Non riuscivo ancora a realizzare quanto quella serata potesse essere rilevante per la nostra relazione, fra rivelazioni scioccanti, ma intense, pianti, risate, mani che si cercavano, sguardi complici e mezzi sorrisi: non c'era niente che potesse migliorarla, era perfetta così.
"Questo dolce è buonissimo, mai provato niente del genere" commentò Andrea, continuando a divorare l'interno del piatto.
"Condivido. Ma sei più dolce tu" scherzai.
"Sai.. dovrei dirti una cosa ma non so trovare il momento giusto" disse, mostrando un po' di nervosismo. Di qualunque cosa si trattasse, avevo capito che era importante.
"Beh, eccolo. Io sono qui, tu sei qui, nessuno ci sta guardando o ascoltando. Che altro aspetti" risposi, aspettando che mi dicesse quello che aveva da dire. Lui sospirò.
"Hai ancora del tempo per andare da una parte con me? In un'ora sarai a casa tua, non ci metteremo tanto" chiese, forse voleva portarmi a vedere un bellissimo panorama.
"Certo, e sia chiaro, a me non interessa l'opinione degli altri, chiunque siano, se si tratta di te" puntualizzai, guardandolo negli occhi. Lui sorrise e lasciò il conto sul tavolo, prendendomi per mano.
Uscimmo dal ristorante ed entrammo in macchina. "Dove andiamo, perciò?" gli domandai, mettendomi la cintura di sicurezza.
"È una sorpresa"
"Odio le sorprese!"
"Lo dicono tutte quelle che amano le sorprese, o sbaglio?"
"Tutte? Non avevi detto che non c'erano altre? E allora? Hai cambiato idea?" ironizzai, aspettandomi che facesse la stessa cosa.
"Infatti ci sei solo tu, bimba. Nei film fanno così quando si tratta di sorprese, suppongo che faccia lo stesso nella vita reale" ridacchiò, cominciando a guidare verso un luogo a me totalmente sconosciuto.
Ci furono altre battute, altre parole, altre risate, prima di arrivare in un fantastico bosco. Sfrecciando con la sua macchina, arrivò entro le dieci e mezza, si fermò e, poi, posò gli occhi su di me.
"Vieni con me" sorrise, aprendo il portone. Mi aiutò a salire sul cofano della sua auto, dove potevo riuscire a vedere il fantastico panorama naturale composto da montagne, chiese, palazzi antichi e cattedrali.
"È veramente stupendo, sono senza parole" mi lasciai sfuggire. Non avevo mai fatto così tanto caso ai particolari di un paesaggio, anzi, in realtà non avevo neanche mai dato importanza ai paesaggi in generale, ai giri in macchina, ai viaggi, all'aria fresca e pulita che amavo respirare, il contrario di quella che mi ero imposta di sentire nelle mie narici, ovvero il fumo.
"Ora stenditi sopra di me" propose. Così, senza imbarazzo, mi sedetti sopra le sue gambe, sentendo il suo mento sopra la mia testa, accompagnato da un sorriso che immaginavo perfettamente, e susseguito dagli occhi chiusi, che sentivano, riflettevano e riposavano.
Il vento mi spostava i capelli, facendomi del solletico sul viso, e lui non guardava a mettere ciocca per ciocca dietro le mie orecchie, come se io non fossi capace di farlo. Sentii le sue labbra sulle mie guance, poi sul mento, abbassandosi ancora di più, fino al collo.
Risalì, arrivando alle mie labbra, dove lo feci decisamente esitare, dato che mi allontanavo, sorridendo per come era ipnotizzato e catturato da me.
"Dai" mi implorò.
Mi fermai a guardarlo per un secondo, pensando che lo volevo per sempre, volevo lui, le sue carezze, i suoi baci. Le uniche labbra che volevo baciare erano le sue, le uniche mani che volevo che mi toccassero erano le sue, ed ero cosciente del fatto che sapevo che niente poteva farmi cambiare idea.
Sorrise.
"Perché sorridi?" sussurrai, sorridendo a mia volta, con quell'aria da bambina. Lui tirò fuori dalla tasca dei jeans un portagioie di piccole dimensioni, in velluto bordeaux, che mi fece pensare ad una cosa sola.
"Ho sempre pensato che una coppia non fosse l'unione di un uomo e una donna, ma di due persone felici. Ed avevo ragione. Mia nonna diceva sempre che il fidanzamento aveva uno strano potere. Si può paragonare alla prima fase dell'amore serio e ad un credere che quella sia la donna della tua vita, nonostante le cose posseggano la stessa rilevanza. L'amore è per coraggiosi, e io voglio essere coraggioso con te. Giulia, vuoi essere la mia ragazza?"
Sgranai gli occhi e spalancai la bocca, mentre le lacrime scendevano lentamente, provocando del solletico sulle mie guance. Sorrisi a trentadue denti e lo abbracciai, urlando vari "sì" piena di gioia.
Non riuscivo a credere di aver ricevuto una proposta di fidanzamento, cosa che nessun uomo faceva mai alla propria ragazza, da tanti anni a questa parte.
Ci staccammo dopo qualche secondo, che avevo passato a cercare di tranquillizzarmi, godendomi il momento romantico. Lui infilò la fede nell'anulare della mano sinistra, come si faceva secondo le tradizioni e i proverbi più antichi.
"Ho fatto ricerche per sapere questa cosa" sorrise, baciandomi a stampo più e più volte, finché le nostre labbra si unirono in un bacio lungo e particolarmente sentito, più delle altre volte, quando credevo non fosse una cosa possibile.
"Almeno ora quando verranno da te dei ragazzi a chiederti di uscire, tu mostrerai la fede, e se ne andranno senza che tu abbia anche solo pronunciato mezza lettera per loro."
Quella era la perfezione.
STAI LEGGENDO
Il Miracolo Della 34A Strada.
Romansa"Ci sono giorni in cui sprofondi nel passato, e poi giorni in cui pensi solo al futuro. Ci sono giorni in cui l'amore ti salva, e poi giorni in cui ti strazia. Ci sono giorni in cui si vive, e poi giorni in cui ti senti solo morire. Ma poi i giorni...