Capitolo IV

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Spesso mi trovavo a pensare che per me duravano più i giorni che le settimane, e più le settimane che i mesi, e più i mesi che gli anni. Ad esempio, quella settimana per me fu infinita, fra Andrea, volte in cui mi imploravo di smetterla di pensarlo e volte in cui passavo interi pomeriggi a guardare le sue immagini.

Era così semplice, eppure così difficile. Bastava cliccare su 'Invia un messaggio', ma non avevo il coraggio di fare anche solo quello. Lui aveva fatto il possibile, darmi il numero, più di così non poteva fare. Anche se mi soffermavo ad immaginare che magari per lui io non ero stata così importante, sarò stata una delle tante, uscita da un'esperienza difficilmente ritrovabile.

Ho sempre ammesso che amo le pazzie, da fare in coppia, mai da soli, sopratutto mai per qualcun altro, perché, non si sa mai, potrebbe essere un qualcuno non disposto. Io odio i pali, ma questo l'avevo già detto. E li odio più di chiunque altro perché io sono quel tipo di ragazza che non si mette mai in gioco, io non so rischiare, anche se non ho da perdere nulla.

| Andrea |

Stavo attraversando l'Italia come se fossi in fin di vita e non avessi più l'opportunità di fare una cosa simile, vedevo strade, vedevo case, vedevo volti di ragazze bellissime, e ne vedevo tanti, ma nessuno era riuscito a distogliere dalla mia mente quello di Giulia.

Prima di salire in macchina per riportarla a casa, avevo scritto su un post-it, che aveva ormai perso la colla, il mio numero di telefono, e l'avevo infilato nella tasca della sua giacca beige, sicuro che mi avrebbe scritto presto.

Avevo passato l'intera nottata a guardare se qualcuno mi aveva scritto, mentre Roma dalla finestra diventava sempre più chiara e più quotidiana. Avevo addirittura creduto che avesse perso il biglietto, avevo sperato che avesse perso il biglietto, perché non sarei mai riuscito a sopportare l'idea di essere stato rifiutato proprio da lei.

I suoi occhi mi parlavano e mi trasmettevano emozioni fantastiche, ed evitando il mio numero aveva decisamente evitato la mia conoscenza, facendomi capire che non nutriva interesse nei miei confronti, anche se un messaggio avrebbe potuto benissimo mandarmelo. Avrebbe anche potuto avviare un'amicizia, per me andava bene pure quello. Aveva tutte le carte in regola per vincere, ma probabilmente mi aveva giudicato troppo in fretta.

Non avevo mai visto così tanta bellezza su una donna, i capelli poco più scuri degli occhi, la pelle tinta di naturale, profumata di un'intensa scia di rose immaginarie. Un sorriso che era paragonabile alla fine del mondo, o meglio, alla fine del mio mondo.

Ad ogni serata vedevo ragazze di spalle con i suoi stessi capelli e un'altezza simile, e cascavo sempre in quella che potevo definire voglia di rivederla, così tanta che finivo per scambiarla per altre ragazze, beccandomi dei 'no, mi dispiace', che tanto a loro non dispiaceva per niente.

Fra qualche giorno sarei tornato a Roma e la speranza di rivederla era tantissima, anche se sapevo che si trattava di una cosa impossibile. E poi perché sperarlo tanto, se lei avrebbe potuto incontrarmi e sentirmi ma non ne ha approfittato? Mi sentivo solo un idiota ad andarle dietro nonostante mi avesse praticamente rifiutato.

C'era ancora una piccolissima percentuale che mi diceva che magari a lei non piaceva semplicemente usare il telefono, oppure sentire un ragazzo attraverso esso, e non aveva tutti i torti, anche se avrebbe potuto fare uno sforzo per me.

