocca.
Quando sorride è stupenda. 
Quando è così serena è stupenda. 

Lei è stupenda.

Darei qualunque cosa per vederla più spesso così.

-Se vuoi posso darti anche un cappuccio. È bordeaux e c'è scritto sopra ''I'm a bad girl" . Te lo presto volentieri.- Sghignazza divertita.
-No, grazie. Preferisco che mi si congelino le orecchie.-
-Ti avevo raccomandato di portarti vestiti adeguati!-
Mi rimprovera lei, con un sorrisetto da saputella compiaciuta stampato sul viso, mentre afferra il suo trolley e si dirige alla stazione di fermata degli autobus.
La osservo mentre mi passa davanti ammirandola da capo a piedi,  poi la seguo.
Aspettiamo un abbondante quarto d'ora l'autobus che ci porta nel paese di Bea, un piccolo e antico borgo sulle montagne,  circondato da paesaggi spettacolari e da un fiume, il Brenta credo.
È bellissimo. I pascoli, gli antichi ruderi sparsi qua e là, le fattorie, le coltivazioni a terrazza, il verde variopinto che si estende andando oltre l'occhio umano.
-Mi sento un po' Haidi. -
-Ma smettila!-
Mi colpisce lei, sorridendo.
-Oh. No, forse meglio Peter. Heidi sei tu.-
Una risata fragorosa risuona dentro l'autobus, investendo le mie orecchie dolcemente.

La mattinata prosegue così: con serenità.

Durante il viaggio lei si addormenta, poggiando la sua testa sulla mia spalla.  Sentirla così vicina, così serena mentre in maniera del tutto naturale dorme su di me è...bellissimo.
Non so spiegare quello che provo, ma una sensazione di appagamento, di serenità,  di pienezza, mi accompagna per tutto il tempo.  Come se ogni cosa fosse al suo posto. Come se Bea si trovasse proprio lì dove dovrebbe stare: al mio fianco.

Quando arriviamo in paese, fa ancora più freddo.
Si gela, letteralmente.
Siamo più alti, credo, quasi in montagna.
Merda, ripenso al mare e al mio sole siciliano con nostalgia. Potrei morire a vivere qui.

L'autobus ci lascia in una piazza, al centro della quale si innalza una chiesetta in pietra liscia e ai lati di questa, case bianche a tetto  spiovente si susseguono in maniera regolare.
Percorriamo un vialetto costeggiato da una staccionata in legno, intervallata da piccole piantine verdi che danno colore a quella viuzza ripida e fatta di ciottoli.
-Ce la fai? Sembri affaticato.-
Mi punzecchia lei burlandosi di me, alzando un sopracciglio provocante.
-Scusami? Stai chiedendo a me se riesco a fare questa salita? -
Fa si con la testa, mordendosi il labbro.

È divertita la biondina.

Mi piace questo suo atteggiamento da bulletta.
Rido, stando al suo gioco e senza preavviso la carico sulle spalle, afferrando il trolley con l'altra mano.
Lei emette un gridolino di sorpresa.
-Tony, che fai? Lasciami!-
La sento ridere mentre si dimena.
-Tony per favore!-
-Chi è affaticato?- Ripeto le sue parole, mentre premo il braccio contro sue cosce morbide.
Dopo un paio di metri lei si arrende.
-Nessuno!..Nessuno, ma ti prego mettimi giù!-
La lascio e lei facendo un finto broncio afferra il trolley e mi supera, con passo sostenuto.

Come sole & neve 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora