There's an echo pulling out the meaning
(C'è una eco che estrae il significato )Rescuing a nightmare from a dream
(recupera un incubo da un sogno )The voices in my head are always screaming
(le voci nella mia testa urlano sempre )That none of this means anything to me
(che niente di tutto questo ha un senso per me)Guardava il paesaggio che si apriva davanti ai suoi occhi, trovandolo monotono e noioso.
Alla radio trasmettevano una vecchia canzone jazz, che stava riempiendo l'abitacolo, sintonizzandosi sui suoi stessi pensieri.
Annoiata spostò lo sguardo su Rouvin, costatando i lineamenti rilassati e il leggero sorriso che gli increspava le labbra mentre guidava.
Come faceva ad essere così tranquillo?
Eva se lo chiese più volte torturandosi le mani per l'agitazione.
Da quando erano usciti di casa, con le valigie già pronte e i genitori lasciati in un mare di lacrime, si era accorta che aveva un groppo in gola.
Un brivido di freddo continuava ad attraversarle il corpo, chiudendole nel contempo lo stomaco.
No, non era per niente calma.
Si poteva notare dal tremolio delle mani, e dal continuo agitarsi del corpo, ma non dagli occhi. Quelli rimanevano pozzi senza tempo, con niente che intaccasse quella mite perfezione.
Rouvin accorgendosi di questi particolari spostò lo sguardo sulla sorella, che si era accucciata sul sedile, nascondendo il naso all'interno del maglioncino di lana, che ostinatamente continuava a portare nonostante il tempo abbastanza caldo.
-Dovresti rilassarti Ev, non sarà così terribile- disse lui riconoscendo dove erano diretti i pensieri della sorella.
Lei alzò la testa, e con calma si portò una ciocca scura dietro l'orecchio.
Rou sorrise, pensando che quella ragazzina avrebbe sicuramente animato quell'anno all'Istituto con l'anima infuocata che si ritrovava.
Si chiedeva spesso che profumo avesse la sua anima, e quale odore riuscivano a percepire gli emerald che lui non poteva sentire.
-Sono passati tre anni Rou, è normale che io sia agitata- disse quella aggrottando le sopracciglie scure.
-Sai, papà ha sempre detto che saresti stata fenomenale come amethyst, e che avresti amato l'Istituto-
Un leggero sorriso illuminò il viso pallido di Eva, ricordando il padre topaz che con orgoglio gli raccontava le sue avventure durante quegli anni. L'Istituto era stato per lui come una casa, e lei era sicura che lo sarebbe stata anche per lei.
-Papà si monta un po' troppo la testa. Ti ricordi l'anno scorso, quando per sbaglio ho fatto un illusione alla mente della vicina? Ha creduto per almeno dieci minuti di essere una gallina- esclamò con una smorfia.
Non era un bel ricordo, o per lo meno non lo erano state le urla di sua madre.
-Sì, quella vecchia strega se ne andava in giro cercando di beccare la terra. Un episodio memorabile- disse Rou ridendo.
Eva si esibì in un lamento sconsolato, appoggiando la testa allo schienale.
-Sono un disastro!-
-Datti tempo, ancora non è nemmeno iniziato l'anno. Vedrai che riuscirai a controllare i poteri di illusionista-
Lui la faceva facile, era un topaz, e per quanto dovesse utilizzare anche lui l'energia illusoria, il suo potere era quello di curare ferite.
Il suo era invece quello di incantare la mente delle persone tramite i suoi occhi violetti, una cosa abbastanza complicata a detta sua.
Per tutta risposta Rou ottenne soltanto una smorfia, che andò ad intaccare i lineamenti fanciulleschi della sorella.
-Comunque quando arriveremo ti farò conoscere i miei amici- concluse lui.
Eva d'un tratto si fece interessata, spostando lo sguardo di un lilla liquefatto sul volto abbronzato del fratello.
-Quindi finalmente conoscerò questi fantomatici amici di cui parli sempre- disse sprezzante, forse gelosa del rapporto che avevano con il fratello.
Da quando tre anni prima Rouvin aveva iniziato l'Istituto, aveva spesso sentito parlare dei gemelli Mallory, di Leonius, e delle due ragazze popolane.
Da quel che si ricordava prima che si trasferisse, sapeva chi era Xavier Leonius ed Anne O'Donnald, per lo meno di vista.
Anche di Aicha Temper aveva brevi sprazzi di memoria, ma di questi Mallory soltanto buio.
Non ne aveva mai sentito parlare o nominare, ma da quando suo fratello aveva iniziato l'Istituto ecco che spuntavano come funghi molesti.
Ogni racconto di Rou era incentrato su di loro, ed erano così dettagliati che Eva poteva quasi percepirli vicino a lei, come se fossero corporei.
A quanto stavano le sue informazioni, erano una famiglia di aliens importante, imboscata con qualche affare del Consiglio.
Si era trasferita tre anni prima dalla colonia a Venezia, nella città principale, ovvero Andromeda.
Esistevano diverse colonie in tutto il mondo, e quella di Venezia, ovvero delle Maschere di ferro, era una tra le più importanti.
Eva si chiese per quale oscuro motivo avessero abbandonato la casa così di tutta fretta, per recarsi in fine lì.
-Sono sicura che Xavier ti piacerà, potrebbe diventare un candidato per aiutarti nei tuoi scherzi meschini- disse il fratello con una nota risentita nella voce, ripensando agli scherzi che la sorella gli rifilava da piccoli.
-Li faccio solo quando mi annoio- fu la placida risposta di Eva.
Rou ghignò, costatando che la sorella si annoiava molto spesso.
-Ti direi di stare attenta ai gemelli, in particolare ad Aidan, ma sono sicuro che ci arriverai da sola-
Eva si accigliò, con le labbra a cuore stirate in una linea sottile.
-E perché dovrei stare attenta?-
-Oh lo vedrai, sarà un anno movimentato per te sorellina, e molto probabilmente anche per Rose- ridacchiò lui.
Eva si chiese cosa mai intendesse il fratello, e perché mai lei e Rose dovessero stare attente al fantomatico Aidan Mallory.
-Siamo arrivati!- esclamò Rovin spengendo la macchina sul ciglio della strada, che in seguito sarebbe stata recuperata dai suoi genitori.
Con estrema calma la ragazza scese, tradita soltanto dal leggero tremito della mano.
Ringraziò mentalmente gli aliens,ricordando che loro si spostavano sulle phoenix, e non sui quei trabiccoli degli umani.
Guardò esterefatta il bosco che ci espandeva per chilometri.
Quello era il confine tra il mondo degli umani e il suo, e appena attraversato si sarebbero ritrovati nella piattaforma di atterraggio delle phoenixon, dove tutti gli aliens si radunavano per l'inizio del nuovo anno scolastico.
Stava per iniziare la sua nuova vita; stava per iniziare il suo primo anno all'Istituto, dove avrebbe imparato la sottile arte dell'illusionismo.
Senza pensarci troppo toccò la corteccia dell'albero che fungeva da portale, e con la valigia salda tra le mani, scomparve alla vista del fratello.
Come se non fosse mai esistita in quel mondo.
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Amethyst eyes
FantasiaEva Althea Worren ha sempre saputo quale era il suo posto nel mondo. Nata aliens e futura amethyst si ritrova catapultata nella dura realtà dell'Istituto, in cui feste, alcool e sostanze di contrabbando sono all'ordine del giorno. Nel suo primo anno...