L'espressione confusa di mia madre era la cosa più pessima che avevo visto fino ad ora, era venuta a farmi una visita a Verona, dove ero tornato per obbligo del mio produttore discografico.
Quel pomeriggio sarei dovuto tornare a Roma dopo una settimana sofferente, passata nell'attesa di andare da Giulia e cercare di sistemare le cose definitivamente, mentre venivo bombardato dal mio produttore perché presto avrei fatto uscire un singolo a cui tenevo parecchio.
La mia carriera era passata in secondo piano da quando conoscevo Giulia, e nonostante ci tenessi tanto, non m'interessava se dovevo rinunciarci per stare con lei. Non la conoscevo bene, ma sentivo una forte chimica fra di noi che faceva sparire il resto dei problemi.
“Mamma, devo veramente andare a Roma. Non posso rinunciare. È importante, non si tratta di una cazzata” le ripiti, sperando che capisse e che mi lasciasse andare, magari tornando a Gela.
“Ti prometto che appena finisco di risolvere la cosa vengo a Gela e passo un mese da voi, sul serio” esagerai, senza prendermi troppe responsabilità per quello che avrei dovuto fare fra qualche giorno.
“Dimmi di che si tratta” affermò, mettendosi a braccia conserte.
“..Amore, mà, mi sono innamorato” risposi, sospirando perché non avrei voluto rivelarle tutto quel casino, non prima che si fosse sistemato tutto. Mi sedetti sul divano con i gomiti sulle ginocchia, pronto a raccontarle tutto, come facevo prima.
“Circa due settimane fa c'è stata un'esplosione a Roma, io ero presente e c'era anche una ragazza. L'ho salvata e sono scappato-” le spiegai, prima di essere bloccato da lei stessa.
“Lei è il Miracolo Della 34A Strada?” chiese, fortunatamente non era all'oscuro di ciò che le stavo raccontando e mi stava facilitando le cose. Annuii, e lei si sedette accanto a me, accarezzandomi la schiena.
“Ecco, l'ho portata nel mio appartamento di Roma dove vado ogni tanto come sai bene e si è svegliata dallo shock dopo un paio di ore. L'ho riportata a casa, ma prima le ho messo un bigliettino con il mio numero in tasca di nascosto, e da lì non ci siamo più visti, ma non ho fatto altro che pensarla. L'ho rincontrata una settimana fa e ora devo rivederla. Non posso dirti tutto, okay? Fra poco l'aereo partirà e io devo sistemare le cose prima che sia troppo tardi” mi affrettai.
“Va bene, tesoro. Vai, io parto più tardi verso Gela. Ora riposo un po' qui a casa tua” mi accontentò. L'abbracciai e la ringraziai, stava decisamente favorendo il mio essere cambiato, il mio essermi innamorato, perché cazzo, io ero pazzo di lei, del suo profumo, delle sue labbra, ero pazzo di lei e quello bastava per esprimere tutto quanto.
“Ma, un'ultima cosa.. Vi aspetto a Gela” sorrise, abbracciandomi nuovamente.
Così mi affrettai a prendere il primo volo che partiva verso Roma, mentre l'ansia e il nervosismo mi mangiavano la mente, provocando in me il terrore di fare una probabile cazzata. Solo ripensandoci, avevo fatto così tanto per averla e non poteva andarmi male.
Per la prima volta ero sicuro di meritarmi una cosa ed ero sicuro dei miei sentimenti. La amavo follemente, e non avevo avuto occasione di mostrarglielo, ma presto l'avrei fatto, l'avremmo fatto, perché me lo sentivo che era lei quella che cercavo, che era la mia anima gemella e se avevo ragione come sentivo, anche lei provava quello che provavo io. Me l'aveva detto, ma per me valevano molto di più i fatti delle parole, sempre.
Infilai le cuffie alle orecchie, riproducendo playlist di Spotify a caso, tentando di mantenere la calma, riuscendo soltanto a peggiorare la situazione. Non mi ero mai sentito così; io non ero un ragazzo timido, o sensibile, o entrambe le cose, per me le insicurezze erano sconosciute, come le paure.
