«Ce l'abbiamo fatta, dunque!».
«Sì, non ci avrei mai creduto che saremmo riusciti a uscirne vivi!».
«Ah! Donna di poca fede!».
Emma rise dal tono del suo nuovo cavaliere. Erano appena entrati in un bar, rigorosamente lontano dal centro, e alla soglia avevano tirato entrambi un potente sospiro di sollievo. Emma non nascondeva a se stessa che si sarebbe aspettata di trovarsi alle spalle Lara e la sua crew da un momento all'altro, un'apparizione in stile "film dell'orrore", in cui lo spettro faceva la sua comparsa proprio nei momenti in cui la tensione era per un'istante allentata.
Si sedettero entrambi a un tavolo vicino al muro.
Emma si guardò attorno. Il locale era semivuoto. Vedeva giusto un paio di persone che prendevano un caffé al bancone, e una coppia di anziani seduti poco distanti da loro. Emma sorrise pensando che erano gli anziani a farle compagnia. Ricordava quando sua madre le continuava a dire che se non fosse stata attenta, sarebbe invecchiata prima, anzi che era già vecchia. A Emma non erano mai interessati quel genere di commenti, la gente stampava etichette su tutti e irrimediabilmente tu te ne beccavi qualcuna. Aveva imparato ad anestetizzarsi da quel pattern, potevano chiamarla un po' come volevano.
«Ti vedo pensierosa» asserì Giacomo.
Emma arrossì, pensando che Giacomo l'aveva guardata tutto il tempo nella sua fase di sogno a occhi aperti. In parte trovò crudele il fatto che lui non aveva osato "svegliarla".
«Ah, tranquillo, non è nulla».
«Quindi è qualcosa».
Emma lo guardò, perplessa.
Giacomo irrise. «Se hai detto che non è nulla, vuol dire che deve essere qualcosa!».
«Sei sempre così spiritoso, caro Giacomo?».
«Solo con le belle ragazze, cara Emma!».
Il cuore di Emma le parve esplodere in petto. Giacomo era una sorpresa dietro l'altra.
«Dalla tua faccia arrossita direi proprio che non sei abituata a ricevere complimenti, il che è molto strano».
Emma fece un sorriso imbarazzato. «Ma smettila! Come la prendi la cioccolata, piuttosto?».
«Classica. Ma ho come l'impressione che tu voglia sviare l'argomento» ammiccò Giacomo.
«Allora, cosa vi porto?». Una voce gracchiante si intromise nel mezzo del discorso. Emma si voltò per focalizzarne la fonte. Era comparsa una ragazza dallo sguardo non troppo pacifico. Gli occhi scuri le ricordavano molto quelli perennemente incazzati di Letty Ortiz di Fast&Furious. Tuttavia, quello che risaltava di più erano i suoi capelli. Corti, in parte castani, con qualche sfumatura di biondo e un pizzico di blu, tanto per vivacizzare la chioma. Di certo non amava passare inosservata.
«Ma chi si rivede!». Emma vide quel suo sguardo incazzato sciogliersi alla vista di Giacomo, addirittura condito da un sincero entusiasmo.
«Ehi!». Giacomo si alzò e la abbracciò, sotto lo sguardo perplesso di Emma, che era a metà tra il non sapere che cosa stava accadendo e il sentirsi nettamente, decisamente fuori luogo.
«Ti trovo bene!» esordì Giacomo, entusiasta. Lei gli sorrise di contro.
Ma chi è questa?
La perplessità in quel momento si era trasmutata in un velo di irritazione. Non era possibile che proprio in quell'istante, in cui Emma aveva trovato un minimo di serenità, quella stessa serenità era stata spezzata. Era la stessa sensazione che aveva provato quando era di fronte al Palaghiaccio. Anche lì si stava godendo un raro momento di pace, immediatamente spezzato dalla comparsa della sua nemica numero uno. In quell'istante, l'essenza della scena era identica. E di nuovo con una ragazza. Quella, a quanto pareva, era una giornata all'insegna dell'astio verso il genere femminile.
«E' da un pezzo che non ti fai vedere!» urlò la ragazza, non curandosi del fatto che comunque si trovasse in un locale, in cui probabilmente lavorava dato il suo interesse verso le comande.
«Non pensavo che lavorassi qui ora!» urlò Giacomo con lo stesso volume della voce, attirando gli sguardi irati della coppia di vecchietti seduta non poco distante da loro, e creando disagio profondo nelle viscere di Emma.
«Sì, non sono qui da molto, infatti!».
«Non ti vedo così contenta però!».
«Sì, beh, mi rompe un po' il cazzo stare qui!».
E allora perché ci lavori, genia del male?
A Emma parve un ritorno alle origini, uno sgradevole ritorno. Si sentiva terribilmente a disagio, odiava essere tagliata fuori dai discorsi altrui e starsene a guardare loro due che conversavano, come se fosse una completa estranea, capitata lì in mezzo per caso con il sapore di intrusa. Lo odiava e basta. Non è possibile che, puntualmente, ogni santa volta che decideva di fare la persona socievole o pseudo tale saltavano fuori di questi e altri problemi.
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Tales by Dan
Short StoryDalla mente alla penna. Dalla penna a Wattpad. Una raccolta di racconti brevi rigorosamente eterogenea. Buona lettura.