Capitolo 18- Nuvole

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Analizziamo le opzioni.
Non facendo l'intervento continuerei a vivere da cieca col pensiero fisso che forse avrei potuto riacquistare la vista se avessi scelto diversamente.
Facendo l'intervento sarò piena di speranze e se andasse bene potrei tornare a vedere; se andasse male resterei comunque cieca.
Non ho davvero niente da perdere, a parte il fatto che mi distruggerei psicologicamente.
«Alba, è stupendo! Tornerai a vedere, ti porterò a fare un viaggio ovunque vorrai, vedremo i mari e i paesaggi più belli, resteremo svegli a guardare il mondo tutta la notte... Alba, sarà bellissimo!»
Parla come se fossimo sposati da anni, eppure la sola idea mi eccita da morire.
«Devo dirlo a Carmen, così chiama il chirurgo.» - dico esitando.
Non sono ancora pienamente convinta, ma voglio trovare la forza.
Io devo vedere.
In un nanosecondo Riccardo si fionda verso le scale e lo sento parlare (urlare) con Carmen.
Sento quattro gambe salire velocemente le scale e invadere la mia camera.
«Alba! Riccardo mi ha detto la verità? Vuoi davvero fare l'intervento?!»
«Sì. Niente domande, prima che ricambi idea.»
«Chiamo subito il dottore!»
E corre via.
Mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi.
Non posso che inevitabilmente pensare alla scena che mi aspetterà.
Occhi chiusi.
Occhi aperti.
E poi due porte.
Due strade.
Due vite diverse.
Cosa mi aspetta?
Respiro profondamente cercando di pensare positivo, ma non troppo.
Voglio pensare che potrò tornare a vedere, ma allo stesso tempo non voglio illudermi.
Cinque possibilità su cento sono poche. Pochissime.
Sento il letto muoversi e capisco che Riccardo si è seduto sul letto.
Mi concentro sui miei sensi.
È assurdo come la mancanza della vista mi abbia permesso di sviluppare così intensamente l'udito e l'olfatto.
Sento il calore di Riccardo sempre più intenso, sinonimo che si sta avvicinando leggermente. Al momento è un metro e mezzo alla mia destra.
Sento il suo profumo, non artificiale, ma della pelle.
Il suo respiro era regolare, adesso avvicinandosi si sta facendo via via più incalzante.
Un movimento vicino.
È la sua mano, che piano piano si appoggia al mio viso e me lo accarezza dolcemente.
La sua mano è grande e calda.
Alcune dita sono leggermente ruvide, sicuramente per via della chitarra.
Le immagino muoversi armoniosamente sul pianoforte.
Continua ad accarezzarmi anche sul collo e il mio corpo ne risente, riempiendosi di brividi.
«Riccardo?» - sussurro.
«Dimmi.»
«Dentro la cabina armadio, in un angolo ... c'è il mio pianoforte sotto un telo nero. Ce la fai a portarlo qui e a metterlo al suo vecchio posto?»
«Per favore.» - aggiungo.
«Ehm, certo.»
«Sento diversi rumori, via via più vicini, per qualche minuto. Poi finalmente sento Riccardo arrivare nella camera.
«Mettilo verso la finestra, non molto lontano dall'angolo.»
La mia camera è enorme.
C'è un grande letto matrimoniale, che tra parentesi è la cosa che più amo eccetto il pianoforte.
Questo stava esattamente dove ho chiesto a Riccardo di spostarlo.
Verso la finestra.
È bianco e a coda.
Suonavo ogni giorno, guardando verso l'immensa finestra che da sul cielo.
Le mie melodie erano sempre in armonia col cielo.
Se era azzurro, una musica serena.
Se era grigio e nuvoloso, una musica triste.
Se era tempestoso con lampi e tuoni, una musica forte.
All'alba suonavo le mie canzoni preferite.
Infondo l'alba mi appartiene e mi sentivo libera di essere me stessa.
Nel resto della camera c'è una grande libreria che copre tutta la parete a sinistra del letto.
Poi una semplice scrivania con sedia, in cui mi sedevo e mi dedicavo a scrivere qualche poesia o a disegnare qualcosa.
Infine mie foto da bambina e con la mia famiglia.
Desidero ardentemente vederle, anche se sarebbe una trafitta al cuore.
«Fatto.» - mi informa Riccardo.
«Suoneresti per me?» - gli chiedo cercando di usare un tono più sicuro possibile.
«Certo. Ammira, Alba! Concerto di Riccardo!»
Inizia a suonare.
Dalle prime note riconosco subito la musica.
«Nuvole bianche di Ludovico Einaudi.» - dico sottovoce non volendo rompere l'atmosfera.
Penso alle nuvole nel cielo.
Penso a quando da bambina giocavo a cercare di indovinare le forme delle nuvole.
Penso a come saranno bianche in queste giornate calde d'estate.
Penso a come scuriscono prima di piovere.
Penso a come diventano colorate di rosso, arancione, rosa, viola ... durante il tramonto.
Penso, penso ... ed è come se vedessi.
Mi addormento così, sognando cieli nuvolosi e dolci melodie di pianoforte in sottofondo.

SPAZIO AUTRICE
Ho subito aggiornato di nuovo appena tornata a casa perché non potevo che farlo dopo il caloroso affetto che mi dedicate!
Grazie mille!!

Aspetto STELLINE e COMMENTI per continuare!

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