Capitolo 11

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~Amatemi soprattutto con questo capitolo!~

Tomlinson si maledisse. Che pazzia aveva fatto? Era stato a letto con l'altro, e aveva quasi dato sfogo alla sua lussuria mentre era addormentato. Gli aveva permesso di dormire, e lui stesso si era riposato al fianco al giovane.
<<Harry...>> Si girò, terrorizzato di trovarlo inconscio.
L'altro sedeva con gli occhi sbarrati. La treccia si era disfatta e i capelli d'oro gli ricadevano sulle spalle in riccioli scomposti. Il suo petto si sollevava ad ogni respiro, a malapena coperto dal lenzuolo che lui si teneva stretto, quel petto che lui ricordava di aver sentito sotto le dita, e che desiderava toccare ancora, assaporarlo,affondare in esso.

L'erezione gli premeva ancora dentro i calzoni, ben visibile agli occhi di Harry.
Si girò. Che razza di farabutto depravato era? Avrebbe dovuto tenerlo sveglio, non approfittarsi come un animale.
Non riusciva neppure a scusarsi. Che cosa poteva dire?

Dietro di lui, Harry prese un respiro irregolare e Tommo si azzardò a guardarlo.
<<Avete ancora mal di testa?>>
<<È sopportabile>> rispose il riccio abbracciandosi le ginocchia, piccolo e vulnerabile.
<<Ve la sentite di viaggiare?>> domandò lui.
Harry annuì.
<<Molto bene.>>

Louis si passò la cravatta intorno al collo e recuperò il panciotto dalla sedia. Abbottonandolo, cercò i suoi stivali e li calzò. Poi afferrò la giacca e si diresse verso la porta.
<<Manderò la moglie dell'oste con il vostro vestito.>>
Uscì e terminò di vestirsi nel corridoio, prima di scendere a cercare la locandiera.

Trascorse un'ora, il tempo occorrente per trovare Stan e dirgli di preparare il calesse, per mangiare qualcosa e bere un paio di boccali di birra. E infine per ricomporsi abbastanza da poterlo fronteggiare di nuovo.
La locandiera lo intercettò quando lasciò l'osteria.
<<Vostro marito è vestito e vi aspetta, povero agnellino.>>
Lui mormorò qualcosa e salì le scale. Quando aprì la porta della stanza, Harry era seduto sul letto. Il vassoio di cibo che gli aveva mandato sembrava intonso, e l'altro evitò di guardarlo in viso.
Il sangue gli defluì. <<Siete sicuro di poter viaggiare?>>
Il riccio annuì. <<Voglio andare a casa.>>
<<Non a Brighton?>>
<<A casa, ho detto.>>

Sembrava che dovesse scoppiare a piangere da un momento all'altro, e perché non avrebbe dovuto? Si era fidato di lui, e lui l'aveva trattato in modo abominevole.
Il cuore gli pulsava dolorosamente in petto mentre andava verso la finestra e poi si girava.
<<Sir Styles,io... non vi chiederò di perdonare il mio comportamento spaventoso. È... è imperdonabile.>>
L'interpellato distolse il viso e lui si irrigidì ancora di più.
<<Io vi ho profondamente compromesso, e l'onore richiede che faccia ammenda.>>

Era ancora più bello di come appariva nelle sale da ballo di Londra. Lui non desiderava altro che abbracciarlo di nuovo, baciare via la pena che gli aveva causato, e non permettere a nessun altro di fargli del male. Avrebbe fatto ammenda, giurò. Avrebbe dedicato tutta la sua vita a farlo.
<<Io vi sposerò>> gli disse un attimo dopo con decisione.

L'altro si girò di scatto, guardandolo come se l'avesse schiaffeggiato.

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