Capitolo XIV

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Le domande mi frullavano nella testa come se non ci fosse un domani, dovevo chiamarlo, sopratutto perchè mi aveva lasciato un segnale, e anche perché mia madre mi aveva chiesto di invitarlo a cena. Prima però doveva esserci la famosa cena fra noi due, da soli.

Sospirai e pensai agli ultimi momenti passati assieme, tralasciando i litigi e le debolezze. Così, presi coraggio e digitai il suo numero, decidendo anche di registrarlo. Qualche bip e poi il paradiso, ovvero la sua voce.

A: Pronto?
G: Andre, sono Giulia. È successa una cosa.
A: Lo so che abbiamo litigato.
G: No, qualcos'altro. Ieri, quando sono tornata a casa, c'era anche mio fratello e mi ha detto che doveva parlarmi. Un suo amico gli ha mostraro una foto in cui ci baciamo, dicendo che sta girando su internet. Mi ha praticamente definita una delle tante con cui vai e mio fratello è andato su tutte le furie, ha urlato, abbiamo urlato entrambi, e mia madre è entrata. Lui le ha detto tutto e lei era contentissima che io avessi finalmente una vita, ti ha invitato a cena da me, ma prima volevo uscire a cena solo con te per chiarire delle cose importanti.
A: Cazzo. Non penso sia bello venire a cena da te dopo quello che i tuoi sanno. Tuo fratello è stato pessimo, sul serio. E per la cena, a me va bene quando vuoi te, ma lunedì devo tornare a Verona.
G: Allora facciamo stasera. Ti va?
A: C-certo
G: Perfetto, ci sentiamo più tardi per metterci d'accordo?
A: Beh, a me va bene anche ora. Facciamo che alle otto ti aspetto fuori dal cancello di casa tua in macchina, e per favore non far uscire tua madre e niente del genere. Ho paura.
G: Non le dirò che sei qua fuori, ci vediamo dopo Andre.
A: A dopo.

La sua freddezza non mi era apparsa indifferente e non potevo nascondere il fatto che mi faceva male, per la seconda volta ero io quella stava cercando di riallacciare i rapporti dopo un litigio.

[...]

Per quella cena optai per un abito nero in pizzo, leggermente vaporoso, abbinato al trucco sensuale ma allo stesso tempo sul nude e alle decoltè nere e lucide [1]. Tenni i capelli sciolti come quasi sempre, pensando a come stavo iniziando a prendermi cura di me stessa dopo aver conosciuto Andrea.

Uscii dalla mia stanza e salutai tutti, tranne Peppe, che, essendo contrario a tutto ciò, si era chiuso nella sua vecchia stanza a fare qualcosa che gli avrebbe fatto passare la rabbia. Potevo capire il suo istinto protettivo, ma stava esagerando.

Quando vidi Andrea in lontanza, non potei fare a meno di sorridere, dimostrando di non essere ancora arrabbiata, nonostante tutti i dubbi che provavo nei suoi confronti, innalzati a causa delle parole di mio fratello minore.

"Buonasera signorina De Lellis" sorrise, baciandomi la mano.

"Ah, a che mi servono 'sti baci. Se me li devi proprio dare almeno dalli per bene" ridacchiai, fiondandomi sulle sue labbra. Durante il bacio sorrisi, e fu inevitabile mordergli il labbro inferiore, visti i miei ormoni.

"Saliamo, o giuro che mando a fanculo tutti i buoni propositi per questa serata perché non riesco a resisterti" rivelò, guardandomi dall'alto al basso.

Presi d'esempio la sua proposta ed entrai da sola, senza che mi aprisse la porta e qualche cosa simile. Lo vidi fare lo stesso e rimasi a fissarlo mentre si metteva la cintura di sicurezza e mi diceva di fare lo stesso, per proteggermi.

"Allora? Che c'è?" ridacchiò, non capendo perché lo stavo guardando così intensamente, senza mai staccare il mio sguardo, come se fossi posseduta, o semplicemente pazza, di lui. "Niente" scossi la testa.

"Mh, va bene. Com'è andata oggi?" domandò, inserendo la chiave per mettere a moto. "Tralasciando il fatto che le persone oggi all'università mi fissavano e continuavo a sentire 'Andrea Damante due giorni fa' ovunque, bene dai" risposi, sentendolo ridere un po'.

