Capitolo X

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Guardandomi allo specchio notai di avere un aspetto diverso, indossavo una giacca di pelle e un tubino pieno di paillettes, ed era forse per questo che mi sentivo cambiata dalle altre volte. Per la prima volta avevo applicato una tinta rosso fuoco sulle mie labbra, che si abbinava perfettamente all'abito aderente ricoperto di lustrini d'oro.

Il piano stava per cominciare, avevo detto ai miei che sarei andata in discoteca con una certa Alessandra che conoscevo dalle elementari, e loro avevano abboccato. Speravo di poter tornare a casa prima della mattina per non scatenare la loro preuccupazione, ma nel caso non ci riuscissi, li avrei telefonati avvertendoli del fatto che mi ero fermata a dormire da lei.

Mia sorella Veronica era venuta a casa mia perché aveva avuto uno strano litigio con il suo ragazzo e si era offerta di piastrarmi i capelli, abboccando come avevano fatto i miei genitori.

Camminai per la stanza, facendo rumore a causa del tacco che toccava il pavimento. Sospirai e presi coraggio, si trattava di una causa importante e non potevo rinunciare o abbandonare proprio a quel punto. Io stessa volevo incontrarlo il prima possibile e avevo ottenuto quello che volevo, guadagnandomi anche una motivazione in più per andare.

"Giulia hai fatto?" entrò Veronica, sorridendomi quando vide il risultato finale dell'opera. Si appoggiò sul falso telaio della porta e si mise a braccia conserte, continuando a fissarmi.

"Ecco, ora vado. Ci vediamo dopo" le dissi, prendendo la borsa a tracolla dove c'erano lo striscione e il cellulare. Salutai anche i miei genitori e mi recai al luogo dell'incontro con Edoardo, pronta a conoscerlo.

Vidi una Range Rover nera parcheggiata proprio dove aveva detto che sarebbe stato, così mi avvicinai e il ragazzo all'interno mi sorrise.

"Ciao, sono Edoardo. Sei Giulia, giusto? Andrea mi aveva descritto una ragazza simile a te" disse, stringendomi la mano affettuosamente.

"Sì sono Giulia. Non posso fare a meno che ringraziarti di nuovo per quello che stai facendo per me e Andrea" ripiti, provocando in lui un certo orgoglio di sé stesso, probabilmente stava ricambiando un grande favore, ma lo apprezzavo lo stesso allo stesso modo. Nessuno che conoscevo sarebbe mai stato disposto a fare una cosa del genere.

"Figurati. Andrea è cambiato da quando ti conosce e non posso fare altro che aiutarvi perché secondo me formate veramente una bella coppia, sono suo amico, è naturale che io lo stia aiutando come ha fatto lui spesso in passato, in situazioni gravi quanto questa" rispose.

"Beh, racconta se ti va" parlai, così da iniziare una conversazione che avrebbe fatto abbandonare l'imbarazzo dal momento.

"Okay, prima sali, non vorrei fare tardi" mi incitò, andai dall'altra parte della macchina ed aprii la portiera, entrando nella sua spaziosa auto, decisamente a disagio, nonostante lo trovassi una persona di cuore.

"Insomma, due anni fa, credo, sono entrato in un gruppo di ragazzi che mi hanno portato a drogarmi. Avevo smesso di frequentarmi con Andrea perché secondo loro lui doveva restarne fuori, essendosi già sprecato in passato-" raccontò, ma lo fermai per fargli una domanda.

"Aspetta, cosa intendi con sprecato in passato?" chiesi.

"Ops"

"Si drogava in passato? E allora perché cazzo si è incazzato con me se lo faceva pure lui. Io non lo capisco" quasi gridai dal nervosismo.

"Semplicemente tiene a te" affermò "Ti capisce, avendo fatto la stessa cosa, e gli dispiace che tu ti sia rovinata come ha fatto lui. Tiene a te, ti ama, no?" aggiunse, per farmi capire meglio.

Edoardo aveva una grande intelligenza, sapeva capire le persone ed aiutarle, probabilmente faceva attenzione a cosa loro dicevano, alle loro espressioni. Era ammirevole, ed ero contenta del fatto che fosse il migliore amico di Andrea, sicuramente l'aveva cambiato in bene, in alcune situazioni.

"Credo proprio di sì" risposi, guardando in basso. Lui continuò a raccontarmi della sua dipendenza, e con la sua leggerezza, mi incoraggiò a parlare della mia esperienza non ancora terminata del tutto, senza riuscirci.

"Vorrei parlarne prima con Andrea, sarebbe la prima persona con cui mi confido. Capisci?"

"Oh, certo. Non è ancora una cosa passata per te ed era per questo che avevate litigato, ora ricordo. Lui si confida sempre con me, e non riesce mai a mentire a sua madre, presumo che le abbia parlato di te" disse, lasciandomi di stucco.

"Sul serio? È dolce, molto dolce. Io ho un rapporto piuttosto strano con i miei. Non parliamo quasi mai e io non provo affetto nei loro confronti, fa parte del mio carattere. Sono troppo chiusa e non capisco neanche come ho fatto a parlare con te, ma credo di essere così nervosa per quello che sto per fare che non me ne frega più un cazzo del resto" spiegai.

"Mia madre è morta" disse ad un certo punto "Per questo ho imparato a tenermi stretto le persone che mi fanno del bene ed aiutarle. Andrea mi ha aiutato molto quando lei è morta, perché la conosceva e credo che ci abbia sofferto molto anche lui" si lasciò sfuggire. A differenza mia, lui era una persona che si raccontava facilmente, solo se aveva la conferma che la persona che aveva davanti era una di cui potersi fidare.

"Mi dispiace tanto, Edo" vidi un sorriso farsi spazio sul suo viso, e non tardai a chiedergliene il motivo.

"Andrea mi chiama Edo da sempre, si vede che siete fatti l'uno per l'altra. Vorrei anch'io una connessione così con una ragazza, ma sono stato sfortunato" disse. Sentii dell'amarezza in quello che diceva, del rancore, dovuto a delle esperienze spiacevoli.

"Le persone sono stronze"

"Ti do tanta ragione su questo. E sul resto, Giulia"

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