Capitolo XVII

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La commessa del negozio di dischi aveva l'aria di una che aveva dormito poco e anche male, masticava una chewing-gum e non alzava mai gli occhi dal cellulare, apparendo maleducata ad ogni persona che le si presentava davanti.

Dovevo fare il mio primo regalo ad Andrea, da quando ci conoscevamo solo lui aveva osato comprarmi qualcosa, ed ora era il mio turno. Stavo decisamente improvvisando, non sapevo niente dei suoi gusti musicali, nonostante fosse un DJ.

Alla cena aveva dichiarato di avere un giradischi vintage, perciò cercavo qualcosa di house. “Scusi, dove posso trovare i vinili di musica house? Non è per me” le chiesi gentilmente.

“La sezione musica house sta in fondo a sinistra” rispose fredda, tornando a fissare il suo dispositivo elettronico. Non la ringraziai neanche e mi avventai su vari vinili sparsi qua e là, uno in particolare attirò la mia attenzione. Lo strinsi in mano, leggendo il nome dell'artista, in realtà erano due, The Chainsmokers.

Decisi di prenderlo, ed andai verso la commessa dall'abbigliamento dark-punk, lei si limitò a dire il prezzo e io tirai fuori i soldi, pagando la somma. Uscii dal negozio e mi affrettai ad infilare il microsolco [1] nello zainetto di pelle, entrando velocemente nella mia Università, che si trovava a pochi passi da lì.

Da qualche giorno a questa parte, camminare per i corridoi era diventata una tortura. Tutti mi fissavano, e non riuscivano a capacitarsi di come uno come Andrea andasse dietro ad una come me.

In realtà li capivo, perché non riuscivo a capacitarmene neanche io. Fra tutte le ragazze che aveva visto, e quando ero andata a riprendermelo alla sua serata a Pescara, avevo notato che genere di ragazze erano, lui aveva preferito me. Ero io quella che lo aveva attirato, colpito, catturato e fatto innamorare.

Entrai nel mio corso scolastico, notando come tutti i presenti erano impegnati ad utilizzare i loro rispettivi telefoni. Mi sedetti su una delle tante sedie presenti, e quando riuscii a sistemarmi per bene, un ragazzo si voltò verso la mia direzione.

“Ciao” mi salutò, indipendentemente da chi fosse e da cosa volesse, ricambiai il saluto. Era da un bel po' che qualcuno non mi rivolgeva la parola in quel posto, probabilmente le ultime volte erano state fatte al solo scopo di prendermi in giro per la cosa che era successa con le amiche e con quei due ragazzi.

“Lavoro nel giornale, non so se della sua esistenza dato che nessuno lo compra, e i miei.. come dire, colleghi, vorrebbero pubblicare un articolo su di te. Il tuo ragazzo è molto popolare ed amato dalle studentesse di questa università, perciò lo trovavamo un buon modo per guadagnarci” spiegò, lasciandomi perplessa.

“Perché? Non ha senso, cioè, quasi tutti sanno tutto” ribattei.

“Per questo tu potresti rilasciare una breve intervista in cui ne parli. Il professore Mariotti l'ha trovata una buona idea, è lui che gestisce il giornale” continuò.

“Scusa, ma non mi piace molto come idea. Sono una ragazza molto riservata, infatti non mi sono neanche fatta vedere in giro con lui” risposi, decidendo di non dare il mio consenso. Per stare con lui, non avevo bisogno di dirlo a tutti, lo amavo per altro, e mai per la sua popolarità in Italia.

“Ci sono foto che dimostrano il contrario, cara” si azzardò.

“Non sapevo ci fosse gente a riprendere. A me non interessa il gossip da liceali, abbiamo vent'anni, per l'amor di Dio” dissi “E ora, se non ti dispiace, vorrei terminare questa discussione. Mi guardano già abbastanza, e dopo quell'articolo non vorrei che le cose peggiorassero.”

“Come vuoi te, se cambi idea, mi trovi nella stanza dell'assistente, faccio assistenza a chi ne ha bisogno durante le ore scolastiche” aggiunse, facendomi quasi ridere.

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