Capitolo 4

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Stan, il lacchè di Tommo, emise un sonoro borbottio quando sentì che il padrone aveva acconsentito ad accompagnare sir Styles a Brighton.
Il capitano si fermò per inviare un messaggio a sua madre, per informarla di dove stava andando, mentre Harry affermò che sua zia immaginava già che si stesse recando a Brighton; quindi non era il caso di avvertirla.

Subito dopo si misero in viaggio, lasciandosi la città alle spalle e dirigendosi versa la campagna, con le sue colline lussureggianti e l'aria limpida. Nonostante tutto Tommo si rilassò, assaporando il calore del sole e il piacere di sedere accanto al bellissimo diamante.
I capelli ricci castani che sfuggivano dal cappello di paglia bianca erano come raggi di sole, e i suoi occhi verdi parevano riflettere il colore di campi. L'aria fresca aveva arrossato un po' le sue guance, e Tommo pensò che non l'aveva mai visto così radioso.
Qualsiasi uomo sarebbe stato colpito dalla sua bellezza, si disse, anche se lui apprezzava tutto ciò che l'altro disprezzava.
Essere alla moda, in vista, aver successo in società... Lui perseguiva gli stessi valori che aveva nutrito lo zio di Tommo, che lui aveva odiato così tanto. Lo zio aveva dato a suo padre la canonica di Bidenscourt, e poco altro, e solo per evitare la disapprovazione sociale. Ora però lo zio e il cugino erano morti, e il padre aveva ereditato il titolo di conte, che poi sarebbe passato a lui.

<<È bello qui!>> esclamò sir Styles nello stesso tono che usava nei salotti, e lui non vide ragione di rispondere.
<<Siete mai stato a Brighton, capitano?>>
<<Sì.>>
I suoi occhi verdi scintillarono. <<Davvero?>>
Lui preferì non dirle che aveva presenziato in alta uniforme al ricevimento del Principe Reggente.
Harry sospirò. <<Io non ci sono mai stato. È un bel posto?>>
<<Qualcuno direbbe di sì.>> Lui tenne gli occhi sulla strada, aggiungendo con sarcasmo: <<Immagino che stiate andando là in cerca di marito>>.
<<Infatti>> ammise lui con voce sottile.

Uomo frivoloTommo si congratulò con se stesso per non essere caduto vittima del suo fascino, come molti uomini facevano. Lui voleva sposarsi solo per essere alla moda nel bel mondo
Poi il momento di disappunto passò e scoppiò a ridere.
<<Che cosa vi diverte?>> volle sapere subito l'altro.
Gli lanciò un'occhiata, cercando di controllarsi. <<Niente di importante.>>
Non poteva dirgli che si era improvvisamente reso conto di quanto lo avesse stregato. Non lo stava accompagnando a Brighton? Era solo un altro stupido infatuato di lui.

<<Parlatemi di Brighton>> lo esortò Harry.
Dato che non poteva immaginare un altro modo per passare il tempo, Tommo lo accontentò, raccontandogli dell'azzurro del mare, della serenità dello Steyne, dell'opulenza del Padiglione del Mare. Lui ascoltava, facendo domande più perspicaci di quanto avrebbe potuto immaginare. Poi Harry gli sorrise, sollevando una mano per trattenere il cappello, la spalla che gli sfiorava il braccio ai sobbalzi del calesse. Il capitano si rese conto di sentirsi contento, quasi come se stesse accompagnando il suo fidanzato, invece del frivolo diamante della Stagione.

Dinanzi a loro la strada curvava improvvisamente e un boschetto di alberi nascondeva la vista. Tommo udì il corno e il rombo di una carrozza e rallentò i cavalli, ma come ebbe superato la curva una carrozza di posta piombò dritta verso di loro: era condotta da un giovanotto spericolato che guidava come un pazzo, come andava di moda in quel momento tra i giovani.

Tommo diresse freneticamente i cavalli sulla sinistra, tirando le redini per controllare il panico degli animali. Le ruote del calesse uscirono dal ciglio della strada, scivolando sul bordo fangoso. Nel passare oltre, però, la ruota posteriore della carrozza urtò il bordo del calesse, facendolo quasi rovesciare sul fianco. 
Harry fu sbalzato fuori dal sedile e cadde sull'erba, il cappello che volava via, e rotolò lungo la scarpata finché non si fermò contro il fondo sassoso. 
Apparentemente senza vita.

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