Dicono tutti che le cose che non accadono mai per caso, che c'è un fine a tutto, e spesso ci immedesimiamo nei panni di persone fantasiose, usando anche le più folli delle idee, per arrivare ad una conclusione, per avere conferme o risposte a situazioni che mai ci saremo aspettati di vivere o semplicemente passare.
Tutto questo lo dico solo per spiegare come mi sentivo in quel momento, frastornata fra delle paure e delle certezze, mentre la mia mente iniziava a dare i numeri, complicando ennesemente la situazione. Avevo bisogno di sentirlo di nuovo, ero scappata, perché sentivo che stavo sbagliando.
Eppure, nonostante io sentissi ancora di aver sbagliato, non avrei mai rifatto quel gesto, sarei rimasta con lui, pensando al domani, al futuro, a come mi sarei sentita dopo quel momento, alle insicurezze che mi sarei ripetuta nella mia testa fino allo sfinimento, alle circostanze in cui mi trovavo. Io, ecco, non l'avrei più rifatto.
Avevo bisogno di sentirmi dire qualcosa che poteva farmi prendere la decisione di rischiare ed andare da lui, nonostante tutto e nonostante tutti. E quella cosa doveva dirmela lui, doveva provenire dal suo cuore, doveva essere la verità, doveva esprimere cosa lui aveva sentito da quando mi aveva vista la prima volta, doveva farmi sorridere e piangere allo stesso momento.
Ma infondo stavo chiedendo troppo, che ne potevo sapere se non avevamo neanche mai parlato, magari lui trattava le donne come giocattoli, baciandole solo per portarle a letto, anche perché un bacio aveva più sensi e per me aveva avuto quello più puro che potesse esistere.
Non avevo nessun elemento per trovarlo, o semplicemente cercarlo, ma lui sì, e stavolta si erano invertite le possibilità. Toccava a lui, anche se io non avevo mosso un solo dito per rincontrarlo, perdendomi molto.
Il destino ci aveva fatto rincontrare, costringendoci a tornare sui passi iniziali, con il cuore che batteva, le gambe che a momenti traboccavano, un coraggio che mai avevamo avuto nelle nostre vite e tanta voglia di amarci.
| Andrea |
"Edo, andiamo sul sicuro. Non voglio andare girare per Roma in macchina e poi rendermi conto che non ricordo un cazzo. Si chiama Giulia, ha vent'anni e sua madre si chiama Sandra. Suo padre Giulio. Non so altro, cerca di farti bastare queste informazioni" dissi mentre Edoardo digitava sul pc, cimentandosi dei panni di un hacker professionista.
"Riuscirei a trovarla solo se hackerassi il comune di Roma, e non so se ne sono capace. Ho studiato informatica e molti miei amici sono professionisti in questo campo, potrei chiamarne uno o anche più" affermò.
"Va bene, fallo!" urlai. Ero pronto a tutto per riaverla fra le mie braccia, per parlarle, dirle che di me non doveva avere paura, sopratutto dopo le sue parole che necessitavo da giorni, che non mi sarei mai aspettato di ricevere, proprio lì, proprio quel giorno, a quell'ora.
Da quel momento Edoardo chiamò sulle quattro persone, sperando nel sì di almeno uno di loro. Un certo Claudio accettò, essendo vicino la nostra zona e non avendo nulla da fare. Non lo conoscevo e non avevo mai sentito parlare di lui, ma data la sua risposta, lo avevo già giudicato come persona generosa e disponibile.
"Perfetto, Giulia è tua Andrè. Su di Claudio devi contarci, la vedrai massimo domani" disse energico, volevo proprio sentirmi dire quelle cose, ma esserne sicuro al cento per cento, senza nessun ma e nessun però.
Dopo una dozzina di minuti il campanello suonò, segnando che Claudio era appena arrivato al palazzo dell'appartamento di Edoardo. Aprii la porta e lo salutai, ringraziandolo fin da subito per la sua disponibilità.
"È un piacere per me, qualunque sia il caso. Sempre se riesco in quello che mi chiedi, ricordatelo. Io ci provo comunque, questo è il mio motto" rispose, sorridendomi quasi affettuosamente. Era un tipo apposto, si contraddistingueva con un paio di occhiali piuttosto all'antica ed una camicia bianca dalle maniche lunghe.
Lui ed Edoardo si salutarono a vicenda, proseguendo con il problema da risolvere. "Ho già hackerato un comune in passato, non so se ci riuscirò anche stavolta. Sono passati degli anni.." spiegò.
"Comunque vada, grazie ugualmente. Cercherò altri modi per trovare quella ragazza" lo incitai ad iniziare la sua opera, per recuperare del tempo che mi sarebbe servito a pensare a cosa dirle quando me la sarei trovato dopo.
Mi distesi sul divano del soggiorno, pensando a quanto era difficile l'amore, quello vero. Dicevo sempre che l'amore era facile, solo perché non mi rendevo conto che non si trattava di un sentimento così forte quello che avevo provato in precedenza. Quand'è amore, la paura di perdere la persona che hai accanto è così tanta che anche la cosa più piccola che possa esistere ti mette ansia.
Io non voglio perderla senza averla mai avuta mia, e infatti volevo che fosse mia.
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Il Miracolo Della 34A Strada.
Romance"Ci sono giorni in cui sprofondi nel passato, e poi giorni in cui pensi solo al futuro. Ci sono giorni in cui l'amore ti salva, e poi giorni in cui ti strazia. Ci sono giorni in cui si vive, e poi giorni in cui ti senti solo morire. Ma poi i giorni...