Cerchio.

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C'è una stretta connessione o meglio vicinanza di pensiero, tra il filosofo statunitense Terence McKenna ed il critico  e filosofo svizzero Rousseau. La prima corrispondenza che troviamo è il rifiuto radicale della cultura. La cultura, in entrambi i casi, in entrambe le visioni, viene vista in un senso strettamente negativo come un concetto fuorviante, illusorio ed oscurantistico verso la realtà, che ostruisce ed impedisce in maniera netta il cammino verso l'esperienza diretta, verso la libertà originaria della potenza di agire. Viene vista la cultura(istituzioni, scienza, arti e lettere), come una tendenza costante e ripetitiva nel tempo, all'imitazione. Cosa vuol dire ciò? Vuol dire che si viene a creare una scia di soggetti, 'player' li chiamerebbe McKenna, inseriti tutti in uno stesso gioco, che se fossero coscienti di ciò, non vi parteciperebbero nemmeno. Allora qui troviamo un'altra evidentissima congruenza tra Rousseau e McKenna, l'inconsapevolezza. Veramente sappiamo dove stiamo andando? Veramente siamo noi i protagonisti, i soli ed unici, delle nostre azioni, dei nostri pensieri, siamo noi i padroni? O siamo vittime, servitori volontari(De la Boètie) di una grande truffa, di una gigantesca manipolazione. Al porsi di queste domande, la strada verso la risposta si fa tortuosa, e buia. Nessuno sa veramente cosa sta succedendo,  da dove veniamo, perché siamo qui, non gli scienziati, non i matematici, non i filosofi, non i politici, non i medici, nessuno! Allora, scusate, perché affidarci a interpretazioni già consumate?! Già sentite. Ci rendiamo conto che questo significa ed implica una stessa universale visione dell'esistenza verso la quale ci buttiamo! Dove sono i nostri personali bisogni? Dov'è finita la nostra singolarità che ci rende unici? Cari miei, questo è un totale appiattimento e c'è chi ha coraggio di chiamarlo 'civilizzazione', siamo civili! Basta essere civili ed andrà tutto bene! Su queste ferree catene, ci hanno steso sopra delle ghirlande e fiori in modo da non farcele vedere. Ci stanchiamo di una breve relazione, di un collega stanco di tutto questo che non ci risponde a tono, ma di reclamare la nostra natura, non ce ne importa, niente.

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