Capitolo 7

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Harry giaceva sui cuscini ad occhi chiusi, con l'impressione che decine di martelli l'avessero colpito in tutto il corpo - muscoli e ossa - e ora si fossero concentrati nella sua testa, che pulsava di dolore. Non riusciva a pensare con coerenza, ma Louis Tomlinson era ben presente nella sua mente. Aveva la deliziosa impressione che lui si fosse seduto sul suo letto, anche se la cosa non aveva senso.

Sorrise e si girò su un fianco, cercando di sfuggire al dolore.
<<Harry!>>
Aprì gli occhi. Tomlinson era a pochi centimetri dal suo viso, l'espressione severa. Doveva aver fatto qualche altra cosa che lui disapprovava. Come avrebbe voluto piacergli almeno un po'...
<<State sveglio, vi prego.>>

Dischiuse di nuovo gli occhi, ma il dolore gli trapassò le tempie. <<Dovete scusarmi, capitano. Mi sembra di avere un gran male alla testa.>>
Udì una risata gentile, poi le sue braccia lo circondarono sollevandolo a sedere contro i cuscini. E lui desiderò che non lo lasciasse più andare.

<<Aprite gli occhi, Harry!>>
Lui socchiuse un poco le palpebre. C'erano due capitani Tomlinson, ognuno con una tazza in mano.
<<Bevete un po' di tè.>>
Piego le labbra in un breve sorriso e i due capitani si fusero in uno. <<Grazie molte, ma non ho voglia di mandar giù nulla, al momento.>>
<<Bevete, su.>>

Gli portò la tazza alle labbra e lui si rese conto che poteva bere qualche sorso di tè continuando a tenere gli occhi chiusi. Anzi, forse poteva tornare a dormire...
<<Restate sveglio.>>
Sbatté le palpebre alcune volte e vide che sedeva sul letto accanto a lui reggendogli la tazza contro le labbra. Il resto della stanza, ancora confuso, gli era sconosciuto.
<<Capitano, non ho capito bene dove siamo.>>

Gli sorrise. Era così gentile!, pensò. <<Siamo in una locanda. Il calesse ha avuto un incidente e siete caduto.>>
La memoria gli tornò all'improvviso. Il suo bisogno di sposarsi al più presto, la visita di Grimshaw, l'arrivo inaspettato di Tomlinson... Poi la sua corsa a casa di Josh, e, la cosa più insensata di tutte, la sua insistenza per andare a Brighton. E adesso era solo con un uomo nella situazione più compromettente che si potesse immaginare.

Incrociò le mani sul petto. <<Dove sono i miei vestiti?>>
Il capitano si alzò dal letto. <<Si sono sporcati nella caduta. Dovevano essere ripuliti.>>
Lui si portò le mani al capo e trasalì. <<Ho i capelli scomposti!>>
Tommo si raddrizzò. <<Vi assicuro, sir Styles, che le mie intenzioni e il mio comportamento sono stati assolutamente onorevoli.>>
Harry lo guardò, anche se gli provocava dolore spingere lo sguardo così lontano. Lui era rigido e cupo e sentì il bisogno che gli sorridesse di nuovo,gli mormorasse parole gentili, altrimenti si sarebbe sentito intollerabilmente solo.

<<State tranquillo, non ci saranno conseguenze>> gli spiegò lui. <<Ho fornito nomi falsi e nessuno vi ha visto... a parte l'oste, sua moglie e il dottore che vi ha visitato.>>
Harry cercò di calmarsi: la cosa che temeva di più era che lui lo lasciasse di nuovo. Le lacrime gli bruciavano gli occhi e si passò freneticamente le dita tra i capelli nel tentativo di controllarsi.
Tomlison tornò ad avvicinarsi, lo sguardo morbido adesso. Prese una ciocca tra le dita. <<Volete che vi faccia la treccia?>>
Sopraffatto dall'effetto della sua vicinanza, lui poté soltanto annuire. L'altro gli sedette accanto, inebriandolo con il suo aroma maschile. Le sue dita passavano lievi tra i capelli, accarezzandolgli il capo, e un'improvvisa ondata di piacere lo avvolse a quel contatto.

<<Oh!>> esclamò all'improvviso.
Louis si fermò immediatamente. <<Vi ho fatto male?>>
<<No>> rispose lui, in un sussurro. <<Non mi avete fatto male. Tutt'altro...>>

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