Lo psicologo

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La sera precedente non era stata certo una delle più belle. Per una volta che Lucy entrava nel ristorante dei suoi sogni, doveva scordarsi tutto e da quanto aveva capito, aveva anche fatto qualcosa di così brutto da non permettere più né a lei né alla sua famiglia di mettere più piede lì dentro. Inoltre quella notte Lucy non aveva dormito per niente bene, pensava troppo a quel che era diventata la sua vita
e a quella strana voce sentita al ristorante. Come suo solito fare, la mamna di Lucy piombò nella stanza urlando di alzarsi, non però con la stessa allegria della sera prima.

"Muoviti, dobbiamo andare in un posto..."
Disse la mamma con voce spenta.

Lucy non disse niente per non infastirla ulteriormente. Sì alzò e con un tocco magico si vestì. Dopo un po' le due uscirono di casa.

"Mamma..."
Disse Lucy sull'uscio della porta.

Sua mamma, già fuori, si voltò senza dire una parola.

"Dove stiamo andando?"

Lucy, nel vedere che sua mamma non le ripondeva, non la pressò nel darle la risposta.

"Va bene, non dirmelo, ma se stiamo andando nel Mondo Magico, potremmo teletrasportarci subito nel posto in cui andremo? Non mi va che l'intero paese mi veda..."

"Zitta e cammina..."
Ripose sua mamma.

Si diressero verso il portale.
Per le vie della Città delle Streghe, Lucy fece fatica a camminare, sentendosi addosso tutti gli sguardi degli altri e sentendosi al centro dei loro bisbigli. Si sentiva una poco di buono, un'emarginata, per un crimine che nemmeno ricordava di aver commesso. Finalmente arrivarono nel luogo destinato, davanti ad un edificio. Lucy noto una targetta sulla porta ma non fece in tempo a leggerla che la mamma le coprì gli occhi e la fece entrare insieme a lei.

"Non leggere..."
Le sussurrò la madre.

Lucy capì che sua mamma non voleva farle saperle dov'erano. Ma a che sarebbe servito? Una volta entrate Lucy lo avrebbe saputo. Forse non voleva farglielo sapere prima di entrare per impedirgli di scappare.

Una volta entrate, Lucy vide un paio di persone sedute ad aspettare chissà cosa. Quelle persone non sembravano però tanto normali. Uno continuava a parlare da solo dicendo cose senza senso, l'altro aveva lo sguardo fisso nel vuoto e poi c'era una ragazza con addosso un sacco di croci e agli. Tutti e tre accompagnati da qualcuno sano di mente, che appena videro Lucy, fecero una smorfia di disgusto. Sicuramente l'avevano riconosciuta, anche perché il suo non è un volto sconosciuto e la città non è poi così grande.

Lucy e la madre si sedettero vicino alla ragazza tutta croci e agli, che si mise a sclerare.

"Non mi toccheranno mai! Non possono farlo! Sono protetta! Non possono farmi niente! Ah ah ah!!!! Alla faccia vostra vampiri!!!"

Lucy, scioccata dal volto maniacale della ragazza, rivolse lo sguardo agli altri due e poi chiese alla madre, un po' ironicamente:

"Questo...è un manicomio?"

La madre la guardò e ripose:

"No, siamo dallo psicologo..."

"Cosa!? Mi hai portato dallo psicologo!?"

"Me lo hanno consigliato...e poi, è la cosa giusta."

"Ma mamma! Credi che sia malata di mente?"

Sua madre non rispose.
Uscì lo psicologo a controllare chi ci fosse e fece entrare per prima il ragazzo che fissava nel vuoto. Dopo ne uscì più stordito di prima ed entrò il secondo ragazzo, e per ultimo la ragazza. Una volta usciti sembrava che fossero guariti, ma sembravano anche storditi ed erano tranquilli, un po' troppo tranquilli.

Toccò a Lucy. Sua madre restò fuori perché non poteva entrare.

"Sua figlia uscirà da qui guarita, signora!"
Le aveva detto l'uomo.

Lo psicologo fece sedere Lucy su una sedia la centro della stanza.
Dopodiché iniziò a girarle intorno e a parlarle.

"So benissimo chi è lei, la signorina Lucy Ambler. Chi non la conosce...soprattutto per quello che ha fatto a una sua compagna..."

"Ma io non..."

"Zitta! Parlo io!"

Lo psicologo si sedette.

"Ma non dovrei sdraiarmi su un lettino come è solito fare? Così sembra che mi stia facendo un interrogatorio!"

"Sarà solito fare così da dove viene lei, e poi questo è un interrogatorio!"

"Come!?"

Lo psicologo si avvicinò di scatto a Lucy e la guardò negli occhi.

"Parla! Da dove vengono questi tuoi istinti omicidi? Ti è successo qualcosa da piccola? Eri gelosa delle bambole altrui? O forse eri invidiosa di questa tua compagna?"

"Ma, no! Non sono mai stata invidiosa di niente e di nessuno e la smetta di fare così perché mi sta seriamente spaventando!"

Lo psicologo si rimette a sedere.

"Dimmi, Lucy. Lei in questo momento avrebbe voglia di uccidermi?"

"Ma che dice? Ho soltanto voglia di andarmene e farei qualsiasi cosa per poterlo fare adesso!"

"Ah ah! Quindi anche uccidermi! Lei ha un' indole assassina, ma stia tranquilla adesso passerà tutto...mi guardi fisso negli occhi..."
Disse l'uomo guardandola e muovendo le mani.

"No! Aspetti! Le giuro che non ho istinti omicidi! Ultimamente stanno accadendo cose troppo strane e di cui non mi ricordo ma...l'ultima volta che è successo qualcosa ricordo di aver sentito una voce nella mia testa..."

Lo psicologo si interruppe.

"Quindi senti anche le voci ragazzina! Sei una pazza completa! Ora guardami negli occhi però!"

Lucy aveva intuito quel che lo psicologo voleva farle. Probabilmente l'avrebbe ipnotizzata e sarebbe uscita da lì stordita come le altre tre persone. Non sopportando più quel clima teso, Lucy si alzò e scappò via, venendo bloccata dall'uomo.

"No! Mi lasci!"

Lucy riuscì a liberarsi e corse, uscì dallo studio, in strada e continuò a correre. Corse verso le porte della città mentre sua madre le gridava dietro. Lucy uscì dalla città e continuò a correre con un unico desiderio: quello di stare finalmente un po' in pace.

Lucy e la perla maledettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora