Autostrada A14 - 3.00 AM
Il sonno cominciava a farsi sentire, ma non eravamo ancora arrivati del tutto. Mancava qualche minuto per arrivare al Big Spree, ovvero la discoteca dove si sarebbe esibito Andrea quella sera.
Come avevo previsto, in una decina di minuti Edoardo parcheggiò davanti ad un locale. La musica rimbombava fuori dalle sue mura e l'ansia saliva sempre di più, raggiungendo le stelle.
"Ci siamo, sei pronta o ti serve qualche minuto?" chiese.
"Sono prontissima, tranquillo. Devo solo vederlo e poi starò di colpo meglio, ne sono sicura" mentii, respirando a fatica dalla grande paura che avevo. Non si trattava solo di vederlo, ma di andare contro quello che mi ero promessa di non fare per anni.
"Sicurissima?"
Respirai ed espirai, con gli occhi chiusi per riflettere. Li aprii, rendendomi conto che era quello che volevo, e stavo per averlo. Un ultimo sforzo era quello che serviva, poi sarebbe finito tutto.
"Sì, ne sono sicura. Ora andiamo e sistemiamo tutto" affermai decisa, spostando i capelli, come mi era solito fare da anni e anni. Aprii la borsa dove c'era il mio striscione e mi accorsi che mancava.
"Cazzo!" sbottai. Edoardo tornò in sé e mi guardò confuso. "Che succede?" domandò, capendo tutto quando notò che nella mia borsa non c'era un bel niente.
"Non hai bisogno di nessun striscione per stare con lui. La tua presenza è già troppo. Appena ti vedrà interromperà tutto, te lo assicuro, non aspettava altro" mi rassicurò, aiutandomi ad entrare.
Non risposi neanche ed uscii dalla macchina, camminando verso l'entrata. Edoardo fece vedere il pass VIP, regalato da Andrea per l'occasione, che comprendeva l'ingresso gratuito per due persone al massimo, ovvero io e lui.
In quel momento Andrea stava suonando One Last Time, una canzone che trovavo pura, con un bel significato. Mi avvicinai a lui con Edoardo dietro e quando fui abbastanza vicina da vederlo, non potei fare a meno di sorridere.
La puzza di alchool e il fumo provienente dalle macchine montate sul palco si mischiarono attorno a me, capii così di essere molto vicina. La mia espressione si rivoluzionò del tutto quando me lo trovai davanti,
"Giulia" sussurrò.
In quel momento capii di dipendere da lui, di non essere semplicemente sua, ma di volerlo essere, a me bastava lui nella vita per essere felice, il resto non contava, ci faceva solo da panorama.
"Andrea" pronunciai, ed era come se ci fossimo detti tutto. "Mi ero preparata un discorso fantastico ma ora non ne ricordo nient-" mi bloccò, scendendo dalla sua postazione.
Si fiondò sulle mie labbra, lasciando tutti scioccati. La musica si fermò, come i nostri cuori, come il resto dei problemi. C'eravamo solo io e lui, legati da corde immaginarie.
Le sue mani erano ferme sui miei fianchi, mentre la mia mano sinistra vagava per la parte esterna della sua mandibola. Così noi professavamo la nostra voglia irrefrenabile di appartenerci, il desiderio di arrivare al livello successivo, mettendo le nostre insicurezze allo scoperto.
Sentii un applauso e delle urla, e poi venimmo interrotti da una voce munita di microfono. "Mi spiace annunciare che la serata è finita, muovete i culi, quella è l'uscita" disse, provocando i lamenti di centinaia di persone.
Le persone lì presenti mugugnarono, io mi strinsi ad Andrea, sentendolo accarezzarmi la testa. "Come hai fatto a entrare e a trovarmi?" chiese.
"Edoardo mi ha chiamata e mi ha accompagnata fino a qui. Ho detto a mia madre che uscivo in discoteca con un'amica d'infanzia e lei se l'è bevuta" raccontai, mentre le nostre mani si incrociavano perfettamente.
"Vorresti dirmi che ora devi tornare a casa?" mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Aveva questo istinto fantastico di prendersi cura di me, mi stava trattando come una bambina, e mi piaceva.
"Non se mi invento qualche scusa. Le dirò che dormo da questa mia amica, l'ho chiamata Alessandra" sorrisi spontaneamente.
"Perfetto.. ora però Giulia, facciamo seriamente. Voglio stare con te, andrò anche contro ai tuoi genitori per questo. E voglio viverti ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo.. vieni a vivere da me, a Verona" sussurrò,
"Andre, ci conosciamo troppo poco ancora" risposi sinceramente.
"E quindi? Ma l'hai visto il modo in cui ti guardo Giulia? Io sono pazzo di te" rivelò, facendo battere il mio cuore a mille. Ci teneva così tanto, ma non mi sentivo pronta, non si trattava di non voler correre il rischio per lui, volevo solo fare con calma.
"Io non sono come le altre"
"Ma non ci sono altre!"
Ci fu un attimo di silenzio, finché non venimmo interrotti da Edoardo, che stava camminando verso la nostra direzione, con le mani in tasca ed un sorriso orgoglioso.
"Edo, grazie mille per quello che hai fatto. Sai quanto ne avevo bisogno, sei proprio un grande amico" lo abbracciò, io non feci altro che sorridergli nuovamente. Nella mia vita un'amica del genere sarebbe proprio servita, ma non tutti avevano quella fortuna.
"Figurati, Claudio aveva scritto i dati su un foglio e l'ho trovato per casa, così mi è venuta l'idea" spiegò, rivelando come aveva fatto a farselo venire in mente.
"I miei dati? Cosa? Non capisco.." mi grattai la testa.
"Avevamo hackerato il comune di Roma per arrivare al tuo indirizzo e alle tue informazioni personali" aggiunse Edoardo, facendomi capire cosa intendevano.
"Oh mio Dio, hai fatto una cosa illegale per me" dissi sorridendo, mentre i miei occhi lo fissavano dallo stupore, mischiato con la felicità intensa.
"Tu sei illegale" mi stampò un bacio sulle labbra.
"Okay.. io devo tornare a Roma, devo pranzare con un mio amico oggi. Giulia, tu vieni?" mi chiese, facendo leggermente innervosire Andrea.
"Ci penso io a lei" affermò con un po' di fastidio "Chiamiamo a casa e si ferma in Hotel con me. Se vuoi prenoto anche una stanza per te e parti domani mattina" propose infine.
"No, preferisco riposare più tardi. Grazie lo stesso e buonanotte ragazzi, sempre se dormirete. Vi aspetto a Verona o a Roma, vedremo" accennò, salutandoci entrambi.
Due ragazze castane vennero verso di noi e ci chiesero una foto, ma vennero interrotte dal mio cellulare che iniziò a squillare. "Mamma, ecco, volevo chiederti una cosa. Posso dormire da Alessandra?" chiesi.
"Certo, se me la passi un attimo" rispose, dire che mi ero letteralmente presa un colpo al cuore era poco. Passai così il telefono a una delle due ragazze e le chiesi di improvvisare.
"Sì signora.. i miei sono a casa, ho la patente.. sisi, stia tranquilla. La ringrazio" la sentii dire, e tirai così un sospiro di sollievo. "Grazie mille" le sorrisi, riprendomi il telefono.
Scattammo un selfie e poi se ne andarono, lasciandoci finalmente soli.
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Il Miracolo Della 34A Strada.
Romance"Ci sono giorni in cui sprofondi nel passato, e poi giorni in cui pensi solo al futuro. Ci sono giorni in cui l'amore ti salva, e poi giorni in cui ti strazia. Ci sono giorni in cui si vive, e poi giorni in cui ti senti solo morire. Ma poi i giorni...