Capitolo 7

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La droga di solito ci mette poco a fare effetto, non mi resta da attendere molto.
Poco dopo infatti, sento il familiare senso di sballo, che mi avvolge. Le immagini passano come meteore nella mia testa, sorrido ebete. Mi sento leggera e felice, anche se è una pia illusione che presto finirà.
"Che cazzo Fire, non guastarti la festa" mi dico, davanti allo specchio.
Mi vesto, arraffando i primi capi che mi capitano ed esco. Chiamo un taxi col fischio e do un indirizzo. Mi godo il tragitto, sghignazzando da sola. Il tassista mi guarda stranito, gli faccio un gesto con la lingua. Sono euforica e carica come una molla. Arrivati al cancello gli butto una manciata di banconote in mano e scendo veloce. Entro e mi dirigo alla porta, sperando che sia in casa. Ho proprio voglia di una sana cavalcata e lui è ciò che di meglio si trova sulla piazza. Me la ricordo, adesso, quella notte. E cavolo se ho goduto.
Busso forte alla porta, sento i passi che scendono le scale. Apre di scatto e rimane sorpreso.
"Che ci fai qui?" Chiede, senza però farmi entrare.
"Ero da queste parti, ho pensato di passare a farti un saluto" sorrido.
"Sei ubriaca?" Domanda.
"Molto ubriaca e molto... accaldata" mi sventolo con la mano.
"Okay entra" si decide. Ha solo i pantaloni, il petto e le braccia nudi, coperti di tatuaggi fino al collo. Mi lecco le labbra, poi sculettando, vado al mini bar, versandomi mezzo bicchiere di vodka liscia.
"Che fai, mi lasci bere da sola?" Lo punzecchio. Mi si avvicina e si attacca alla bottiglia, fissandomi dritta in faccia. Il calore si propaga, non ci penso due volte, ingoio tutto il drink, lui dà un'altra sorsata. Gli tiro giù i pantaloni e mi inginocchio.
"Cazzo" sibila. Gli mordicchio la punta, rossa e umida, passandoci poi la lingua. Mi afferra la testa e mi spinge.
"Succhia forte" comanda. Obbedisco e inizio a lavorarlo come di deve. Spinge e arriva quasi in gola. Lo stuzzico con la lingua, lo graffio con i denti, ma gli piace. Lo testimonia l'aumentare progressivo del ritmo. Altri pochi colpi, viene nella bocca. Butto giù tutto, mi rialzo.
Sorrido sorniona, mentre ancora ansima. Prendo la bottiglia, tracanno una gran quantità, e lo bacio prepotente. Mi mette le mani sul sedere, mi issa e corre in camera sua. Non mi accorgo di John che si affaccia alla porta, per poi parlare con Hope. Sono totalmente presa da lui, dal bacio e dal fuoco che devo estinguere, dentro me.
Chiude la porta a inizia a spogliarmi, lo lascio fare ho bisogno di lui, di sentirlo dentro me. Mi bacia, mi lecca e io faccio lo stesso ma non mi basta. Mi inginocchio di nuovo e vedo che è già pronto per me, lo lecco in tutta la sua lunghezza e inizio a succhiare. Sento i suoi gemiti che mi fanno ancor più eccitare, mi porta sul letto e mi allarga la gambe, sfiorando la mia intimità, già bagnata. Inizia a leccare e succhiare il clitoride, sono al limite non resisto più, cosi prendo il suo membro e lo porto vicino alla mia fessura. Mi penetra dandoci dentro e ad ogni scoccata sento il rumore della carne che sbatte. I respiri diventano sempre più pesanti, siamo all'apice e ci lasciamo andare, in un favoloso orgasmo. Poi ci mettiamo uno di fronte all'altro. mi dà un bacio passionale, mi abbraccia. Non ho la forza per scacciarlo, mi lascio andare tra le sue braccia e mi addormento.

La mattina giunge fin troppo presto. Mi stiro, allungando braccia e gambe, toccando qualcosa. Mi volto e mi trovo di nuovo nella situazione scorsa. Apre gli occhi, ma stavolta non ride.
"Se devi scappare fallo ora, che ancora non sono sveglio" borbotta.
"Credo sia meglio. Scusa se... insomma hai capito."
"Fin troppo. È un disco che si ripete, Fire. Tu mi vuoi, mi scopi e ciao. Ma va bene così. Ci guadagnamo tutti, no?" Argomenta.
"Mi spiace davvero. Essere usati non è mai bello. Non ero in me, Ice" spiego.
"Lo so'. Non mi hai usato, semmai è il contrario. Però, posso chiederti una cosa, senza che mi auguri la morte o altro?"
"Chiedi" rispondo serafica.
"Perché non mi concedi una possibilità? Siamo già sposati, il sesso tra noi, cazzo, va alla grande. Perché non provare?" Poggia la testa alla mano.
"Perché ho paura Ice. Non posso lasciarmi andare. Non dopo ciò che ho fatto" spiego, sincera. C'è qualcosa di diverso in lui.
"Tu non hai fatto nulla, Fire. È ora che inizi a distribuire le colpe con più cura" mi rimprovera.
"C'ero io al volante. Io ho perso il controllo, io l'ho ucciso. La colpa è solo mia" mi assumo le mie responsabilità.
"Va bene Fire. Non insisto, potremmo però tornare almeno ad essere amici?" Chiede ancora.
"Non so', ho bisogno di tempo Ice" mi alzo svelta, recupero i vestiti.
"Aspetta, cos'è quella" indica la mia cicatrice.
"Il mio promemoria, Ice. Serve a ricordarmi cosa ho fatto, ciò che sono. Un'assassina" corro via prima di crollare. Scendo veloce, mi infilo nella serra e mi rivesto.
"Fire!" Mi chiama Hope.
"No, ti prego. Non adesso Hope!" La imploro.
Corre da me e mi abbraccia, stretta. Nessuna parola, mai, potrà eguagliare la sua stretta.
"Fire, se davvero non lo vuoi, perché gli hai chiesto di sposarti?" Mi dice.
"Io? È questo che ti ha detto?" Mi infurio.
"No. Non mi ha detto nulla. Sentivo uno strano rumore in camera sua, pensavo avesse lasciato la TV di nuovo accesa. Sono entrata per spegnerla ed ho visto che dormiva, col telefono in mano. Era un video, in cui tu gli dici che provi qualcosa per lui e che lo vuoi sposare.
Non ho detto a nessuno, tantomeno ad Ice, di esserne a conoscenza. Ma non mi spiego perché ti ostini a volerlo tenere a distanza" rivela.
Mi sento morire, e capisco il perché della restituzione degli anelli.
Li ho comprati io, ho fatto e disfatto tutto io.
Non le rispondo e, come di consueto, scappo.

Continua.

SIAE Ice- The game of... [Broken Hearts Saga] SU AMAZON29/03/2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora