Baratro- Parte I

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Clipped wings, I was a broken thing
(Ali bloccate, ero una cosa rotta)
Had a voice, had a voice but I could not sing
(avevo una voce, avevo una voce ma non riuscivo a cantare)
You would wind me down
(tu mi avresti tenuta in basso)
I struggled on the ground
(faticavo sulla terra)
So lost, the line had been crossed
(così persa, la linea era stata superata)



Il freddo dell' autunno vibrò tra i loro corpi e le nuvole oscurarono il cielo, promettendo una giornata ombrosa.
Si strinse il mantello sulle spalle, beneficando di quel tenue tepore che le riscaldò le membra congelate.
Odiava il freddo e tutto ciò che le bloccava i sensi e le percezioni.
Non era mai stata un amante di quelle stagioni brutali e gelide.
-Sei più pensierosa del solito in questi giorni-
Alzò gli occhi elettrici, puntandoli sull'esile figura della sua migliore amica.
-E' il tempo che mi scombussola- sbuffò Rose, scuotendo la chioma di fuoco.
-Dici? Io trovo queste stagioni così incantevoli- disse Eva, accennando un piccolo sorriso all'indirizzo del cielo.
Erano uscite all'aperto, recandosi verso il giardino sul retro, nonostante il freddo, perché ad Eva il gelo piaceva.
Perfino la fontana di marmo di Luni, annerita dal tempo, era completamente gelata e la leggera patina di brina, che si era formata sulla superficie biancastra, stava semplicemente affascinando Eva ancora di più.
-A te piace tutto quello che è oscuro e tenebroso- costatò ovvia.
–Sei l'essenza stessa dei pensieri negativa Echidna- continuò mimando con le mani delle virgolette per aria.
Il viso di Eva si distese, sorridendo appena a quel nomignolo che si era perso nel tempo.
Da quanto non li utilizzavano più?
-C'è dell'eleganza nei sentimenti negativi. Sono molto più concreti, molto più devastanti della felicità o di qualunque altro sentimento positivo- disse con voce bassa, osservando con dolcezza Rose.
E forse aveva ragione, forse c'era veramente qualcosa di potente, di distruttivo nel dolore e nella tristezza; un eleganza che solo Eva Worren poteva vedere.
O forse era lei l'essenza stessa di quella desolata emozione, di quel fiore che nasceva tra il freddo dell'inverno, e sbocciava a differenza degli altri.
Un fiore solitario, unico superstite di quel gelo che spazzava via la vita.
Un triste destino di ghiaccio.
-Sei malata Echidna, la tua mente è talmente contorta che nemmeno il più bravo degli psichiatri riuscirebbe a capirti- disse con tono serio indicandosi la testa, tradita però, dal sorriso dolce sul viso arrossato dal freddo.
-Un motivo in più per essermi amica, che ne dici Lilith?- chiese Eva facendo uso di quel vecchio nomignolo.
Parole perse nei meandri della loro infanzia.
Da quanto non sentiva più quel nome riferito con affetto alla sua persona, nonostante il significato discutibile?
-Un motivo in più per allontanarti, non trovi?-
-Sei troppo attratta dai casini per rinunciare a me- liquidò la questione la Worren.
-Forse, o forse mi piace incasinarti ancora di più-
Un sorriso nacque dal freddo, e il leggero luccichio nei suoi occhi lilla le confermò che aveva apprezzato quella battuta.
In un lampo, però, l'espressione ingenua divenne un ghigno scaltro, che le ricordò con chi aveva a che fare; perché Eva non era una che si poteva incasinare così facilmente.
Era lei che incasinava gli altri con quel perenne sorriso in bilico tra il nulla più assoluto, e una miriade di significati nascosti, che si snodavano e si incastravano dentro la sua mente.
-Sei venuta a cercarmi l'altra sera?- chiese Eva, ricordando i fatti catastrofici che erano avvenuti la sera prima, e che voleva con tutto il cuore dimenticare.
