Il peggiore degli inizi

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(SECONDA PERSONA)
Pensi che la tua vita ormai stia andando a pezzi. Ora che la tua sorellona è partita per studio, sei qui, sola con papà. E in pratica è come vivere da sola per 3 mesi. Non è mai in casa, e da quando mamma è morta lo vedi ancora meno. Quindi ti chiedi, è normale vivere da sole a quest'età? Vivere in un paesino sperduto nel nulla non è poi d'aiuto, sicuramente, la tua scuola neanche. Potrà anche essere una mini-scuola nel nulla, ma con lo studio non ci scherza. Non parliamo dei tuoi compagni. La maggior parte di loro sono umani, poi ce ne sono alcuni mostri. A dir la verità, sono i più simpatici, ma non sono comunque tuoi amici, e di sicuro non gli stai simpatica. L'unica ragione per cui resisti a scuola è la tua migliore amica. Lei è l'unica che ti capisce, e c'è sempre per te. Mica come gli altri tuoi compagni. No, no. Non ne parliamo. E nemmeno degli insegnanti. Ma scherziamo?

In genere tuo padre si fa vedere solo per colazione, e torna a casa talmente tardi che manco lo vedi. Ma del resto è come se non ci fosse neanche la mattina, non vi parlate neanche, e se gli chiedi "Com'è andata ieri?" ti guarda, alza le spalle e dice solo "Al solito.". Ma che risposta è? Se chiedi qualcosa in più ti guarda storto, quindi hai imparato a startene zitta.

Quel giorno la tua unica amica, era assente a scuola. La chiamasti, le messaggiasti, ma non rispose nessuno. Poi arrivò quella chiamata, la chiamata che ti distrusse emotivamente, quasi del tutto.
Guardi il telefono. "Papà". Perplessa rispondi, avvicinando lentamente il cellulare all'orecchio destro.

Tu: Papà?
Papà: Ehi, campionessa.

Non ti piace affatto quando ti chiama "campionessa". Significa che qualcosa non va.

Tu: Che succede?
Papà: Senti, mi dispiace un sacco dover essere così diretto, ma...

Inizi a sudare freddo.

Tu: Ma?
Papà: È morta in un incidente ieri sera. La tua amica.

Per poco non cadi a terra. Ma in realtà, cadi sulle ginocchia.
Piangi, non smetti, e continui. Provi solo rabbia verso tuo padre, ora. Come puó dirti una cosa del genere con tale freddezza? Riagganci, senza dire nulla. Ti sdrai sul letto, abbracci il cuscino, piangi, piangi. Cerchi di convincerti a smettere. Non ci riesci.

E da quel giorno, iniziasti a credere di star impazzendo.

All'inizio si trattó del vedere man mano ragni che si avvicinavano a te, stavano un po' fermi a guardarti, e poi se ne andavano chissà dove. Ti è capitato di ucciderne un paio, poi hai smesso, volevi vedere cosa facevano. Man mano nel tempo, un giorno, eri affacciata alla finestra, guardavi fuori, casa tua si affaccia sui bochi, il panorama è godibile. Se non fosse che una volta ti parve di vedere qualcuno dietro un albero che ti guardava e scriveva su un taccuino. L'hai visto più e più volte. Ma la volta in cui riuscisti a vederlo da vicino, rimasi scoinvolta. Era lì, dietro un albero, ma tu non eri alla finestra, eri in giardino. Lo vedesti per un millisecondo, ma ti parve... Uno scheletro? Vestito con una giacca elegante blu, pantaloni altrettanto eleganti anch'essi blu e un cappello blu con una fascia rossa.
Tu: Ehi~ quei cappelli mi piacciono un fottio~ io ne ho uno nero~ facciamo cambio?~ Mio padre quando me lo metto dice che sembro una mafiosa e me lo fa togliere~ dice che faccio ridere~

Dicevi, credendo di non parlare con nessuno.
Hai anche fatto altri "avvistamenti", uno più realistico dell'altro.
Ma non sono veri? No?
È tutto nella tua testa. No?
Stai solo impazzendo. No?

Oggi papà è tornato prima del solito. Sei ancora arrabbiata, ma questa è una buona occasione per fargli qualche domanda.

Tu: Ciao, papà.
Papà: Ciao, ______.

Ti dice, dandoti un bacio sulla fronte.

Tu: Beh, come è andata oggi?
Papà: Al solito.
Tu: Raccontami di più, dai.

Lo guardi con aria di sfida. Lui ti guarda minaccioso.

Papà: Come è andata a scuola?
Tu: Ah, sai... al solito.

Sorridi, anzi, ghigni. Ti guarda scocciato.

Papà: Cosa vuoi, dimmelo e basta.
Tu: Allora~, una curiosità, papà. Come mai eri il primo a sapere della sua morte?

Inizia ad arrabbiarsi. Sbatte i pugni sul tavolo.

Papà: Ma insomma, _________! Ti sembra un gioco?! Smettila con le domande, vai in camera tua!

La rabbia inizia a salire, come sale la tristezza. Non dici nulla, stringi i pugni, e vai in camera camminando rumorosamente, sbattendo i piedi a terra ad ogni passo.
"Ora basta." pensi.
Tiri fuori la tua borsa, ci metti dell'acqua, un panino avanzato da ieri, dei libri, una torcia, dei cerotti, il cellulare ed un coltellino svizzero.
Esci dalla stanza che è ormai notte fonda, tuo padre sta dormendo.
Vuoi scappare.
Stai per scappare
Non sai dove, ma devi scappare.
Non sai da chi andare, ma devi scappare.
La prima cosa che fai una volta fuori è cancellare tuo padre dalla rubrica. Non lo vuoi più vedere né sentire. Se devi vivere per strada, così sia. Non tu importa più di nulla, sai solo che vuoi allontanarti da lui, da loro, da tutto. Vuoi dimenticare. Vuoi dimenticare a tal punto da non avere più allucinazioni. Perché le hai tutt'ora.

Stai correndo. Piove. È tutto umido. Sei in pantaloncini e felpa, non hai ombrello né giacca. Non importa. Ti stai allontanando. È l'unica cosa che conta.
Accelleri, accelleroli, non ti stanchi, mai rallentare, mai. Non ti fermerai, no. O forse sì.
Inciampi su un tronco tagliato. Fai quasi un volo, ti sbucci il ginocchio e sbatti la testa.
Stai per svenire.
Senti qualcuno che si avvicina. Apri leggermente gli occhi. Tutto quello che riesci a vedere sono due mani ossute che ti sollevano da terra.
Poi, tutto buio.

MA BUONSALVE CARI! Spero questo primo capitolo vi sia piaciuto, continueró il più presto possibile~
Se non si fosse capito, il tutto è in prima persona ma la protagonista sei TU. SÌ, TU CHE STAI LEGGENDO. Sentiti fiera.
E niente. Bye~

Il magnifico ricatto (Mafiatale!SansxFem!Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora