Capitolo 10

3.8K 225 29
                                    

The World, is full of monsters with a friendly face, and angels full of scars.

"Apri la porta Fire, o giuro che la butto giù." La voce di lui mi risveglia.
Sono a terra, in una posizione scomposta. I vestiti sporchi di vomito, così come i capelli, il corpo indolenzito.
"Un attimo, arrivo" cerco di rialzarmi, ma fallisco. Cado sul tavolino, spaccando il vaso. Sento la porta aprirsi e non faccio in tempo a dirgli di non entrare. Si affaccia e resta basito dalla scena.
"Ti prego, dimmi che non ci sei caduta di nuovo" sussurra.
"Mi dispiace, davvero" mormoro. Mi stringe a sé, poi mi scosta e mi guarda in faccia.
"Ho sempre temporeggiato, ma adesso basta. Vai a Auckland, in riabilitazione" mi divincolo, nel panico.
"No! Neppure morta" inveisco.
"E lo sarai, presto, se non la smetti con la droga" risponde a tono. Sgrano gli occhi, beccata in flagrante. 
"Non posso John, davvero. Mi costringerebbero a parlarne, non posso. Sto facendo di tutto per non ricordare, non posso" lo supplico.
"Ed io ti ho dato corda, non ha funzionato. Ma ora basta, ti fai curare e sani le ferite. Stai facendo del male a tutti, me, Hope e Ice, ma soprattutto a te stessa e non lo meriti. Non sei tu che devi soffrire. Lo hai fatto fin troppo" pronuncia, deciso.
"Ti prometto che smetterò ma non mandarmi lì, non lo posso affrontare adesso. Tornerò nel gruppo e butterò via le pillole. Ma non voglio parlare con uno psichiatra" non posso cedere.
"Bene, ma ti trasferisci da noi, dove ti possiamo controllare. E per prima cosa, fai pace con Ice! Basta rancore e ripicche. Sono stanco di vedere che lo maltratti, a causa delle puttanate con cui ti hanno farcito la testa, Scott e quello stronzo di tuo fratello. Tu non devi nulla a nessuno, se non a te stessa. Per cui, vai a fare una doccia, fai schifo. Io preparo la valigia" e non mi ha mai trattata con tanta durezza. Obbedisco e prendo un cambio. Sento che traffica in camera, poi chiude le imposte. Mi lavo velocemente e, quando esco, lo trovo nel corridoio. Ha chiuso e sprangato tutto. Ha svuotato il frigo e messo il cibo, poco, in una busta. Apre la porta e va al quadro. Toglie acqua, gas e corrente, poi sbarra la porta. Mi afferra per un braccio e mi trascina in auto. Mette il bagaglio nella bauliera e siede al posto di guida.
"Lui non ne sarà felice" provo l'ultimo asso nella manica.
"Beh la casa è mia, se non gli sta bene che se ne vada" stringe il volante. So che non lo farebbe mai.
"Farò in modo di non creare problemi. Grazie per avermi salvata di nuovo." Stringo la sua mano, accelera e in poco, siamo a casa.   

"Vi prego, salvatelo. Vi scongiuro, salvate mio fratello".
Le ultime parole prima che il buio mi inghiotta.
Lo scossone è così forte che mi sveglia, facendomi sentire le calde lacrime versate. Mi guardo attorno stranita, poi ricordo di essere a casa Cold. Il tremore, il sudore, e il cuore che corre sono i sintomi dell'incubo. Uniti alla disintossicazione, creano un mix di angoscia, paura e dolore. So che non è prudente restare da sola in questi momenti, ed il mio corpo si muove in totale autonomia.
Apro la porta della sua stanza cercando di orientarmi, data l'oscurità totale. Quando gli occhi si abituano, lo vedo. Disteso supino, un braccio sotto il cuscino, l'altro a penzoloni dal letto. Lo tocco piano, non fa una grinza. Lo scuoto più forte, finalmente apre gli occhi.
"Fire?" Si accerta, ancora tra il sonno.
"Sì, sono in crisi. Posso stare qui con te?" Domando.
Non risponde, si scosta e alza il lenzuolo. Mi tuffo sul letto e mi rannicchio. Sento il calore lasciato dal suo corpo ed il respiro sulla schiena. Poi, le sue braccia mi circondano.
"Grazie" mi pare il minimo.
"Stai male, si sente. Non sono quel tipo d'uomo. Rilassati, ci sono io" risponde.
"Ho avuto un'altro incubo. E la disintossicazione ci ha messo del suo. Non riesco a dormire, ho freddo e poi caldo, sono tesa e carica. Forse dovrei andare a correre o fare altro. Mi devo..." un brivido mi sconquassa. 
Mi stringe più forte, mentre batto i denti e poi inizio a sudare.
"Dio, Ice. Voglio morire. Avevi ragione, dovevo morire io e non Logan" affermo. Mi volta così bruscamente che sento il senso di vuoto.
"Non dirlo più. Nessuno sarebbe dovuto morire, né tu né lui. Fire, hai dovuto rinunciare a tutto, tuo fratello, la famiglia e... lo sai. Hai pagato anche troppo, una colpa non tua. Perché non riesci a perdonarti?" Vuol sapere.
"Non... non sai. Tu non conosci tutto Ice, per questo io non mi riesco a perdonare. Ho fatto una cosa orribile, io..." un conato mi travolge. Mi prende di peso e mi trascina in bagno, giusto in tempo. Mi libero lo stomaco e mi sento un po' meglio, più umana. Mi appoggio alla parete, tenendomi la testa.
"Sei all'ultimo stadio. Ci sei quasi, tieni duro. Ma adesso, una doccia" si alza e apre il rubinetto. Aspetta che l'acqua scaldi, poi mi solleva. Mi spoglia e fa lo stesso. Apre la porta scorrevole, mi prende per mano e infiliamo sotto il getto. Mi aiuta a lavarmi, mi strofina bene nonostante lo sfregamento della spugna irriti la pelle sensibile. Non dico nulla, perché la sua vicinanza mi sconvolge.
Una carezza, mi coglie alla sprovvista. Mi volto e mi perdo nei suoi occhi. Nessuna parola, solo il silenzio rotto dallo scrosciare dell'acqua. Mi solleva, poggiandomi delicatamente al muro, mi penetra con decisione. Mi avvinghio a lui e lo lascio entrare, nel mio corpo e nel mio cuore. Non ci mettiamo molto, raggiungere il piacere viene naturale e con velocità. È sempre stato così tra noi, anche da ragazzi. Lui è stato il primo, me lo ricordo ancora. Una notte magica, passionale. Mi ha amata davvero, me ne rendo conto solo ora. Ed è per questo che non posso, non lo posso avere vicino. Se gli permettessi di entrare ancora una volta, ne rimarrei uccisa. Perché scoprirà cosa ho fatto, prima o poi. E il suo disprezzo diverrà odio, e quell'odio mi toglierebbe del tutto la vita.
Perché lo amo ancora, l'ho sempre amato.    

SIAE Ice- The game of... [Broken Hearts Saga] SU AMAZON29/03/2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora