Capitolo 16- Medico

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Entro in casa, chiudo il portone e mi dirigo in camera silenziosamente.
«Alba!»
«Carmen. Ehm, eccomi.»
«Che hai?!» - si allarma.
«Niente ... sono solo un po' stanca.»
La verità è che sono tremendamente scombussolata dalla situazione.
Un attimo prima sono chiusa nella mia camera a fare la depressa e subito dopo sono fuori a ridere e scherzare con un ragazzo qualsiasi.
Okay, non è proprio un ragazzo qualsiasi.
Forse dopo tanto tempo mi sto facendo finalmente un amico.
Tuttavia la paura di essere trattata in modo diverso per via del mio difetto persiste. In altre parole, non vorrei che stia con me solo perché gli faccio pena o cose simili.
Entro in camera e mi sdraio sul mio letto matrimoniale.
Sono le 15:00.
Vado in bagno e mi sciacquo gli occhi che iniziano a bruciare un po' di più.
Mentre faccio versi di lamento arriva alle mie spalle Carmen.
«Che succede?!»
«Ehm ... no, niente.» - dico forzando un sorriso.
«Alba!»
«Mi bruciano leggermente gli occhi, ma non ti preoccup...»
«Davvero?!» - mi interrompe.
«Stai tranquilla, sul serio!»
«Non se ne parla!»
«Carmen, cosa potrebbe succedermi? Sono già cieca. La situazione dei miei occhi non può peggiorare, non credi?»
«Ciò non toglie che non è normale. Non vai dal medico da tantissimo tempo, Alba!»
«Ho 18 anni. Decido io cosa fare o meno.»
«Hai 18 anni, ma sei ancora una stupida bambina!» - mi urla.
«Una stupida bambina?! Io?! Non tu, che piangi per ogni singola cazzo di cosa? Dovresti darmi forza, invece me la togli.»
Esco dal bagno scontrandomi con la sua spalla e corro verso le scale.
Mi dirigo verso il giardino e mi siedo su una panchina.
Respiro profondamente per calmarmi e mi mordo le labbra, come ogni volta che mi innervosisco.
«Alba...»
È ancora qui?!
«Che vuoi?»
«Scusami...»
Ecco, come al solito io faccio la dura più di lei e lei viene a chiedermi scusa.
E a me fa pena.
«Nessun problema.»
«Andresti dal medico? Se non per te, per me?»
Sospiro profondamente e mi metto la testa tra le mani.
«Va bene. Ma dopo oggi, se è tutto nella norma, non andrò dal medico mai più.»
«Perfetto! Andiamo?»
«Cosa? Adesso?»
«Sì, adesso. Gli ho già chiamato.»
«Ma tu sei pazza!»
«Prima andiamo, prima torniamo!»
«E andiamo, dannazione.»
E così sono sulla macchina, in direzione medico.
«Quanto ci vuole?» - chiedo disperata.
«Tu e la pazienza non potete proprio stare insieme!»
«Già.»
Sbuffo esasperata e metto le braccia conserte facendo il broncio, proprio come una bambina.
Dopo una ventina di minuti passati fra lamentele varie, eccoci.
«Cerca di non fare l'antipatica. È un nuovo medico, viene dall'estero.»
«Sì!»
«Ah e Alba...»
«Cosa c'è ancora?!»
«Dobbiamo aspettare il nostro turno.»
«Cosa?! No!»
«Mi hanno riferito che oggi non c'erano molte persone...»
«Ma che palle!»
«Alba, questo gergo!»
«Gnegnegne.»
Ci sediamo in sala d'attesa e più passa il tempo più penso che morirò qui dentro.
«Signorina Rudd.»
Alleluia!
«Salve.» - saluto entrando.
«Accomodatevi, prego.» - dice una voce  maschile.
«Chi è Alba?»
«Sono io.» - dico.
«Ciao bellissima.»
Ma sul serio?
Sforzo un sorriso e agito le gambe nervosa.
Quando finisce tutto questo?
«Come va?»
«Bene.» - rispondo fredda.
«Ci vedi?» - mi chiede.
«No.» - rispondo stranita.
«Allora non va molto bene, non credi?»
È serio?
«Vieni siediti qui.»
Questo è un povero idiota.
«Apri gli occhi e guarda  in alto.»
Faccio come mi dice.
«Da quanto sei cieca?»
«Quattro anni. Incidente stradale.»
«Sì, ho letto la tua cartella clinica. Hai fatto qualche intervento?»
«No.»
«Perché no?»
«Il primo anno abbiamo girato un po' per tutta Italia, ma non c'è mai stato niente da fare.»
«Nessun intervento che possa aiutarti dici?»
«Esatto.»
«E se ti dicessi che c'è?»

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