Antiproiettile-Parte I

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I breathe you in with smoke in the backyard lights,
(Respiro te e il fumo sotto le luci del cortile,)
we used to laugh until we choked into the wasted nights.
(Un tempo ridevamo fino a soffocare in quelle notti spensierate)
It was the best time of my life, but now I sleep alone
(Era il periodo migliore della mia vita, ma ora dormo da solo)


L'Istituto in pochi giorni era piombato nel caos più totale, con i pettegolezzi che volavano più veloci delle phoenix, e i sussurri che si disperdevano tra quelle antiche mura.

Il fatto che una ragazza aveva provato a suicidarsi non era passato inosservato, e gli studenti, da famelici avvoltoi quali erano, pretendevano un perché, un come, e un quando.
I giovani sapevano essere molto spesso delle zecche fastidiose, e questo Diana Flemming lo sapeva, lo sapeva eccome.

Quando quel giorno si era recata verso l'ufficio della preside, gli studenti l'avevano osservata come una specie rara scimmia, e non come la loro professoressa.

La cosa l'aveva irritata parecchio, così aveva semplicemente adocchiato una possibile sventurato ragazzo topaz, e l'aveva spaventata a tale punto che era stato lui a chiedere una punizione.

Il motivo della suddetta punizione era rimasto ignoto.

Fu con il fastidioso presentimento di pericolo in agguato dietro l'angolo, e l'irritazione per quella giornata odiosa, che spalancò la porta dell'ufficio della preside, facendo la sua entrata in scena.

-Ne ho abbastanza di questa scuola! Questi non sono ragazzi, questi sono dei mostri-

La smorfia d'orrore sul volto della professoressa sarebbe stato anche comica, se non fosse stato per l'ancora più comico accenno d'assenso da parte della preside.

-Io l'ho sempre detto che questa è una gabbia di matti. Non ce ne è uno sano, a partire da quell'insopportabile di Worren- esclamò la preside gesticolando con le mani.

La sua espressione si fece sempre più schifata ad ogni pensiero riguardante Rouvin Worren.

Con grazia Diana si accomodò sulla sedia davanti alla scrivania in mogano della Rifford, sistemandosi una piega inesistente sui pantaloni lucidi.

-Bando alle ciancie Lily, quale è la situazione?- andò dritta al punto la professoressa amethyst.
-Siamo in guai seri Diana- espose con voce sconsolata la vecchia amethyst. -Questo misfatto è capitato nel momento meno opportuno-

La Rifford scosse la testa, portandosi le mani rugose alla bocca, stirata in una linea sottile.
-E la ragazza come sta? Ho sentito strane voci stamattina per i corridoi; i ragazzi si stanno inventando le storie più disparate-

L'atmosfera si fece più testa, e la vecchia preside dovette sforzarsi di trovare le parole giuste per esprimere quello che aveva visto.
-Critica, abbiamo dovuta sedarla per farla smettere di urlare- disse sconsolata. -Dovevi vederla Diana, aveva il viso cereo e i segni della morte marchiati a fuoco sulla pelle-

In un attimo Liliana Rifford invecchiò di colpo; le rughe si fecero più profonde, e lunghi solchi si delinearono sotto le palpebre ormai cadenti.

-La famiglia è stata avvertita?- chiese allora Diana, capendo in un attimo la gravità della situazione.
-Sì, è stata avvertita stamattina presto. Arriveranno in giornata per vedere la figlia- spiegò la preside.
-Chissà come mai Camelia Hall ha provato a suicidarsi- si chiese la giovane professoressa, battendosi un dito sulla bocca rossa, pensierosa.
-Non perchè Diana, ma chi- sussurrò l'anziana amethyst, con voce roca e saggia. -Non è stata una decisione consenziente, ma un brutale tentato omicidio-

Amethyst eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora