Capitolo IX

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L'amore è complicato in ogni senso, sia prima di notarlo, sia dopo averlo notato, sia dopo essere finito. L'amore non è quel problema in più, ma il problema principale che ti segue ad ogni ora del giorno e della notte.

Stavo preparando una sorpresa per lui, dovevo fare qualcosa anch'io, e quello che lui voleva non ero in grado di saperglielo dare a parole, perciò scrivere una lettera era la soluzione migliore, ma c'era un problema a cui non avevo dato molto peso.

Come facevo a trovarlo?

Avevo perso il conto di tutte le volte che avevamo dovuto cercarci, o meglio, tutte le volte che lui mi aveva cercata. Ero stata così egoista a comportarmi così, lui aveva fatto di tutto per stare con me, eppure mi ero dimostrata una codarda.

Ero scappata, e poi non ero riuscita a confidarmi, era come se avessi fatto di tutto per perderlo prima di averlo, l'amore era troppo, troppo complicato. Irriconoscibile, l'amore ti rendeva così, a tal punto da farti sentire la mancanza del vecchio te e delle vecchie cose che facevi durante la giornata.

Durante la tua adolescenza, quando decidevi cosa fare da grande, pensavi a cosa ti piaceva; il rischio, l'aiutare, vendersi, ognuna di queste cose le avresti vissute ugualmente, indipendentemente da cosa avresti scelto. Nella vita, che tu lo voglia o no, ci sarà sempre modo di mettersi in gioco, e il treno non passa una seconda volta come dicono tutti, no, non sempre.

“Giulia” sentii la voce di mia madre, la vidi aprire la porta. “Buonanotte” sorrise, chiudendola. Sospirai e guardai l'orario, erano solo le undici, avevo ancora del tempo da passare su quella lettera.

“Notte” sussurrai, rivolgendolo a mia madre, dopo tutto, stavo scoprendo altre forme di amore. Non avevo nessuno e me lo ripetevo da sempre, nessun amica, nessun amico, nessun affetto da parte di nessuno. Forse dovrei essere partita meno prevenuta nei confronti di chi conoscevo da quand'ero nata, senza giudicare o credere, almeno non prima di aver ottenuto una conferma.

Con ciò intendevo dire che non avevo conosciuto abbastanza mia madre, lei appariva raggiante, divertente, una vera e propria donna di Roma, e io non ero mai stata così, ero la parte oscura della mia famiglia, la ragazza chiusa, mai presente alle attività importanti che si tenevano.

Mi stavo pentendo di tutti gli anni passati a non godermi nulla, a deprimermi, a dimostrare come una ragazza giovane potessi rovinarsi. Di cosa mi sarei dovuta ricordare della mia adolescenza, una volta anziana? Dei pianti? O delle sigarette?

Volevo mettere fine a tutto ciò, a quel triste capitolo della mia vita, e volevo farlo con Andrea, iniziandone un altro più vissuto e sentito. A me non interessava quanto la felicità sarebbe durata, ma ero certa che con lui accanto era assicurata, e quello mi bastava per volerlo ad ogni costo.

Ad un certo punto il mio cellulare iniziò a squillare, portandomi ad andare a prenderlo. Aprii la chiamata, notando che non si trattava di un numero registrato.

“Giulia, giusto? Sono Edoardo, il migliore amico di Andrea. So che avete litigato e immagino che tu non abbia nessun elemento per rintracciarlo, perciò volevo darti il suo indirizzo, il suo numero e quello che ti serve” spiegò, illuminandomi direttamente.

“Oh mio Dio, sei un angelo per caso? Non ci credo, grazie mille, sei unico.. cazzo, non riesco a crederci. Vai, dimmi pure, mi annoto tutto” lo incitai a continuare.

“Abita a Verona, Via Quattro Spade. Non so il numero, mi spiace. Il suo numero è **********. Cos'altro ti serve?” chiese, mentre io con penna e foglio tentavo di preparare tutto il necessario per sistemare le cose.

“Voglio solo sapere quando sarà a casa sua” risposi.

“È diretto verso Gela, dai suoi genitori. Lo chiamerò e ti informerò il prima possibile” affermò, rattristendomi un po', sopratutto perchè immaginavo l'inferno che sarebbero state le giornate prima di rivederlo.

“Uhm, capisco. Grazie mille, sul serio, non so come farei senza il suo aiuto” lo ringraziai nuovamente.

“Ma una cosa la so, domani sera ha una serata a Pescara, dove credo di andare. Potrei accompagnarti e poi aiutarti ad incontrarlo, che ne dici?” propose.

“Non so che scusa potrei usare per i miei genitori, dovrei passare la nottata fuori e loro non sono molto favorevoli a questo genere di uscire. Ma, sai una cosa? Non me ne frega un cazzo dei miei. Domani ci sono” annunciai sicura di me.

Niente poteva impedirmi di prendere la persona che amavo, nemmeno i miei genitori, lui non si era fermato agli ostacoli che gli avevano impedito di vedermi, e lo stesso avrei fatto io. A costo di scappare di casa, io sarei andata da lui.

“Perfetto! Allora domani ti chiamo e ci organizziamo, okay?”

“Sì, certo”

A quel punto riattaccò, lasciandomi riflettere su cosa avrei fatto. Uno striscione era la soluzione giusta, nessuna lettera, gliel'avrei anche urlata se avesse voluto. Ora che avevo ritrovato la forza e la sicurezza, niente poteva dividerci.

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