Capitolo 8

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La treccia pareva di seta tra le dita di Tommo. Harry aveva lasciato scivolare la coperta lungo il corpo e lui era fin troppo consapevole che solo un sottile velo di mussola separava le sue dita dalla pelle nuda dell'altro.
Continuò a intrecciargli i capelli con destrezza.
<<Siete bravo>> sospirò lui estasiato. <<Portavate il codino come gli Ussari?>>
<<No, non è per quello.>> Lui fece uno sforzo per sembrare impassibile. <<Ma ho molte sorelle e non abbastanza domestici.>>
<<Quante sorelle avete?>>
<<Quattro. E tutte più giovani.>>

Harry sospirò di nuovo. <<Io non ho fratelli o sorelle, perciò mi è difficile immaginare come sia. Presumo che uno non sia mai solo.>>
<<Proprio così, raramente ci si sente soli.>>
Intanto Tommo finì la treccia. <<Ho bisogno di qualcosa per fermarla, oppure saremo presto daccapo.>>
<<C'è un nastro nella mia camicia>> lo avvertì lui. <<Ma non riesco a toglierlo.>>

Il nastro ornava il davanti della veste di mussola, e un pezzetto poteva essere sufficiente per fermare i capelli. Tommo gli porse la treccia e si voltò per prendere un coltellino dalla tasca della giacca. Quando si chinò su di lui, Harry allargò inavvertitamente la camicia, esponendo allo sguardo il suo petto nudo. Le mani gli tremavano mentre tagliava un pezzetto di nastro, e si augurò che l'altro non notasse l'effetto che quella vista gli aveva provocato.
Finalmente riuscì a fermare la coda e Harry si lasciò scivolare sotto le coperte.

<<Credo che dormirò un po', adesso.>>
<<Non dormite, Harry.>> Tommo lo sollevò di nuovo, tenendogli le mani sulle spalle per costringerlo a guardarlo. <<Dovete restare sveglio, lo capite?>>

Lui annuì e chiuse gli occhi, reclinando il capo in avanti.
<<Maledizione!>>
Lui lo sollevò dal letto e gli fece appoggiare i piedi a terra. <<Camminiamo, tesoro.>>
<<No>> gemette l'altro, ma lui sentì che cominciava a reagire.
<<Così, amore...>> lo incoraggiò.

Invece di camminare, l'altro gli passò le mani sul petto, poi gli circondò il collo con le braccia. Sopraffatto dal desiderio, lui lo afferrò alla vita, stringendolo a sé. La ragione volò via, mentre un istinto primitivo prendeva il sopravvento.
<<Toglietevi gli stivali>> mormorò lentamente Harry.
<<Gli... stivali?>>
<<Altrimenti disturberete la gente sotto, camminando avanti e indietro.>>
Lui rise per quella follia, pensando che Harry lo desiderava quando lui desiderava Harry.
Si tolse gli stivali e gli porse il braccio. <<Andiamo, Harry.>>

La camera era piccola, solo cinque o sei passi li separavano dalla parete di fronte. Fecero un percorso circolare intorno al letto e viceversa, ma presto il ricciolino socchiuse gli occhi e lui temette che si addormentasse.
<<Parlatemi>> gli ordinò subito in tono deciso.
<<Bene>> rispose l'altro assonnato. Mossero altri passi prima che si decidesse. <<Il tempo oggi è stato buono, vero?>>
<<Sì.>> Tommo stava recuperando un po' di controllo.
<<È molto meglio di quando piove, non siete d'accordo?>>
<<Sì, molto meglio>> convenne lui.
<<Credo che la primavera sia stata fresca. Forse anche l'estate sarà così.>>
Girarono e cambiarono direzione. <<Harry?>>
<<Sì, Louis?>>
Il suo cuore compì una capriola al modo in cui pronunciò il suo nome. <<Non avete altro di cui parlare, a parte il tempo?>>
Harry si fermò. <<Perché me lo chiedete?>>
Lui lo esortò a riprendere il cammino. <<Perché mi state facendo addormentare.>>

Harry rise, un suono musicale come quello che producevano le dita delle sue sorelle al pianoforte. <<Allora forse dovremmo dormire insieme.>>

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