Solo per togliermi lo sfizio di rivederla, sarei tornato a casa sua, tentando di ricordarmi le indicazioni stradali che mi aveva dato per arrivarci quella sera attraverso i cartelli e la 34A strada, dov'era accaduto il miracolo. A me piaceva definire Giulia stessa un miracolo, come facevano i vari giornali che aveva parlato della sua fortuna.

La verità è che, malgrado le difficoltà insormontabili, tutti noi aspettiamo sempre che ci succeda qualcosa di straordinario.

Il treno si fermò, facendo capire che eravamo arrivati a destinazione, finalmente Firenze. Non essendo famoso non facevo serate singole, ma in compagnia di altri DJ famosi quanto me, meno di me e poco più di me. Piano piano stavo raggiungendo quello che volevo, ed ero piuttosto conosciuto anche grazie alla mia breve carriera da modello per Ysl Beauty.

Passai insieme al resto di gente, mostrando nuovamente il mio biglietto. Scesi con la valigia in mano, dalle ruote tinte di un giallo appariscente, e andai verso una macchina familiare. "Edo?"

"Andre!" gridò lui, pieno di felicità nel rivedermi. Uscì dall'auto e mi abbracciò, ancora incredulo di avermi davanti. Edoardo era il mio vecchio coinquilino, nonché migliore amico, nonostante ci fossimo davvero persi di vita.

"Come mai a Firenze?" mi chiese, come se non sapesse che il mio lavoro mi portava un po' ovunque per l'Italia, da sud a nord. "Ho una serata stasera, se vuoi vieni, ci penso io a farti entrare gratis amico" gli proposi.

"Uh, vediamo. Stasera dovevo incontrarmi con quella biondina con le tette grosse.. quella che veniva spesso a casa nostra" mi fece intendere di chi parlava.

"Eva, de non ricordo male. Ancora niente a che fare con le relazioni serie, eh?" ridacchiai, dandogli una pacca sulla spalla per fargli capire che ero nella sua stessa situazione. Quasi.

"E tu Romeo? Nessuna Giulietta ti ha rapito il cuore?" chiese, ricollocando alla mia mente una ragazza precisa, sia per come aveva etichettato la cosidetta ragazza che sarebbe dovuta piacermi, sia perché non facevo altro che pensarla da giorni.

"Una sì, in effetti. È di Roma e non ho più sue notizie. Hai saputo dell'esplosione a Roma?" domandai, tentando di spiegargli tutto da capo a fondo, essendo il suo migliore amico.

"Ecco, lei era lì e io pure. L'ho salvata, lei è il Miracolo Della 34A Strada di cui si parla tanto. L'ho portata a casa mia di mattina e l'ho riportata a casa sua verso le nove. Abbiamo parlato, anche se ha dormito fino a dopo pranzo" riassunsi.

"E, insomma, questa tipa ti piace?" ammiccò.

"Non è che mi piace, è che mi fa sentire cose mai sentite prima. Non prendermi per il culo, ti prego. Sembra così fottutamente banale, ma non lo è assolutamente" gli accennai, sperando di non fare la figura del sentimentale.

"Ehi, amico. Ci credo, calmati. Ho delle conoscenze che potrebbero darmi indirizzo e numero della ragazza, a meno che tu non ti ricordi dove abitava e le cose sarebbero sicuramente più semplici" cercò di aiutarmi, capendomi al volo.

"Non me lo ricordo, ma pensavo che con qualche svuoto di memoria sarei riuscito a ripercorrere la strada. Sai, le ho scritto il mio numero su un bigliettino e gliel'ho infilato sulla tasca della giacca. Lei non mi ha scritto. Non so se è andato perso, se non se n'è accorta o se mi ha decisamente rifiutato, e devo saperlo! Devo sapere se io per lei sono qualcosa" dissi.

"Qualunque cosa per te, amico. Farò di tutto per aiutarti" sorrise affettuosamente, affondando nelle mie braccia, felice di vedermi con una testa più a posto del solito.

Lotterò per rivederti, Giulia.

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