Capitolo 7

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Rae

Rincorro il nerd più asociale di tutta la scuola, cerco di fermarlo, ma si è messo di nuovo le auricolari, e anche se non è male col scegliere la musica, è sempre troppo silenzioso ed equilibrato.
Finalmente lo raggiungo e la mano tira una delle sue auricolari. Si gira di scatto fissandomi con gli occhi spalancati.
Sono simili al cielo di Seattle, sempre così scuro e grigio, malinconico quasi sempre. Molti lo detestano, come mio padre quando siamo andati per qualche giorno di vacanza. Io l'ho adorato, trovandomi sempre bene nel clima freddo di quella città.
"Che c'è?" Chiede quasi arrabbiato.
Sorrido divertita per la sua reazione. "Guai a chi ti tocca, eh?" Dico. Mi fissa in silenzio. "Oh, andiamo! Sono stata una specie di eroina che ti ha salvato dal secondo uovo sulla testa e fai così? Non dovrei essere ringraziata mille e altre tante mille volte?" Chiedo con un tono canzoniere.
"Non lo stava lanciando a te?" Chiede.
"A me?" Sorrido e alzo gli occhi al cielo. "No... Sono troppo carina per avere un uovo in testa proprio oggi." Dico.
"Ma tu hai detto..."
"Dovevo pur avere una scusa per quel libro di biologia sul suo naso, no?" Affermo.
Mi guarda senza parlare, gli occhi fissi sulla mia faccia, le guance rosse e la bocca socchiusa.
Una bella bocca, se devo essere sincera.
"Quindi non era autodifesa?"
"No. Ho solo pensato che nessun ragazzo nel New Jersey aveva mai provato a raccogliere dei miei libri se non per portarmi a letto." Dico seria.
Ovviamente nessuno ha avuto dei buoni risultati, ma ci speravano così tanto che l'hanno fatto sempre, ogni singola volta. Un occhiolino, una finta spinta, libri per terra e poi un altro occhiolino.
Faccio una smorfia schifata e poi ritorno a guardarlo. Si è cambiato e adesso ha quei famosi jeans strappati e una maglietta nera che evidenzia le sue spalle larghe e i bicipiti si possono vedere grazie alle maniche corte.
Si possono intravedere le clavicole dalla scollatura e Sheryl sarebbe fiera di vedere un così bel panorama.
Certo, Harold Noose con il doppio dei muscoli sarebbe ancora meglio per lei.
"Be', allora ancora grazie. Ti serve altro?" Chiede.
Se mi serve altro? Non so. O forse sì.
"Studieresti con me storia?" Chiedo.
Lui sta per andarsene ma si blocca di colpo. Mi guarda attentamente e poi parla: "No."
E io che speravo in un sì. "Ah, okay. Risposta secca, wow!" Dico sentendomi di nuovo imbarazzata in meno di due ore.
Record.
In America sembrano tutti così uguali, qui tutti cambiano, a parte per qualche individuo. Tra cui Harold Noose che assomiglia a Luke Hale.
"Già." Dice.
La campanella suona proprio quando sto per dirgliene quattro. Tanti studenti si riversano nei corridoi, vengo spinta lontano da lui, dentro il mio petto sento un forte bruciore.
Vorrei urlagli tante cose ma ormai è troppo lontano.
I suoi occhi grigi finiscono per essere parte dei miei ricordi e non sono sicura che li rivedrò presto.