-Oh si, a proposito di questo, Rou è stato veramente carino, mi ha fatto vedere la sua riserva di erbe medicinali- cinguettò felice la rossa amethyst, sbattendo le lunghe ciglia scure.
-Eri con mio fratello? Allora immagino che ti abbia rifornito di Nydolor per le sigarette, non è vero?- sbuffò la Worren seccata.
-Sì, è stato gentile. Stavo appunto finendo la scorta- puntualizzòla Howthone.
-D'accordo, mi racconterai dopo, ora ascolta attentamente. Ti ricordi cosa è successo alle gare degli sapphires?- chiese la bruna puntando lo sguardo cupo su di lei.
Rose annuì, non capendo dove voleva andare a parare la ragazza.
-Dopo che te ne sei andata, e mi hai lasciato con i gemelli, Morris ha minacciato Aidan, perché a quanto pare Mallory durante la competizione ha manomesso la sua Phoenix- espose con tono cripto.
-E lo ha fatto?-
La Worren strinse le labbra rivelando il suo dubbio sulla questione.
-Non lo so, non ho prove contro di lui, ma le probabilità sono molto alte. Anche Damon lo ha accusato-
Rose incrociò le braccia al petto, diventando d'un tratto pensierosa.
-Ma Mallory poteva benissimo vincere senza sabotarlo, perché avrebbe dovuto farlo?- chiese sospettosa.
Aidan era un ottimo cavalcatore di Phoenix, forse il migliore; non aveva nessun motivo di barare.
-Non lo so proprio. Quello li ha un piano, ma non riesco a capire i collegamenti. Ci sono così tanti indizzi, ma nessun filo per collegarli- sbuffò esasperata la bruna, con il corpo che continuava a muoversi per l'agitazione.
– Per adesso Rose dobbiamo muoverci con i piedi di piombo. Diffida di tutto. Entreremo nei Ribelli, ma con le nostre regole-
Gli occhi si assottigliarono, e lo sguardo determinato le fece capire che Eva non aveva nessuna intenzione di stare alle regole di Aidan.
-Ai tuoi ordini Echidna- disse la rossa imitando un inchino.
-E questo è solo l'inizio Lilith-
Un urlo agghiacciante ruppe quel silenzio sacro. L'aria divenne pesante, e il gelo si cristallizzò nel tempo.
Alzarono entrambe gli occhi al cielo, con le palpebre ben aperte, e la bocca di rose aperta nello stupore, e nell'orrore.
Al terzo piano dell' Istituto, proprio dove si trovava la vetrata colorata, una ragazza se ne stava sospesa tra il cielo e il cornicione.
Gli occhi aperti e morti al contempo, la bocca spalancata come una ferita di guerra. Le mani protese in una muta preghiera verso un dio che solo lei vedeva.
Il corpo scosso da spasmi, e il viso contratto in una sofferenza ben visibile.
Forse un demone la stava possedendo.
Forse Lilith o forse Echidna*, ma sicuramente qualcosa aveva preso il controllo di quel corpo di carne e di sangue.
-Cosa diavolo pensa di fare quella!- sbraitò la Howthone nel terrore più puro.
La ragazza, come richiamata dalla loro voce, abbassò la testa, e fu come guardare la morte in faccia.
I lunghi capelli biondi, che si muovevano come serpenti nel vento, incorniciavano il volto di una morta.
Fece un passo il avanti, e il baratro si aprì ancora di più.
-NO!-
Eva protese le braccia in avanti, come se con quel gesto potesse afferrare la ragazza al volo. Ma Eva non era una dea, o una qualche creatura sovrannaturale capace di bloccare il tempo; era una semplice ragazza che stava assistendo ad un suicidio.
Ci fu un attimo di stallo, ma poi il tempo congelato riprese a scorrere, e il freddo tornò a circolare nelle loro ossa.
Il mondo e la vita continuarono imperterriti il loro percorso, ma Eva Althea Worren e Rose Amalia Howthone rimasero ferme nel tempo.

Amethyst eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora