Lontani Da Me! (Parte 1)

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Quanto non la sopporto questa.

Invettive di ogni genere vagavano per la mente di Emma in un burrascoso tripudio di odio.

Non riesco più a sentirla. Dio, se mi irrita.

«... E quindi non ci vorrete credere! L'altra sera Edoardo non mi ha mica scritto!».

Ma chi ti vuole? Chi vuoi che scriva a una come te?

Un mormorio stupito si levò dal gruppo.

È ufficiale. Sono circondata da un branco di idioti. Ma stiamo scherzando? Non capisco ancora che cappero ci faccio a quest'ora in questo posto con questa gente!

«Tu che cosa dici, Emma?».

Immediatamente lei fu strappata dai suoi pensieri ostili da Lara, la bisbetica irritante che non la finiva di parlare del fatto che Edoardo non le scrivesse.

Emma si ricompose per non esternare tutta la sua ira, che si accumulava celata dentro di lei, e che era pronta ad uscire come un alien. Fu abbastanza abile a controllarsi e a rivolgerle un sorriso più falso della pirite.

Non ho ascoltato nemmeno una parola di quello che hai detto, perché sei solo una pettegola superficiale.

«Secondo me hai ragione! Doveva scriverti!».

«Esatto! È proprio quello che dico anche io!».

Ciccia, devi essere messa proprio male se non cogli nemmeno il tono falso con cui ti parlo. È l'ultima volta che esco con voi, parola mia!

Con una discrezione che faceva invidia ad un ninja, Emma intravide l'orario sul suo cellulare. 22.34. Troppo presto per ritirarsi per una ventenne media che esce il sabato sera con gli amici. A meno che non ci sia un caso eccezionale, certo.

«Ragazzi, io vado!» irruppe brutalmente, afferrando la giacca con una certa fretta.

Immediatamente un mormorio di stupore si levò dal gruppo. «Ma sono le dieci e mezza! È ancora presto!».

«Lo so, ma sapete, domani i miei mi hanno incastrata per una gita in montagna e si parte al mattino!».

I volti degli altri sembravano convinti. «Ah, beh, divertiti allora!».

«Senz'altro! Buonanotte!».

A passo svelto si diresse verso la cassa, armata di portamonete, decisa ad uscire dal locale in meno tempo possibile. Era uscita convinta di rilassarsi, e invece, come voleva il copione, era rimasta disgustata ancora una volta da quella compagnia. Ormai era un pattern che si ripeteva di continuo.

Pagò in fretta la sua bionda piccola che aveva ordinato per sciogliersi un poco, ma che non aveva funzionato. Le pareti di quel locale iniziavano a stringersi addosso a lei, e il brusio costante dei clienti le trapassava l'orecchio, trapanandole il cranio. Non riusciva proprio a tollerarlo più.

Quando uscì il fresco della sera la investì e fu un vero balsamo per il suo cuore.

Finalmente. Finalmente un po' di tranquillità. La strada attorno a lei era deserta, oscura. I lampioni davano quel tanto di illuminazione che bastava per non inciampare, ma l'atmosfera non si poteva dire rassicurante. Se per qualcun altro poteva essere così, Emma invece si crogiolava in quel silenzio, in quella quiete.

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