•••

Guardo annoiata il mio pranzo. Patate bollite, carote e una cosa strana che sa di semolino.
La mensa è affollata, be', tranne il mio tavolo, così vuoto e spento.
A questo punto, in America, sarebbero arrivati Sheryl e Val, George e Cassy, Patrick e Taylor. Infine Warren. L'ex fidanzato più bello e incasinato che abbia mai avuto.
Mi manca urlagli contro, ma non mi mancano le sue maniere, lo odiavo e ci stavo solo perché era abitudine di tutti stare con qualcuno.
"Rae!" Sento delle voci fuori dalla mia testa. Alzo lo sguardo e vedo una testa bionda e mossa, dei capelli rossicci e delle punte rosa e verdi.
Non riconosco l'ultima ragazza, ma sono certa che gli altri due siano Sophia e Jackson.
Corrono verso di me e si piazzano sulle panchine sorridendo tutto il tempo.
"Ehi, nuova ragazza! Ti facciamo un po' di compagnia, che dici?" Chiede Sophia.
"Fate come se fosse casa vostra." Scherzo e loro ridacchiano.
La ragazza sconosciuta si siede affianco a me e sorride. "Io sono Lory." Dice.
"Piacere di conoscerti. Io sono Rae." Affermo.
I suoi capelli ricci e voluminosi con le punte colorate la rendono ancora più strana.
"Abbiamo sentito che sei diventata il mirino numero due della lista di Harold Noose." Dice Jackson.
Affondo la forchetta nella carota bollita e insipida. "Già, roba da principianti." Mi vanto beffeggiando della stupidità di Noose. "Chi sarebbe il numero uno della sua lista?" Chiedo poi.
Lory continua a mangiare senza dire niente, è Sophia a parlare, Jackson invece sospira. "Guarda davanti a te, banco vicino alla porta. Maglietta nera." Dice.
E io seguo le sue indicazioni, mi addentro per i vari banchi e poi arrivo a quello giusto, cerco la maglietta nera. E oh...
Trattengo il fiato mentre sento Sophia mugugnare. "Chris Tolman. È uno che odia tutto, soprattutto socializzare. Ecco perché Harold non lo sopporta. Ma è anche dannatamente affascinante e potrei portarmelo a letto, sì." Sposto lo sguardo dalle spalle di Tolman al viso incantato di Sophia.
Sembriamo ritornati alla prima stagione di Gossip Girl.
"Perché è così asociale?" Chiedo.
"Non lo so." Fa spallucce Sophia.
"A me hanno detto che era legato a una tizia che poi l'ha mollato. Da quel momento ha provato un disgusto verso tutta l'umanità." Afferma Jackson.
"Ma per favore...!" Ride Lory. "Stronzate. Lui odiava tutti anche quando eravamo bambini! Vi ricordate che alle feste era quello che restava in un angolino?" Ricorda ai due.
Questi ultimi annuiscono. "Come sei riuscita a ricordarti di questo?" Chiede Jackson.
"Mi ricordo tante cose di quando ero piccola. Non so neanche se sono vere o no, ma a quanto pare la maggior parte sono davvero accadute." Dice prima di addentare la sua patata.
"Comunque è un tipo intelligente. In questa scuola chi supera la sua media è solo Elizabeth Cloud." Dice Sophia.
"Quindi com'è l'America?" Chiede Jackson per cambiare discorso.
L'unica che non è interessata all'argomento è Lory e mi stupisco che possa stare con due come Jackson e Sophia.
"Bella e piena di mode e stili che cambiano ogni mese." Dico semplicemente.
"Hai mai visitato NY?" Chiede Sophia. "Io voglio visitarla. È un mio grande desiderio!"
"Sì, grande e chiassosa. Divertente se non mangi più di tre hotdog. Per il resto è uguale a Seattle o Chicago. Sta di fatto che devi abituarti all'ambiente americano e poi riesci a sorridere e sopravvivere agli hamburger e alle patatine fritte." Affermo.
"Hai le forme delle afroamericane, lo sai?" Dice Sophia fissando il mio seno. Jackson invece si affaccia per guardare i miei fianchi. "Curvy. Dannatamente curvy."
"È un male?" Chiedo non riuscendo a capire le loro facce.
"Un male? No! Assolutamente no! Pagherei per avere il culo a cuore e non dritto. Mia madre ha ereditato tutto da suo padre, che disdetta!" Dice drammatica.
"A te entrano i pantaloni. È una cosa positiva." Dico sorridendole.
Il suo sguardo si addolcisce e le piaghe sulla fronte svaniscono. "Lo credi?"
"Certo. E poi bisogna essere Body Positive. Questa è la moda a NY." Affermo cercando di convincerla.
"Grazie." Dice.
Una musica solenne parte da un tavolo e un tizio si alza e urla sorridendo agli studenti.
Sobbalzo per il frastuono e fisso con occhi spalancati il ragazzo alto, muscoloso e con dei capelli biondi.
Assomiglia così tanto a Harold Noose che potrebbe essere suo fratello.
"Venerdì, ore nove di sera, festa da Big J! Tutti pronti?" Urla.
Tutti gli studenti urlano, forse sono l'unica a non dire niente e solo ad osservare.
Quando il frastuono finisce Sophia si gira verso di me. "Vieni alla festa?" Chiede.
"Non so, io non conosco nessuno qui..."
"Conosci noi! Saremo noi i tuoi sorveglianti venerdì! Se sai bere tequila allora sei apposto." Dice Jackson.
"Lo sai fare?" Chiede Sophia.
Mi ricordo le spiegazioni di Sheryl e i nostri primi shortini.
"Sì." Dico.
Purtroppo sì.

Spazio Autrice

Grandi speranze della mia vita, ho aggiornato quasi in tempo! Grazie per le visualizzazioni e per i voti!
Rae continua ad essere la Rae americana e Chris ha qualche problemino con il mondo esterno alla musica e alle sue auricolari.
Ma cosa più importante: siate Body Positive!
A Domenica 18 Giugno!
Chris ha qualche cosa da raccontare...

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