Capitolo 16

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Quando il maggiordomo di Lord Rawley annunciò l'arrivo di Harry, nella sala da ballo calò un silenzio di tomba.
A testa alta, sir Styles avanzò verso Lord e Lady Rawley che davano il benvenuto agli ospiti. 
Nessuno dei due lo guardò negli occhi, mentre si inchinava. David Sloane, il figlio, un giovane affascinante che aveva circa la sua età, gli rivolse un sorriso di scusa per il comportamento dei genitori.

Il mormorio dei pettegolezzi gli ronzava intorno come uno sciame di api, e più di un ospite lo additò chiaramente.
Sarebbe sopravvissuto a quella sera, giurò lui, o almeno avrebbe finto di farlo. Le apparenze erano tutto.

Prevedendo di essere al centro dell'attenzione, si era vestito di blu, con un semplice nastro tra i capelli. L'effetto era di innocenza eterea, quasi virginale. 
<<Potremmo sederci su quelle sedie>> sussurrò zia Ellen, indicando delle poltrone in un angolo, vicino ai vasi di fiori.
<<Certo, andate a sedervi>> rispose Harry calmo. <<Io devo salutare alcuni amici.>>

Zia Ellen si ritirò nell'angolo e Harry si avvicinò a un gruppo di signori che solo due giorni prima gli si sarebbero affollati intorno, e che ora, vedendolo, si allontanarono da tutte le parti come perline che rotolavano via da una collana spezzata.
Harry era al centro della stanza, e dubitava di essersi mai sentito così solo, eccetto forse nel momento in cui il capitano Tomlinson aveva lasciato il suo letto. Un grumo gli si formò in gola, ma inghiottì e cercò di apparire sereno.

Un momento dopo Grimshaw entrò nella sala, fermandosi a cercarlo tra la folla. Lui continuò a sorridere indifferente. Forse Nick pensava che sarebbe andato a nascondersi: tutti lo pensavano. Ma lui rifiutava di vergognarsi del tempo che aveva passato con Tomlinson.

Grimshaw si mosse nella sala, fermandosi a chiacchierare con qualche gentiluomo di sua conoscenza, uno dei quali gli sorrise ammiccando. Non appena fu abbastanza vicino, Harry si diresse deciso verso di lui. Tutti gli occhi erano fissi su di lui, e lo sapeva.
<<Buonasera, Lord Grimshaw>> gli disse con voce chiara, conscio che tutti ascoltavano.
<<Spero che stiate bene, in particolar modo dopo quello spregevole pettegolezzo sul giornale di questa mattina.>>
Lui restò a bocca aperta.
<<Che ignobile scherzo>> proseguì lui adottando un'espressione indignata. <<Avete idea di chi potrebbe averlo fatto? Potrebbe essere la nostra rovina, se qualcuno vi prestasse fede. Ma nessuno ci crederà, non è vero?>>
Grimshaw arrossì, gli occhi colmi di rabbia.

Harry finse di accigliarsi. <<Credete che qualcuno ci stia forzando a sposarci? Chi potrebbe volerlo?>> Poiché intorno a loro si era fatto un silenzio in cui si sarebbe potuto sentire cadere uno spillo, Harry fu certo che la sua voce fosse stata udita ovunque.
<<Qualche squilibrato>> borbottò Grimshaw.
Poi si inchinò e si allontanò rapido, mentre la folla mormorava.

Harry sentì le ginocchia deboli. L'apparenza, si ricordò. Aveva dato l'idea di essere innocente e sperava che la gente le avrebbe creduto così prontamente come avevano creduto alla sua colpevolezza. Prese un respiro profondo. Sarebbe stato meglio andare a sedersi vicino a zia Ellen, adesso.

In quel momento vide Tomlinson, alto ed elegante nel vestito da sera.

Oh, mio Dio! Stava venendo dritto verso di lui.




Avrei voluto mettere ad inizio capitolo la foto carina di un cavallo galoppante in un campo di grano.
Poi ci ho ripensato.... Cosa mai avrei potuto trasmettere con un'immagine del genere? u.u

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