Baratro-Parte II

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Now I fly, hit the high notes
(Ora volo, prendo le note più alte)
I have a voice, have a voice,
(ho una voce, ho una voce,) 
hear me roar tonight
(ascoltami ruggire stanotte)
You held me down
(tu mi tenevi giù)
But I fought back loud
(ma ho combattuto a voce alta)

(Sia- Bird Set Free)

Stava diventando sempre più difficile per lei cercare di passare inosservata,considerando che i suoi capelli non aiutavano affatto in quell'impresa ardua.

La biblioteca fortunatamente, però, rimaneva l'unico luogo in cui il silenzio era d'obbligo, e la solitudine accompagnava chiunque si avventasse tra quei polverosi scaffali.
Scosse la testa, e con ostinazione riportò il suo sguardo sui libri che doveva catalogare in ordine alfabetico.

Si era offerta per quel compito anche quell'anno, e nonostante tutte le parole che i suoi amici le avevano detto, e tutti i commenti schifati che aveva ricevuto, a lei quel lavoro piaceva.

Aicha Temper non era mai stata la tipica emerald amante dell'avventura, del pericolo, o dei colpi di testa.
Era più il tipo di persona che preferiva rannicchiarsi in una angolo a leggere un buon libro, magari con una tazza di caffè fumante.

Non era mai stata un tipo impulsivo, o coraggioso; era più lo stereotipo di persona organizzata.
Aveva sempre a disposizione una tabella di marcia, e aveva sempre con se un piano di riserva.
Lei non era mai impreparata, in nessun campo, ed era anche per quello che Aidan la considerava una risorsa fondamentale del gruppo.

Era una cervellona, insomma.

Se Rou fosse stato lì, e avesse ascoltato i suoi pensieri sicuramente sarebbe inorridito, e l'avrebbe diseredata come amica.
Quel pensiero per un piccolo frangente la fece sorridere.

Il leggero crepitio dei fogli invecchiati, quando venivano girati, le ricordò che non era sola, e come da consuetudine lui era sempre lì; impassibile sul suo trono di cemento, circondato dalle pigre radici dell'albero, che come da copione si lasciavano andare contro il suo corpo, attorcigliandosi come rampicanti su un palazzo in rovina.

Dimitri Preston rimaneva per lei il più grande mistero da risolvere, dove un libro non serviva a niente, e nessun piano funzionava.

Forse era lui la sua più grande sfida.

Se fosse stata un tantino più coraggiosa avrebbe provato a fargli una foto, o dipingere su tela quell'espressione beata sul viso fanciullesco.

Era curioso come una semplice popolana come lei, così legata alle sue umili radici, si fosse innamorata dell'unico aliens che la disprezzava per la sua stirpe.
Ma era accaduto, e come un fulmine a ciel sereno si era abbattuto su di lei, e sulla sua mente insana.

Era comico, d'altra parte, vedere come la ignorasse bellamente non accorgendosi nemmeno della sua esistenza.
Forse era quella la parte che la feriva di più.
Il sapere che era alla stregua di un oggetto; passava inosservata nonostante la sua presenza.
Sbuffò nuovamente, spostandosi dagli occhi i capelli ricci e gonfi che andavano ad oscurarle la vista. Osservò il libro che aveva tra le mani, e con ulteriore rammarico apprese quale era il suo posto nello scaffale.

Alzò gli occhi guardigna, capendo che il fato non giocava dalla sua parte.

Si mise in punta di piedi sperando di arrivare allo scaffale più alto per rimetterlo al suo posto, ma ancora una volta il suo metro e sessanta si prese gioco di lei.

Iniziò a saltellare, sperando di lanciarlo e rimetterlo miracolosamente nella sua buca, ma il risultato fu soltanto un ridicolo balletto, che avrebbe fatto piangere anche il più allegro dei clown.

Amethyst eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora