Quando dicevo che la mia vita era cambiata radicalmente, non stavo esagerando, ma soltanto esponendo la verità. Ero uscita da un periodo in cui la notte mi sembrava più colorata del giorno, in cui la mia anima si scheggiava da sola, bruciando nel ciclone delle furie, abbandonata e unica come un faro di spavento.
Avevo capito che era finalmente finita in ogni senso quando, tornata dalla fantastica serata passata con Andrea, mia madre mi aveva chiesto com'era andata. Non avevo risposto, mi ero semplicemente limitata a mostrarle l'anello, e precisare che era di fidanzamento.
Mezzanotte, o anche più tardi, adolescenti che piangevano di nascosto con le cuffie alle orecchie, donne che si svegliavano a causa dei pianti dei loro neonati, e poi noi due, ad urlare come pazze, come se ci fossimo immerse in altri corpi e in altre vite.
Nessuno si svegliò, tornammo nelle nostre rispettive stanze, smettendo di fare chiasso. Quando chiusi la porta, soffocai un urlo di felicità, buttandomi a peso morto sul letto matrimoniale che occupava gran parte della mia stanza.
Mi cambiai e mi struccai, senza fare più caso alla figura che si trovava davanti allo specchio, perché troppo concentrata sui miei pensieri, quei soliti pensieri. Entrai nel letto e accesi la lampada che si trovava accanto a me, per ammirare l'anello tutta la notte.
Avevo notato che all'interno c'erano incisi i nostri nomi, con una simbolica scrittura romantica. In mezzo c'era incastonato un diamante da 33 carati, che riusciva addirittura ad illuminarmi gli occhi. Sentii provenire un suono dal cellulare, così lo presi in mano e notai che si trattava di Andrea.
Da: Andrea
Mi manchi, come faccio?
A: Andrea
Arrangiati, abbraccia il cuscino.
Da: Andrea
Ci ho provato prima che me lo dicessi, giuro. Non funziona però.
A: Andrea
Allora non so cosa dirti Andre, prova con qualcos altro.
Da: Andrea
Ma non voglio abbracciare qualcuno o qualcosa. Si tratta di volerti qui, accanto a me, anche solo per guardarti.
A: Andrea
E che devo fare?
Ti devo mandare una mia foto?
Da: Andrea
Non riesci proprio a capire, eh
A: Giulia
Come no, ti capisco sciocchino. Ti voglio anch'io qui con me.
Da: Andrea
E se vengo da te? Entro dalla finestra e me ne vado di mattina presto, non ci scopriranno mai.
A: Andrea
Non me ne frega un cazzo se ci scoprono, sono troppo felice per farmi rovinare questa serata.
Da: Andrea
Perfetto, quando sono sotto ti scrivo. Va bene?
A: Andrea
Tutto va bene se si tratta di te.
Passai qualche minuto a girarmi i pollici presa dalla noia, sentendo il suo profumo ovunque, iniziando così a credere che si fosse nascosto da qualche parte per la stanza. Risi, pensando alla mia stupidità immensa, quando si trattava di lui, la mia mente era da tutt'altra parte.
Il telefono vibrò alla mia destra, non mi preuccupai neanche di chi fosse ed andai alla finestra, vedendolo. “Ciao amore” sorrisi, allungando di molto le parole, facendole sembrare quasi infinite.
“Ciao piccola” mi salutò salendo con mossa veloce. Quando fummo finalmente uno davanti all'altro lui si occupò di baciarmi, nella stessa posizione, e come al solito, facendomi sentire svariate sensazioni fantastiche a causa della noradrenalina, un ormone che faceva battere il cuore più velocemente, scientificamente parlando.
Si sdraiò sul mio letto come fosse diventato automaticamente suo, sospirando. “Dormono tutti, dobbiamo fare silenzio” sussurrai, chiudendo la finestra per il leggero freddo.
“Beh, ma se non parliamo che facciamo?” mi stuzzicò.
“Giochiamo a carte, Andrè” ridacchiai, posando la mia mano sul suo petto coperto da una semplice t-shirt, che aveva abbinato ad una classica giacca di pelle; ne aveva così tante che non vedevo l'ora di rubargliele una per una, anche senza il suo consenso.
“Qualcuno ha già visto l'anello?” mi accarezzò i capelli, lasciando piccoli baci sulla mia testa. Voltai il capo verso la sua direzione, per descrivergli la reazione di mia madre.
“Quando sono entrata mia mamma mi ha chiesto cos'era successo e le ho mostrato l'anello, ha urlato mentre tutti dormivano. Penso che a partire da domani potrei chiamarti per invitarti a cena” ridacchiai.
“Ehm, capisco” si avvicinò per lasciarmi un bacio sul naso, che mi fece sorridere come non mai.
Sentimmo bussare alla porta, lui mi guardò allarmato e io gli consigliai di nascondersi dentro l'armadio. Lo feci entrare e, successivamente, aprii, trovandomi davanti Giuseppe.
“Che c'è Peppe? Stavo per andare a dormire..” mentii, fingendo di essere assonnata. “Volevo parlarti, ho sentito mamma urlare prima, per l'anello, e.. insomma, volevo parlare con te” accennò, entrando nella mia camera.
“Che ne sapevi tu dell'anello?” chiesi quasi scioccata, nessuno l'aveva nominato. Lui si sedette sul mio letto, ma io rimasi in piedi, a braccia conserte, pronta a sentire tutte le cose che si sarebbe inventato su Andrea.
“Ti auguro il meglio, davvero”
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Il Miracolo Della 34A Strada.
Romance"Ci sono giorni in cui sprofondi nel passato, e poi giorni in cui pensi solo al futuro. Ci sono giorni in cui l'amore ti salva, e poi giorni in cui ti strazia. Ci sono giorni in cui si vive, e poi giorni in cui ti senti solo morire. Ma poi i giorni...