Incontri notturni-Parte I

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Ho voluto farvi un regalo e aggiornare oggi, considerando che questo capitolo è un passo avanti nel rapporto tra Damon ed Eva. Spero vi piaccia.

When you were here before
(Quando tu eri qui prima)
Couldn't look you in the eye
(non riuscivo a guardarti negli occhi)
You're just like an angel
(Tu sei proprio un angelo,)
Your skin makes me cry
(la tua pelle mi fa piangere)

Un leggero soffio di vento gli percorse la schiena, e un brivido di freddo si espanse per il corpo gelato.
La notte aveva steso un velo pietoso su quella giornata di stente, in cui Damon Mallory, si era ritrovato a dover fare da postino a quel dittatore di suo fratello.
Con un sospiro sconfitto, Damon si portò una mano tra i capelli chiari, scompigliandoli per il nervosismo.
Quel giorno si era rivelato catastrofico, e per qualche strano motivo, Aidan lo aveva costretto a fare avanti e indietro per tutto l'Istituto, per delle stupide consegne.
Sarebbe stato anche fattibile, se non fosse stato che quelle suddette consegne, erano illegali, e che quindi si era ritrovato a strisciare nell'ombra per evitare i professori che passavano per i corridoi.
Come un maledetto ladro.
Con il senno di poi avrebbe dovuto semplicemente fumarsi quel fottutissimo Nydolor, che trasportava per quelle mura come uno schiavo a cui avevano legato delle catene. Delle volte si pentiva di essere entrato in quel dannato giro di contrabbando, che il fratello portava avanti con tanto orgoglio. Lui era un anima calma, che preferiva starsene buono ad osservare quello che succedeva attorno a lui, ma per qualche motivo ci era proprio finito dentro.
Con calma, si sistemò meglio contro il tronco dell'albero su cui si era appostato, osservando circospetto l'ambiente intorno a lui.
Dopo essere scappato da quello svitato di Aidan, Damon si era rifugiato sul primo albero che aveva trovato, vicino al delimitar del bosco. Si affacciava sul giardino sul retro, dove, una vecchia fontana di marmo di Luni, svettava in mezzo a quel miscuglio di foglie autunnali.
Si era ritrovato al freddo, con il naso congelato e con un pessimo umore per colpa di quel maledetto doppiogiochista, che si era ritrovato come gemello.
Si chiese quale maledizione lo avesse marchiato alla nascita per quello sciagurato destino.
Forse Rou e Xavier erano riusciti a scappare dal tiranno, anche se ne dubitava.
In fin dei conti era meglio quel freddo atroce, che continuare a trasportare sacchetti pieni di fumo, illusioni in boccetta di contrabbando, e sostanze di cui non voleva nemmeno sapere la provenienza, a mezzanotte inoltrata per quelle mura desolate.
Un senso di dispiacere gli nacque al pensiero di quei due poveri sciagurati, che sicuramente, stavano continuando a gironzolare tra quei corridoi, inveendo contro di lui che era scappato, lasciandogli il doppio del lavoro.
Schioccò la lingua al palato, e un piccolo sorriso gli nacque sulle labbra piene, pensando che era meglio gettare quei due nella gabbia dei leoni al posto suo.
Dopo tutto, erano grandi e grossi, sarebbero sicuramente riusciti a gestire gli scleri di Aidan.
Non era più un problema suo.
Ridacchiando ancora tra se e se, per il suo ottimo tempismo, venne distratto da un rumore molesto, proveniente dal giardino.
Aguzzando la vista, si acquattò sul ramo su cui era, scrutando attento i dintorni.
Per un momento pensò di essere impazzito, e di essersi immaginato tutto, ma poi, si accorse di un ombra che si stava muovendo sotto la luce lunare.
Quello che vide non era veramente reale.
La sua espressione passò dalla confusione allo stupore, e la visione che aveva davanti era talmente irreale da allarmarlo.
Eva Althea Worren, immersa in un soffice maglione di lana bianca, stava saltellando tra le foglie, creando una specie di danza che lo aveva ipnotizzato.
Damon si soffermò su quei passi, notando come la Worren controllasse perfettamente i movimenti del suo corpo, cercando di atterrare sui punti del giardino in cui le foglie secche non erano cadute.
I lunghi capelli d'ebano rimbalzavano sulle esili spalle, e Damon, trovò in un certo senso buffa l'espressione concentrata della ragazza, accompagnata dai movimenti circolari delle braccia per mantenere l'equilibrio.
Era esilarante vederla perdere l'equilibrio per poi riacquistarlo in qualche goffo movimento.
Il ragazzo capí, dalla ruga in mezzo alla fronte, e dalle sopracciglia aggrottate che la Worren stava cercando di non pestare quelle foglie per non fare rumore.
Ridacchiò internamente, sorridendo appena a quello spettacolo inusuale. Non era da tutti i giorni vedere il piccolo mostriciattolo in quell' isolato momento di vulnerabilità.
In quel frangente sembrava una bambina sorpresa a giocare spensierata.
Eva piroettò appena accennando ad un sorriso, e Damon si chiese se quegli accurati movimenti, non stessero diventando un ballo imbarazzante.
A quella idea un ghigno gli deformò il volto, e silenzioso si calò dall'albero su cui era.
Forse quella serata si sarebbe rivelata più divertente del previsto.
Imperterrita la ragazza aveva continuato a saltellare tra le foglie, aggiungendo sempre più difficoltà per non fare rumore. Damon trovò affascinante quello spettacolo, e il modo in cui Eva si muoveva. Alternava movimenti calcolati a sciocchi tentativi goffi di ripresa, e trovò assurda l'armonia di quella discordanza.
Dio, era veramente brava in quello stupido gioco appena inventato.
Per un attimo pensò che quel mostriciattolo che gli dannava la vita, avesse una certa bellezza quando sorrideva spensierata. Ma fu solo un attimo, e poi la sua mente tornò lucida e distante.
Con movimenti calcolati, si andò avvicinando, sperando di poterla spaventare abbastanza da vedere le sue espressioni mutare, proprio davanti ai suoi occhi, e passare da quella leggiadra spensieratezza al terrore puro.
Solo per lui.
Un espressione soltanto per lui.
Poteva intrappolarla nei suoi ricordi, e riviverla ogni volta che il bisogno di umiliarla si sarebbe fatta sempre più forte.
Inchiodò sul posto quando la sentì ridere, e rimase imbambolato a costatare che forse, poteva lasciarla in quel modo ancora un po'.
Lasciarla ridere per un altro istante.
Era veramente una bambola di porcellana quando rideva.
L'aveva visto durante il battibecco con Aidan, e aveva costatato che la sua risata era stata come una boccata d'aria fresca.
Per quanto irritante, quella ragazzina viziata, aveva veramente un bel sorriso, e una risata cristallina da farti vibrare l'anima.
Ma non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva, piuttosto sarebbe andato all'inferno prima che fosse successo.
Fece un passo all'indietro, e per errore, pestò una foglia, facendo rumore.
La Worren sorpresa, si girò di scatto, ma nell'impeto del movimento qualcosa andò storto, e perse l'equilibrio.
Fu solo un attimo, in cui la sua espressione passò dallo stupore più puro, alla paura per quell'interruzione dovuta ad uno spettatore silenzioso.
Damon senza pensarci, per riflesso involontario, le afferrò la candida mano, ma non aveva considerato la distanza che vi era tra i loro corpi, e la trazione che quella piccola ragazzina fece su di lui lo fece cadere.
Si ritrovarono entrambi distesi a terra, in un miscuglio malfatto di arti e corpi.
Il biondo emerald si maledisse internamente per quel gesto affrettato, e quando riaprì gli occhi si ritrovò difronte il viso stupito della Worren.
Gli occhi bianchi della ragazza alla luce lunare sembrarono ancora più grandi.
-Cosa diavolo stai facendo Mallory?- sibilò quella, e Damon pensò che fosse estremamente divertente il modo in cui la sua espressione passasse da terrorizzata ad infuriata in un battito di ciglia.
-Non pensavo fossi così goffa yankee- soffiò il biondo, ma la sua voce si incrinò, e quella velata battuta si trasformò in autentico stupore.
-Maledetto albino, togliti di dosso- disse lei, facendo pressione con le mani sul suo petto, ma quel gesto si rivelò inconcludente considerando la stazza del ragazzo.
Damon costatò l'imbarazzante posizione in cui si trovava, e si chiese se lei si fosse accorta di quanto i loro corpi fossero a contatto.
Come se avesse pronunciato ad alta voce i suoi pensieri, la Worren divenne rossa, e le guance rosee si imporporarono leggermente. Si mosse sotto di lui, cercando di mettere più distanza possibile, ma si ritrovò soltanto ancora con il viso più vicino a quello dell'emerald.
La bocca della yankee si schiuse leggermente, forse per pronunciare delle maledizioni contro la sua persona, e fu lì che lo sentì. Un aroma forte e potente, che lo destabilizzo per un attimo.
La guardò crucciato, mentre respirava il profumo della neve e del ghiaccio, che lentamente stavano andando a contaminare le sue vene.
Era un odore così bruciante, così raschiante da essere un controsenso.
Ma lui la sentiva quella tempesta, la percepiva come una seconda pelle, e quel maledettissimo profumo, era andato ad intrappolarlo contro la sua volta.
Damon Malegant Mallory era sicuro che quel profumo dalle fattezze strane proveniva dall'anima della Worren, e si sorprese a costatare che non era mai riuscito ad avvicinarsi tanto, da sentirlo così nitidamente.
Era un emerald, e quindi per lui era normale sentire il profumo dell'anima degli aliens, ma quel profumo, di normale, non aveva niente.
Era fuoco vivo, ghiaccio bruciante, e una tempesta di neve che andava a congelargli i sensi.
Li sentiva tutti quegli aromi, li sentiva proprio sulla punta della lingua, che lentamente rotolavano giù per intossicargli le vie respiratorie e il sangue, che in quel momento, scorreva impetuoso.
-Mallory io...- proruppe la ragazza accigliata, ma non fece in tempo a finire la frase, quando, un altro rumore molesto era andato ad intaccare quella bolla di illusione che si era formata tra i loro corpi incastrati.
-C'è qualcuno?- chiese il nuovo arrivato.
-Cazzo...un professore- imprecò Damon, e subito dopo, giurò di vedere il viso della yankee perdere vistosamente di colore.
Quel profumo di tempesta, si insinuò nuovamente nel suo corpo, ma questa volta molto più forte di prima.



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