Nuovo inizio

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Hold up
(Trattieniti)
Hold on
(tieni duro)
Don't be scared
(non aver paura)
You'll never change
(non potrai mai cambiare)
What's been
(quel che è stato)
And gone
(e che non c'è più)

La campanella suonò, e in brevissimo tempo una mandria di adolescenti imbizzarriti si precipitò fuori dalle aule, correndo verso l'ingesso per mettere fine a quella tortura. La ragazza si muoveva pigramente, conscia che agitarsi in quel modo non sarebbe servito a niente. Si portò una ciocca scura dietro l'orecchio osservando schifata l'agitarsi di quella massa.
Puntò lo sguardo sulla porta che l'avrebbe condotta fuori dal quel manicomio, e un sorriso riuscì ad incresparle le labbra.  Mancavano solo pochi passi e tutto sarebbe finito.
Quei tre anni si sarebbero volatilizzati dalla sua vita, proprio come erano comparsi.
Si torturò le mani, mentre l'agitazione le attanagliava le viscere.
Mancavano solo pochi passi...
In un impeto di coraggio aumentò l'andatura, conscia, che nel suo sguardo c'era qualcosa che si agitava per venire a galla; forse era quel sospiro ormai trattenuto da tre anni che cercava di venire fuori.
Non fece in tempo a formulare questi pensieri, che una mano le arpionò la manica del suo maglioncino, costringendola a voltarsi.
I suoi occhi si scontrarono con quelli velenosi di Tracie Hilton, e si maledì per non averla vista arrivare prima.
-Guarda chi c'è, non mi aspettavo che uscissi dalla tua  tana piena di libri Worren- disse melensa Tracie, mentre guardava le compari al suo fianco. –Non pensavamo di stanare il topolino, non è vero ragazze?- chiese conferma con voce stucchevole.
In quel momento Eva Althea Worren avrebbe voluto vomitate sulle costosissime scarpe della Hilton, ma si trattene sperando che quella tortura finisse lì.
-Si chiama biblioteca Hilton, parola che a quanto pare tu non conosci- disse con sarcasmo squadrando la ragazza bionda davanti a lei come se fosse un insetto.
Un ghigno le deformò il viso di pesca, consapevole che stava per arrivare il divertimento.
-Pensavo che lo scherzo dello shampoo ti fosse bastato Tracie- disse incolore Eva, osservando con gli occhi verdognoli, coperti dalle lenti a contatto, il viso scarno della ragazza.
Tracie arretrò di un passo con la rabbia a incendiarle le vene.
–Tu brutta stronza, lo sapevo che eri stata tu a mettere la tintura blu nel mio shampoo!- urlò con voce stridula la ragazza, presa da un impeto di rabbia.
Un sorrisetto compiaciuto disegnò le labbra a cuore della Worren, mentre si allontanava da quella barbie ossigenata che era stata il suo incubo per tre anni.
Una cosa era certa, odiava gli umani, e odiava Tracie Hilton.
Aveva passato quel periodo lontano dalla sua gente, sfruttandolo per iniziare una faida con le cheerleader della scuola di turno e rendere la vita impossibile alla capo branco; alias Tracie Hilton. Fin dal primo giorno si era dimostrata una spina nel fianco, ma con il tempo, era riuscita a trovare un insano piacere nel bisticciare con la bionda.
Era divertente assistere alle sue crisi di nervi  e ai suoi piagnistei, quando cadeva trappola di uno dei suoi scherzi.
-Se ti può consolare Tracie pensavo che ti avrebbe fatto piacere, dopo tutto, il colore si abbinava al tuo smalto- disse in una stoccata finale Eva, mentre si chiudeva le porte dell'entrata alle spalle, e rideva tra se.
La sfuriata della Hilton non tardò ad arrivare, e in un attimo se la ritrovò a pochi passi, che le sbraitava contro quanto poco fosse elegante, o perlomeno, inferiore a lei.
-Qualche problema?- una voce familiare le accarezzò l'udito, e un insano pensiero le attraversò la mente.
Sì, si sarebbe proprio divertita.
La Hilton si bloccò sul posto, e rimase imbambolata ad osservare il bellissimo ragazzo dalla pelle ambrata che era alle spalle di Eva.
Senza pensarci troppo, quest'ultima, si girò abbracciando il ragazzo, e schioccandogli un bacio sulla guancia.
-Amore! Finalmente sei arrivato- esclamò con voce di miele facendosi orrore da sola.
Il ragazzo la guardò come se fosse stata di un altro mondo, chiedendole con gli occhi se stesse bene. Tracie rimase imbambolata ad osservare il bellissimo ragazzo allontanarsi con la Worren, mentre quest'ultima gli stava incollata come una sanguisuga.
Salirono in macchina, ed Eva scoccò un bacio in direzione di Tracie, facendo "ciao ciao" con la mano, mentre si allontanavano dal parcheggio della scuola.
-Ora mi spieghi cosa è successo-
La voce calda di Rouvin la fece distrarre dai suoi pensieri divertiti, e si ritrovò ad osservare gli occhi confusi del fratello.
-Ti ricordi quando ti parlavo di Tracie Hilton? Beh, era quella con le ciocche finte di capelli e la maschera di trucco sulla faccia- disse giocherellando distrattamente con la manica del maglioncino che portava.
-Quella Tracie Hilton?- chiese Rouvin evidenziando con maggior impeto le parole.
Eva annuì, e il fratello divenne rosso di rabbia.
-Quella che ti ha maltrattato per ben tre anni? Quella che ti ha rinchiuso per un intero weekend negli spogliatoi? Quella Tracie Hilton?- chiarì nuovamente lui, stringendo le mani sul volante.
-Ehi, è stata una guerra ad armi pari. Ti ricordi quando le ho rovinato il vestito del ballo? È stato uno spasso- ghignò Eva difendendosi dalle parole del fratello.
Dopo tutto non era stata una vittima; aveva avuto la sua dose di perfidia e di stronzaggine da parte di Tracie, ma anche lei non scherzava.
-Sì lo ricordo, Xavier ha riso per una settimana. Comunque, sta di fatto che se l'avessi saputo prima, sarei intervenuto- chiarì il ragazzo passandosi una mano tra i capelli arruffati.
-Eri all'Istituto Rou... non potevi- disse amareggiata la ragazza.
Era da tre anni che aspettava quel momento, erano tre anni che attendeva paziente che anche il suo turno arrivasse.
Ed era arrivato, finalmente era arrivato.
-Se ti può consolare quest'anno sarà diverso, finalmente potrai tonare a casa-
Casa.
Eva ripensò a quelle parole, e le assaporò sulla punta della lingua.
Da quant'era che non tornava ad Andromeda? Da quant'era che non lasciava quella cittadina sperduta nel Kentucky per tornare nella sua città natale?
Troppo. Da troppo tempo.
Le mancava la sua casa nella città degli aliens; le mancavano i suoi amici,  il dolce profumo della sua vecchia casa, e le mancava Rose.
Ma presto sarebbe tutto cambiato, presto sarebbe tornata a casa, avrebbe riabbracciato Rose e avrebbe rincontrato gli amici di un tempo, e la sua vita avrebbe ripreso a scorrere come se nulla fosse successo, come se quei tre anni non fossero mai esistiti.
-Sì, finalmente quest'anno ritorno a casa-




Amethyst eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora