Lontani da Me (Parte 6)

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Iniziarono a camminare. Le due amiche di Lara, le stavano vicine, mentre lei cercava in tutti i modi di attirare l'attenzione di Giacomo, non smettendo mai di rivolgergli la parola.

Emma se ne stava in disparte, con lo sguardo basso e lo stomaco che si contorceva senza sosta.

Brava, bravissima, Emma! Hai avuto proprio un'ottima idea! Uscire, incontrare Giacomo! Sì, la mia salvezza, proprio! E ora via verso quella festa di paese. Quanto deve essere crudele il destino con me. Quanto...

«... Emma?».

Improvvisamente la voce gentile di Giacomo la chiamò.

«Cosa vuoi?» chiese, cercando inutilmente di dissimulare il suo inviperimento.

«Stai bene?».

No, cazzo! Voglio solo andarmene a casa, lontana da tutti voi!

«Sì» rispose lei telegrafica.

Giacomo le sorrise. Lei lo fulminò con lo sguardo.

Il sorriso di Giuda.

Man mano che si avvicinavano al centro del paese, l'atmosfera si faceva meno silenziosa. Le strade, deserte fino a poche decine di metri prima, erano ghermite di ciò da cui Emma amava tenersi a debita distanza: persone. Il tempo uggioso non aveva di certo fermato le frotte di visitatori che accorrevano anche dai paesi limitrofi e a stento riusciva a camminare. Ovunque si girasse si sentiva soffocare, dovendo sgomitare tra la folla. La classica musica folk avvolgeva tutto il centro, e le bancarelle si susseguivano una dietro l'altra proponendo i cibi e le suppellettili più assurde. Emma assunse un'espressione scura, ottenebrata dal disagio che provava in quel momento.

Assorta com'era, nei suoi pensieri e nelle sue invettive, si rese conto che aveva perso di vista il gruppo. Li cercò in lungo e in largo con lo sguardo, scrutando la folla con attenzione. Era come trovare un ago in un pagliaio, sul serio. Avanzò ancora, spingendosi tra la folla a suon di "scusate, scusate", ma nulla.

Che se ne vadano tutti a quel paese! Io me ne torno a casa!

Si stava iniziando a dirigere sulla via di casa, quando improvvisamente si sentì afferrare. Emma si irrigidì.

«Stai scappando?». Giacomo era comparso all'improvviso e le rivolgeva un altro di quei suoi sorrisi.

Emma non rispose. Giacomo la guidò delicatamente in mezzo alla folla, ma Emma inchiodò.

«Senti, Giacomo!» esordì lei infastidita. «Te lo devo dire. Non ho nessuna voglia di stare qui!».

«Oh, ma nemmeno io!» sorrise lui.

Ma cosa sta dicendo?

Emma era perplessa, ma si lasciò trascinare da lui. L'irrigidimento era passato e si sentiva stranamente rilassata.

Si districarono ancora un po' in mezzo alle persone e arrivarono in un punto in cui finalmente la folla si diradava. Emma potè finalmente respirare di nuovo.

«Tutto bene? Ti vedo cadaverica!».

Come fai a startene sempre così tranquillo?

«Sì, tutto bene! Piuttosto... Dove mi hai portata?».

«Lontano dalla folla così ti posso rapire senza che mi vedano!».

Emma lo squadrò, e Giacomo si mise a ridere di gusto. «Tu sei troppo tesa, Emma!».

Dinnanzi a quella reazione, Emma arrossì. Non si aspettava un Giacomo così estroverso. Lo aveva immaginato più timido e impacciato, più come lei.

«Cosa intendevi prima quando mi hai detto che nemmeno tu volevi venire qua?».

«La verità».

«Ma allora perché hai accettato con un sorrisone di venirci, con quelle là poi?».

«Riflettici Emma... Ci avrebbero lasciati in pace se avessi detto di no?».

Conoscendo Lara, probabilmente no. Si sarebbe attaccata a noi come una cozza, spalleggiata da quelle altre due oche.

«Devo ammettere che sei furbo!» disse lei, distendendo finalmente i nervi.

«Semplicemente conosco quel genere di persone... Così superficiali, così...».

«... Vuote» completò Emma.

Era contenta di avere finalmente davanti agli occhi il Giacomo che sentiva essere quello autentico, sulla sua lunghezza d'onda. Si dispiaceva per averlo giudicato male poco prima, quando aveva accettato l'invito. Forse gli bruciava ancor di più l'esserci cascata in pieno nella sua piccola commedia.

«Beh sei stato convincente».

«Anni e anni di dura pratica» ammiccò lui. «Senti, per quanto riguarda il pattinare, dicevi sul serio per messaggio?».

Emma abbassò il capo, ancora imbarazzata per quella richiesta fatta così all'improvviso, con poca lucidità. Si era resa conto poco più tardi di avere proprio sbagliato tutto: non è che avesse tutta questa grande passione per il pattinaggio.

«No, perché...» continuò Giacomo. «Pattinare non è che sia questa mia grande passione».

A Emma brillarono gli occhi.

«Piuttosto... Una cioccolata calda ti va?».

Una richiesta così semplice, ma un effetto quasi etereo. Una rara sintonia di cui si era ormai rassegnata di provare. Il groviglio di emozioni che celava nel suo cuore le provocò una sola, ed unica risposta, che si materializzò nell'annuire convinto condito da un sorriso genuino.

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