Il mio sguardo si spostò un po' ovunque, vidi ragazze fissare il cielo, altre avere attacchi di panico, altre ancora mangiare croissant o altri cibi che offriva l'aereo, erano tutte piuttosto carine, eppure a me quello non interessava più, perché per me l'unica era Giulia. Se era amore o no io lo capivo da quelle piccole cose, riuscivo a notarle, a farci caso, a sentire che anche il mio modo di pensare e guardare era cambiato.
Penso che a tutti i maschi, se diventano uomini, capiti una cosa simile. Il cambiamento è una cosa naturale, che può avvenire in più e più casi, ma non puoi deciderlo tu, avviene e viene da solo.
In un'ora neanche mi ritrovai fra le bellissime vie che Roma regalava ai suoi turisti e ai suoi abitanti, e anche a quelli che ci andavano per riconquistare la ragazza che amavano, in realtà. Presi il telefono per rileggere la via che mi ero segnato sui promemoria, perfetto, era tutto perfetto.
Comprai un mazzo di rose rosse in un negozio che avevo notato per caso, solo per non farmi sbattere la porta in faccia, nonostante non avessi sbagliato io, ma neanche lei. Qualcosa l'aveva presa in sopravvento, facendola correre via, lontano da me, magari a casa sua, spero al sicuro.
Trovai un taxi e mi feci portare a destinazione da esso, pagandolo infine, dopo una serie di domande simpatiche, con una banconota di venti euro. Mi trovai davanti alla sua casa ricoperta di cespugli e alberi, e suonai il campanello presente sul cancello in marmo.
Tutte le cose che la mia mente mi proponeva erano plausibili, ma oramai ero lì e intendevo prendermi ciò che mi apparteneva, dato che i nostri cuori battevano l'uno per l'altro, o almeno lo speravo.
“Chi è?” chiese una voce simile alla sua, rimettendomi capii che si trattava proprio di lei. Esitai prima di risponderle, dovevo dirle chi ero o semplicemente chiederle di uscire fuori dal cancello.
“Esci sul cancello, ti prego” le chiesi, sperando che non riconoscesse la mia voce e il mio tono che suonava un po' supplicativo [1], la sentii rimettere il citofono al suo posto, e poi vidi una ragazza con indosso una felpa nera e basta venire verso di me.
“Ehi, ora che sono qui mi sento proprio un idiota. Insomma, tu mi piaci Giulia, e tanto, troppo. Sai.. in realtà non mi piaci e basta, i-io..” balbettai, facendo veramente la figura dell'idiota.
“Io ti amo Giulia” la spiazzai, ma vidi i suoi occhi accendersi, come la sua anima, il suo cuore, il suo corpo, le sue forze e il suo sorriso. “E sono qui perché voglio che tu sia mia, io voglio che tu stia con me, voglio stare con te, solo e soltanto con te, e ne sono sicuro. Io voglio te, tu sei quello che cercavo, sei arrivata all'improvviso e ti sei presa tutto di me” cercai di spiegarle quanto contava per me, perché ormai non me ne fregava più un cazzo del resto, volevo lei, fra tutte e tutti, io volevo solo lei.
I suoi piedi toccarono l'asfalto freddo e le sue braccia finirono sul mio collo, mentre i nostri occhi si incrociavano perfettamente come se fossero fatti apposta per stare insieme.
“Io non sto giocando” sussurrò.
“Neanch'io” mi difesi immediatamente, baciandole la fronte.
A quel punto lei mi colse di sorpresa e mi abbracciò, con gli occhi chiusi, sorrisi a me stesso e feci lo stesso, tenendo la testa sopra la sua, pensando a se quel momento potesse durare per sempre.
Eravamo io & lei, finalmente.
1: supplicativo, non so se è giusto o meno e scusate nel caso lo fosse.
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Il Miracolo Della 34A Strada.
Roman d'amour"Ci sono giorni in cui sprofondi nel passato, e poi giorni in cui pensi solo al futuro. Ci sono giorni in cui l'amore ti salva, e poi giorni in cui ti strazia. Ci sono giorni in cui si vive, e poi giorni in cui ti senti solo morire. Ma poi i giorni...