Capitolo 23- Risveglio

58 9 5
                                    

Un tubo attaccato alla gola.
Apparecchi che suonano al ritmo del mio battito cardiaco.
Due bende sui miei occhi.
Sento un fastidio alla gola e una terribile nausea.
Mi abbandono a cadere in un sonno leggero, finché prendo quasi totalmente coscienza e realizzo di essermi svegliata dall'anestesia.
Questo significa che l'intervento è finito.
Dove sono i dottori?
Cerco di sollevarmi a sedere e tocco con delicatezza le bende.
Quando le toglierò scoprirò se l'intervento ha funzionato o no.
Chissà quando potrò farlo...
«Signorina!»
Distolgo la mente dai miei pensieri e mi riappoggio a letto.
«Come si sente?»
«Bene.» - mento sorridendo.
Ho la testa che mi sta per scoppiare.
L'infermiera mi consiglia di rilassarmi e così continuo a riposare.
Non ho idea di quello che stia succedendo in camera, sento solo di essere liberata da tutti quegli apparecchi fastidiosi.

«Alba!» - mi chiamano in coro Alba e Riccardo.
Rivolgo loro un sorriso sincero e mi lascio abbracciare.
«Come stai?» - mi chiede Carmen tenendomi per mano.
«Beh, sono stata meglio. L'anestesia fa schifo come mi aspettavo, ma non vedo l'ora di togliere queste inutili bende e vedere quanto tu sia invecchiata.» - rispondo ridendo.
«Gli uomini mi fanno ancora la corte, mia cara!» - risponde facendo la finta offesa.
Sorrido e mi giro a cercare la presenza di Riccardo.
«Alba.» - mi chiama alla mia sinistra con un tono dolce.
«Riccardo.» - rispondo cercando di nascondere il sorriso che mi nasce spontaneo a sentire la sua voce.
«Vi lascio soli.» - dice Carmen con un tono malizioso.
Rido e mi sento le guance andare pian piano a fuoco.
«Hai tanto dolore?»
«Un po'.»
Lo sento prendere una sedia e posizionarla accanto al mio letto.
Mi accarezza le tempie, la fronte e i capelli con un tocco delicato.
Respiro profondamente godendomi ogni istante in cui le sue dita vengono a contatto con un centimetro della mia pelle.
«Mi mancano i tuoi occhi.» - rompe il silenzio dopo qualche minuto intrecciando lentamente la sua mano alla mia.
«Io vorrei vedere i tuoi.»
Non parliamo più, ma Riccardo continua ad accarezzarmi dolcemente canticchiando sottovoce.
Sento qualcosa allo stomaco e ancora una volta giustifico a me stessa le sensazioni che mi fa provare: sarà l'effetto dell'anestesia.
Ma lui non è un'anestesia, anzi.
Al contrario.
È come se la mia vita fosse stata una continua anestesia e Riccardo la causa del mio risveglio.

Alba Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora