All'istituto per non vedenti mi hanno insegnato a camminare come un cieco, a leggere e scrivere come un cieco, a lavarmi come un cieco ...
Mi hanno insegnato tutto, mi hanno insegnato come esistere, ma non mi hanno insegnato come vivere.
Avrei voluto nascere più forte, così da poter sopportare tutto questo, ma non ce la faccio.
Ricordo perfettamente quel lontano giorno in cui per l'ultima volta una lacrima salata attraversò la mia guancia.
Ricordo come si fermò al mento e che non l'asciugai, la lasciai lì.
Abbandonata al suo destino.
Come me.
Consapevole di star per morire di qualcosa che non è una vera morte, ma molto peggio.
Avevo 14 anni e mi sono svegliata in un letto d'ospedale, scoprendo di essere orfana e cieca.
Ho fissato un punto, nel vuoto.
«Non ci vedo più» - dissi.
E apatia totale.
Nessuna emozione.
Quella lacrima cadde lentamente sulle lenzuola fredde dell'ospedale e io non dissi più nulla.
Non parlai per giorni.
Non piansi mai più.
Prima, come tutte le adolescenti, ero folle.
Non avevo un carattere facile per niente.
Ero testarda, irascibile, impulsiva e vendicativa.
Ma anche una come me aveva degli amici.
Non rido da allora, ma ricordo il suono della mia risata.
Buffa, chiassosa e assolutamente contagiosa.
Attaccava una a ridere e partiva una catena di risate assurde.
Io sembravo un misto tra una foca, un maiale e una iena.
Ero felice.
Anche se non sapevo di esserlo.
Avevo tutto.
Una famiglia felice e ricca, che mi amava e amavo.
Sono tutti morti.
Mamma.
Papà.
La mia sorellina ... Aurora.
Non c'è alba senza aurora, ma ci sono io senza mia sorella.
Non meritava di morire.
Era troppo piccola, troppo innocente.
Non imparerà mai a dire il mio nome.
Non imparerà mai a camminare.
Ad andare in bici.
A guidare.
Non si innamorerà.
Non darà mai il suo primo bacio.
Non invecchierà.
E io non potrò vederla mai più, neppure in foto.
Mi ritrovo all'età di 18 anni tremendamente sola.
Tutta l'eredità dei miei genitori è andata a me.
Sono ricca, ma non potrò mai farne niente di tutti questi soldi.
Vivo in una villa così grande da sentirmi soffocare.
A tenermi compagnia c'è una dolcissima signora di mezz'età, Carmen.
Lei mi fa sentire meno sola.
Meno ... diversa.
All'inizio dipendevo completamente da lei, adesso più che una badante è una seconda mamma.
Non so che farei senza di lei ...
Non ho nessun altro.
Non ho più amici.
Vorrei poter dare la colpa a loro, vorrei poter dire che mi hanno abbandonata, ma non è così.
Sono stata io ad allontanarli.
Non avrei sopportato altra pietà.
È brutto da sentire, ma sto solo aspettando di morire.
Nessuno è riuscito a farmi sentire meglio, a guarirmi, se "guarire" è il termine corretto.
Non curerei neppure il mio aspetto se non fosse per Carmen.
Prima mi ricordo che ogni mattina, prima di andare a scuola, stavo a lungo davanti allo specchio per vedermi carina.
Mi sentivo dire di essere bella, ma non mi ci sentivo mai.
Ho gli occhi blu di mia madre, i capelli nero corvino di mio padre.
Adesso anche i miei occhi così luminosi sono nascosti dietro degli occhiali neri.
Nero.
Nero.
Nero.
È sempre stato una condanna.
Solo ora mi rendo conto che il nero mi è sempre appartenuto.
Fin da quando sono nata.
E adesso si è impossessato di me.
Si è impossessato della mia vista.
Si è impossessato della mia vita.SPAZIO AUTRICE.
Un grande abbraccio a chi sta leggendo💗
GRAZIE GRAZIE GRAZIE.
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Alba
RomanceCiao, mi chiamo Alba. Alba... Come l'alba che vorrei rivedere, ancora una volta, in riva al mare. Vorrei godermela nell'assoluto silenzio, ammirando il sole baciare il mare, il cielo prendere colore, il vento muovere le onde. E invece intorno a me...