Capitolo 9

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"Tu davvero non ci stai con la testa, tesoro! Vuoi mandare tutto a monte per lui? Credi davvero che ti voglia?" Domanda.
"Sì, me lo ha detto. Mi ha confessato i suoi sentimenti. E anche io li contraccambio. Lo amo, mi dispiace" mormora lei.
"E dimmi, oltre al suo amore, ti ha confessato anche cosa dice di te con gli altri?" Chiede ancora, con il livore che lo consuma. Perderla, significa rinunciare a tutto. I sogni, il prestigio, il danaro. Non dover mai più lavorare un giorno in vita sua. Ed è per questo che le mette queste cose in testa. Mente, travisa e manipola la verità per il suo benessere. In fondo è solo questo che conta, la sua sopravvivenza. Chi se ne importa, se tutto ciò la ferisce. E poi, il passo successivo sarà assicurarsi di legarla a sé per il tempo necessario. Togliere di mezzo gli ostacoli e arrivare al conquibus.
"Non so di cosa parli" prosegue la bionda.
"Del fatto che si vanta di averti scopata e di tenerti in pugno. Che tu sei una marionetta, di cui lui muove i fili. Che può fare di te ciò che vuole e che sei una puttana" sibila.
"Non ci credi? Domandalo a tuo fratello. Logan lo sa, per questo non vuole che tu lo frequenti. Adesso sai, sai la verità. Scegli e fammi sapere. Io ci sarò per te, sempre, perché ti amo" conclude il ragazzo. Lei non sa cosa credere, rosa dai dubbi.
Ice è sempre stato così, eppure lei ha sempre visto oltre ed ha creduto alle sue accorate parole, dense e pregne di significato. Il cuore in pezzi, l'animo lacerato, torna in camera. Il fratello poco dopo la raggiunge, richiamato dai singhiozzi.
Le conferma che Ice non è quello che si mostra. Un vile, un bugiardo, attratto solo dal suo cospicuo conto in banca.
E queste parole, dette dal tanto amato fratello, la spezzano definitivamente. Il focolaio dell'odio prende vita, assieme alla delusione ed al dolore. Vede per un'ultima volta il suo bellissimo volto, i suoi occhi così azzurri e poi, lo cancella definitivamente.
In quel momento il primo strato della corazza, si adagia e avvolge il cuore della giovane, così tanto innamorata.