"Hai visto che fortuna eh, essere la fidanzata di un Vip. Non è da poco" ironizzò, girando per le fantastiche vie della mia Roma, che di notte si mostrava in tutta la sua bellezza medievale.

"Andrea, non so se ho fatto a bene a lasciare perdere queste voci, ma addirittura Peppe dice che sei un morto di f*ga, come tu vuoi sapere del mio passato, voglio saperlo anch'io. Edoardo mi aveva già accennato della droga nel tuo passato, se me ne parli, troverò il coraggio di farlo anche io" dissi.

"Stasera?"

"Stasera"

"Bene" accostò "Quando avevo quindici anni mi sono preso una cotta per una tipa, la prima cotta di sempre. Lei non mi filava di striscio, così l'ho seguita fino ad un vicolo dopo scuola, dove l'ho vista impegnata con dei ragazzi a fumare canne. Mi ha scoperto, e dandomi del tipo dolce, mi ha trascinato in quella strada pessima. Ho smesso di frequentare Edoardo, il mio unico amico ai tempi. Un giorno, dopo un anno, credo, lui ha riprovato a parlarmi e mi ha ricordato tutto, facendomi capire che quella ragazza mi prendeva in giro. Da quel momento in poi, ho odiato l'amore e mi sono sfogato nella musica. Lui è entrato in quel giro, e quella volta l'ho tirato fuori io. Fine."

"La mia storia è molto più complicata e sofferta, ti avverto"

"Aspetta, me ne vuoi parlare ora? Così? È così semplice farlo? Pensavo di dover organizzare qualcosa prima" scattò, tentando di prepararsi.

"Andrea, io voglio che tu ti fida di me, e voglio fare lo stesso con te. Deve funzionare, stavolta deve funzionare in meglio" sorrisi, sentendolo venire verso di me per stamparmi un bacio.

"Ce ne sono state altre?"

"Fammi raccontare.. un attimo"

"Al tempo avevo delle amiche, per modo di dire, perché essere amiche è altro. Una di loro era fidanzata con un ragazzo che tutte giudicavamo non fedele, lo disgustavamo, ma lei era felice. Andava bene così. Una sera siamo uscite e lui si è aggiunto al gruppo, io avevo già notato da un po' che mi fissava" cominciai, con la voce che tremava, pronta a piangere. Andrea si avvicinò a me, accarezzandomi il braccio con le dita.

"Lui ha proposto di andare ad una festa, organizzata da un suo amico. Aveva una villa pazzesca, dove c'erano anche delle piscine di piccole dimensioni. Avevo sedici anni. Siamo entrate tutte in una di queste, ho chiuso gli occhi, non accorgendomi che, da ubriache, stavano andando via per riposare. Ero rimasta a casa con il proprietario e il fidanzato della mia amica, in intimo, dentro la piscina. Mi sono svegliata che mi stavano.. s-stuprando Andrea, stuprando!" gridai piena di dolore, ancora dopo cinque anni.

Non ne avevo mai parlato con nessuno, mai denunciato, mai niente, ma non era finita lì, perchè, come ho già detto, entrando in un periodo difficile credevo di uscirne, e c'ero riuscita solo dopo anni, grazie ad Andrea.

"Dopo non so quanti giorni.. loro credevano che lo avessi implorato approfittando della sua sbornia e mi hanno abbandonata, la voce si era diffusa in giro. Ho cambiato scuola, fortunatamente una volta arrivata all'università quella voce era sparita e nessuno ne sapeva nulla. Io pensavo di non uscirne più, ma poi sei arrivaro tu, Andrea.." lo abbracciai, piangendo sulla sua spalla.

"Perdonami se sono stato così idiota da non darti del tempo. Io voglio sapere chi sono quei tizi, Giulia, voglio e devo saperlo. I tuoi genitori non verranno a scoprirlo, ma non la passeranno liscia. Devi dirmelo" sussurrò.

Aveva ragione, ma non mi sentivo pronta a rivivere fino a quel punto quel momento. A rivedere le loro facce, senza provare odio e rancore, senza volere che venissero lapidati, uccisi, distrutti.

"Ne riparleremo, ora voglio solo non pensarci. Capiscimi" lo implorai.

"Tranquilla, è tutto okay"

1: L'outfit, il trucco e le scarpe di Giulia.

1: L'outfit, il trucco e le scarpe di Giulia

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