Analizziamo le opzioni.
Non facendo l'intervento continuerei a vivere da cieca col pensiero fisso che forse avrei potuto riacquistare la vista se avessi scelto diversamente.
Facendo l'intervento sarò piena di speranze e se andasse bene potrei tornare a vedere; se andasse male resterei comunque cieca.
Non ho davvero niente da perdere, a parte il fatto che mi distruggerei psicologicamente.
«Alba, è stupendo! Tornerai a vedere, ti porterò a fare un viaggio ovunque vorrai, vedremo i mari e i paesaggi più belli, resteremo svegli a guardare il mondo tutta la notte... Alba, sarà bellissimo!»
Parla come se fossimo sposati da anni, eppure la sola idea mi eccita da morire.
«Devo dirlo a Carmen, così chiama il chirurgo.» - dico esitando.
Non sono ancora pienamente convinta, ma voglio trovare la forza.
Io devo vedere.
In un nanosecondo Riccardo si fionda verso le scale e lo sento parlare (urlare) con Carmen.
Sento quattro gambe salire velocemente le scale e invadere la mia camera.
«Alba! Riccardo mi ha detto la verità? Vuoi davvero fare l'intervento?!»
«Sì. Niente domande, prima che ricambi idea.»
«Chiamo subito il dottore!»
E corre via.
Mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi.
Non posso che inevitabilmente pensare alla scena che mi aspetterà.
Occhi chiusi.
Occhi aperti.
E poi due porte.
Due strade.
Due vite diverse.
Cosa mi aspetta?
Respiro profondamente cercando di pensare positivo, ma non troppo.
Voglio pensare che potrò tornare a vedere, ma allo stesso tempo non voglio illudermi.
Cinque possibilità su cento sono poche. Pochissime.
Sento il letto muoversi e capisco che Riccardo si è seduto sul letto.
Mi concentro sui miei sensi.
È assurdo come la mancanza della vista mi abbia permesso di sviluppare così intensamente l'udito e l'olfatto.
Sento il calore di Riccardo sempre più intenso, sinonimo che si sta avvicinando leggermente. Al momento è un metro e mezzo alla mia destra.
Sento il suo profumo, non artificiale, ma della pelle.
Il suo respiro era regolare, adesso avvicinandosi si sta facendo via via più incalzante.
Un movimento vicino.
È la sua mano, che piano piano si appoggia al mio viso e me lo accarezza dolcemente.
La sua mano è grande e calda.
Alcune dita sono leggermente ruvide, sicuramente per via della chitarra.
Le immagino muoversi armoniosamente sul pianoforte.
Continua ad accarezzarmi anche sul collo e il mio corpo ne risente, riempiendosi di brividi.
«Riccardo?» - sussurro.
«Dimmi.»
«Dentro la cabina armadio, in un angolo ... c'è il mio pianoforte sotto un telo nero. Ce la fai a portarlo qui e a metterlo al suo vecchio posto?»
«Per favore.» - aggiungo.
«Ehm, certo.»
«Sento diversi rumori, via via più vicini, per qualche minuto. Poi finalmente sento Riccardo arrivare nella camera.
«Mettilo verso la finestra, non molto lontano dall'angolo.»
La mia camera è enorme.
C'è un grande letto matrimoniale, che tra parentesi è la cosa che più amo eccetto il pianoforte.
Questo stava esattamente dove ho chiesto a Riccardo di spostarlo.
Verso la finestra.
È bianco e a coda.
Suonavo ogni giorno, guardando verso l'immensa finestra che da sul cielo.
Le mie melodie erano sempre in armonia col cielo.
Se era azzurro, una musica serena.
Se era grigio e nuvoloso, una musica triste.
Se era tempestoso con lampi e tuoni, una musica forte.
All'alba suonavo le mie canzoni preferite.
Infondo l'alba mi appartiene e mi sentivo libera di essere me stessa.
Nel resto della camera c'è una grande libreria che copre tutta la parete a sinistra del letto.
Poi una semplice scrivania con sedia, in cui mi sedevo e mi dedicavo a scrivere qualche poesia o a disegnare qualcosa.
Infine mie foto da bambina e con la mia famiglia.
Desidero ardentemente vederle, anche se sarebbe una trafitta al cuore.
«Fatto.» - mi informa Riccardo.
«Suoneresti per me?» - gli chiedo cercando di usare un tono più sicuro possibile.
«Certo. Ammira, Alba! Concerto di Riccardo!»
Inizia a suonare.
Dalle prime note riconosco subito la musica.
«Nuvole bianche di Ludovico Einaudi.» - dico sottovoce non volendo rompere l'atmosfera.
Penso alle nuvole nel cielo.
Penso a quando da bambina giocavo a cercare di indovinare le forme delle nuvole.
Penso a come saranno bianche in queste giornate calde d'estate.
Penso a come scuriscono prima di piovere.
Penso a come diventano colorate di rosso, arancione, rosa, viola ... durante il tramonto.
Penso, penso ... ed è come se vedessi.
Mi addormento così, sognando cieli nuvolosi e dolci melodie di pianoforte in sottofondo.SPAZIO AUTRICE
Ho subito aggiornato di nuovo appena tornata a casa perché non potevo che farlo dopo il caloroso affetto che mi dedicate!
Grazie mille!!❤Aspetto STELLINE e COMMENTI per continuare!❤
STAI LEGGENDO
Alba
RomanceCiao, mi chiamo Alba. Alba... Come l'alba che vorrei rivedere, ancora una volta, in riva al mare. Vorrei godermela nell'assoluto silenzio, ammirando il sole baciare il mare, il cielo prendere colore, il vento muovere le onde. E invece intorno a me...