Sono nervosa, mi sono svegliata da poco, dopo aver fatto quest'incubo. Un passato lontano, ma sempre presente. Prima che tutto andasse a rotoli. Quelle parole, dette con astio, mi si conficcarono in testa e, da allora, l'ho tenuto a distanza. Non ho mai voluto un confronto, mai gli ho detto che sapevo. Ho solo evitato lui, le sue chiamate e mi sono fatta negare quando veniva a casa. Ci siamo riappacificati, per così dire, quando è avvenuto l'incidente. Ma nulla è stato mai come prima. Io avevo altro a cui pensare, lui idem. Ci siamo sopportati e abbiamo fatto buon viso a cattivo gioco.
Per amore di John. Per questo, sentire la punta di gelosia mi ha fatta riflettere. Poi, sapere che ha picchiato Scott, lo pone sotto un'altra luce. Certo, le differenze non spariranno, le divergenze neppure. Non si può cancellare tutto con un colpo di spugna. Magari sarà possibile lavorarci su e diventare quantomeno amici, persone civili. Certo è che la chimica tra noi, ci mette il suo zampino. Ogni volta che perdiamo il controllo, ci ritroviamo a letto. E forse, questa, è l'unica relazione possibile.
Devo ancora fare la doccia e prepararmi. Così non perdo altro tempo. Mi insapono con cura, passando le dita sulla cicatrice. Il cuore si stringe, la mente ricorda. Sento lo schianto, come fossi ancora su quella strada. Mi vedo volare oltre il parabrezza, impattare col suolo e rompermi tutto. Il dolore acuto all'addome e le preghiere. Il corpo steso a terra, il cuore lacerato ed il dolore in aumento. Poi i sensi che mi lasciano ed il risveglio, terribile, in ospedale. Le rassicurazioni sul mio stato di salute, e la faccia costernata, dopo la mia domanda. Le lapidarie parole: non c'era più nulla da fare. Mi dispiace. John e Hope che corrono da me, la mia famiglia che...
No basta! Non voglio andare oltre. Esco, mi asciugo e vesto, ingurgito due pillole. Dopo poco sono calma, rilassata.
Siedo sul sofà aspettandolo. Non tarda, infatti spacca il minuto. Prendo borsa e giacca, scendo. Vorrei affrontarlo, chiedergli perché. Forse lo farò. Esco dal portone e lo trovo poggiato all'auto. Camicia celeste, jeans neri, converse.
"Ciao" saluta. È teso, lo vedo bene.
"Ciao a te, bellezza" rispondo, leggera.
"Sei ubriaca?" Chiede.
"No, sono solo euforica. Perché devi sempre pensare male?" Lo rimbrotto.
"Non pensavo male. Ma di solito, sei ombrosa e arrabbiata. Vederti così mi fa un po' specie" ribatte. Faccio spallucce e mi infilo sul sedile. Metto la cintura e lo osservo fare manovra.
"Dove mi porti?" Trillo felice.
"Sushi?" Propone.
"Perfetto, ho imparato a usare quelle stupide bacchette" ridacchio. Mi lancia una strana occhiata, senza commentare.
Il viaggio è silenzioso, come il resto della serata. Anche al ristorante è lo stesso, non spiccica parola, risponde a monosillabi. Dopo un po' perdo l'entusiasmo, dovuto anche allo scemare dell'effetto delle pillole, smetto di parlare. Paga, rimonta in auto e si dirige verso la panoramica.
Posteggia in uno spiazzo buio, capisco al volo.
"Davanti o dietro?" Chiedo.
"Nessuna delle due. Sono qui per parlare. Ti sei fatta?" Ringhia.
"Ma che dici? Sei stato zitto tutta la sera, ora te ne esci con queste domande?" Attacco, punta sul vivo.
"Fire, smettila. Lo so che ti fai, che ti avveleni con quella roba. La devi piantare, è un gioco pericoloso" sibila.
"E a te, da quando interessa? Sono solo quella che ti fai ogni tanto. Non devi stare in pena per me" controbatto.
"Quella che mi faccio ogni tanto. Direi che siamo alle solite. Ti riporto a casa" fa per girare la chiave nel quadro, ma strabordo.
"Perché, non è quello che sono? Che sono sempre stata? La puttana che ti scopavi, quella di cui ridere con gli amici?" Erutto.
"Di che parli?" Mi guarda confuso.
"Neppure te lo ricordi, fantastico! Dopo che siamo stati insieme, cinque anni fa. Ti ricordi ora?" Gli porgo l'indizio.
"Certo. Ma sei tu che mi hai lasciato" puntualizza.
"Scott mi disse che tu ti divertivi alle mie spalle. Che dicevi queste cose di me" racconto. Il pugno che si abbatte sul cruscotto mi fa zittire.
"Lo sapevo. Sapevo che c'era quel figlio di puttana dietro. E tu gli hai creduto?" Mi guarda con astio.
"Sì, anche Logan ha confermato. Mi sono sentita così male. Tradita, ferita e umiliata" spiego, senza più freni.
"Non ho mai detto nulla su di te, Fire. Anzi, quando ho beccato Scott, l'ho pestato. Lui e Logan erano d'accordo. Come puoi averci creduto! Ti amavo!" Strilla.
"Perché era mio fratello! Cosa avrei dovuto pensare?" Cerco di farlo ragionare.
"Che si erano messi in combutta per far sì che tu lo sposassi, così da intascare i quattrini e vivere di rendita! Chi cazzo pensi che ti abbia mandato quel messaggio?" So a cosa si riferisce.
"No! Non ti credo. Logan mi voleva bene." Gioco l'ultima carta.
"No, non te ne ha mai voluto. Stava dalla tua parte perché eri la cocca di papà e voleva ottenere cose. Se solo tu sapessi tutto." Scuote la testa.
"Dimmelo allora!" Sbraito.
"Poco dopo che tu chiudesti con la tua famiglia, sentii per caso una conversazione. Scoprii da Scott che erano d'accordo e che Logan era il basista del piano. Sapeva che avresti reagito così, sperava che, beh hai capito" il colpo che mi infligge mi devasta. So di cosa parla, ho capito.
"Mi hai odiato per tutto questo tempo, a causa di ciò?" Chiede.
"Sì" sussurro. Mette in moto e fa manovra.
"Questo, dimostra solo che non siamo fatti per stare insieme. Ti porto a casa" e per il resto del viaggio, ognuno è dietro la propria trincea.
Dietro le linee nemiche.

SIAE Ice- The game of... [Broken Hearts Saga] SU AMAZON29/03/2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora