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"È di poche ore fa, la notizia della rivolta a Rikers Island, penitenziario di massima sicurezza.
Durante il turno del pomeriggio, un detenuto Stolen Fellmore, ha scatenato una rissa con un compagno di cella, che ha dato il via all'incresciosa situazione.
Da questo, le cose hanno ben presto preso una piega inaspettata.
Infatti, molti altri detenuti hanno iniziato a dare il loro contributo.
Ma non è questo, il fatto principale.
Una volta sedata la rissa, è stato fatto l'appello, che ha messo in evidenza la mancanza di alcuni prigionieri.
Hector Fernandez, Milo Casillas, Diego Palma, Jesus Delgado.
Si avvisa tutta la cittadinanza, i detenuti sono pericolosi ed armati, se vi trovaste in loro presenza, chiamate le autorità e mettetevi al sicuro.
Non fate gesti eroici.
Vi ricordiamo che i quattro, con a capo Fernandez, sono membri degli One Ten Crips, nota banda di criminali che ha terrorizzato e tenuto in ostaggio diversi quartieri di Miami.
Tra le loro attività più accreditate, l'estorsione, il traffico di droga ed armi, la prostituzione e non per ultimo l'omicidio.
Chiunque abbia notizie è pregato di contattare il numero per le emergenze, che passerà adesso in sovraimpressione."

Resto di sasso, sentendo la notizia.
Il pensiero corre subito a Mia, Ara è Jackson.
Corro nella sala ristorante e mi avvicino al loro tavolo.
"Dobbiamo andare, subito" intimo alla mia donna.
"Che succede?" Si allarma subito.
"Ne parliamo a casa. Intanto chiama Jacks, digli di raggiungerci" non temporeggio, raccogliendo le nostre cose, per poi andare alla cassa.
Ho chiesto che fosse tutto incartato per poter cenare a casa, anche se so che sarà l'ultimo dei nostri pensieri.
Ma almeno potremmo spedire Ara in camera sua, senza che faccia storie.
Vedo Mia che parla al telefono, mentre aspetto.
Mi sento morire, adesso che tutto andava bene, quello stronzo è ricomparso a portare il caos.
Ma che sia maledetto, se gli permetterò di far del male alla mia famiglia, o allontanarmi ancora.
Il contenitore col nostro cibo arriva, lo afferro e scappo via.
Il viaggio di ritorno è silenzioso e teso, Mia si tormenta le mani, Ara ha messo il broncio.
Arrivati a casa, troviamo il nostro amico ad aspettarci.
La faccia che ha, mi fa capire che anche lui ha sentito il tg.
"Ehi" ci salutiamo.
"Entriamo, svelti" anche lui non si fida a restare in bella vista, allo scoperto.
Come mettiamo piede in casa il telefono inizia a suonare.
"Sì" rispondo, secco.
"Rio? Sono Morgan" sento del disappunto. Certamente è al corrente.
"Ciao, so perché hai chiamato, non ne abbiamo ancora parlato, ho appena saputo" non mi perdo in dettagli.
"Okay, ti dico solo una cosa, so che sei cambiato, ma fai tutto quello che è in tuo potere per proteggerle. Non esitare, capito?
Io sono qui, se serve. Casa mia è sempre aperta, a tutti voi, se le cose dovessero peggiorare.
Mettere un buon numero di miglia, come distanza, è un opzione concreta, mi hai compreso?"
"Capisco perché Mia ti amasse.
Grazie infinite, per tutto.
Non temere, se le cose colassero a picco, le spedirò da te senza pensarci.
Ti tengo informato, adesso devo andare." Lo saluto, frettoloso.
"Ara, vai di sopra a cenare e metti un film, senza discutere" ordino a mia figlia, che per una volta non fa storie.
Mia e Jacks sono sul divano, io vado allo sportello dei liquori, prendo il più forte assieme a tre bicchieri.
"Che succede Rio?" Chiede lei, col panico nella voce.
"Hector ed altri tre sono fuggiti. Sono evasi, ragazzi" inizio.
Racconto tutto, mentre Mia si fa sempre più turbata.
"Se ci trova? Cosa facciamo Rio?" Va nel panico.
"Mia, ti giuro che farò di tutto per proteggervi.
Morgan si è reso disponibile, alle brutte vi spedisco da lui, lontane."
Si calma appena, Jackson invece è sempre più rigido e cupo.
"Li voglio morti. Hanno ucciso il mio Ace" inizia a piangere, sconsolato.
"Lo so, ed io stesso la penso come te. Mi hanno portato via la vita, la libertà. Il migliore amico che potessi mai avere, la possibilità di crescere mia figlia.
Li voglio morti come lo vuoi tu, ma quella è gente scaltra, pericolosa.
So come agiscono, come pensano.
Per il momento dobbiamo prestare attenzione, guardarci attorno, notando anche i più piccoli particolari" spiego.
"L'altro giorno, ho visto un uomo con una felpa, aggirarsi vicino alla mia auto.
Ricordi, ti chiesi di dare un occhio alle gomme?" Si rivolge a Jacks, che fa un cenno di assenso.
"Non l'ho più visto, però ho avuto la sensazione di essere osservata.
Pensavo fosse una paranoia, ora capisco che non è così." Rivela Mia.
"Perché non mi hai detto nulla?" Domando.
"Perché finalmente le cose giravano nel verso giusto.
Non volevo rovinare tutto, per qualcosa che magari era solo nella mia testa" si mortifica.
Le stringo la mano, abbozza un sorriso.
"Che facciamo ora?" Chiede il nostro amico.
"Per prima cosa, tu ti trasferisci qui.
Dobbiamo essere uniti, compatti. Non sarei tranquillo, sapendoti solo ed indifeso.
Domattina, andrò a parlare con il tenente Adams, che ha seguito il caso ed ha preso la mia testimonianza.
Spero che non arrivino al testimone chiave."
"Tu sai chi è?" Chiede, lui.
"No. Le sue udienze erano a porte chiuse, neppure la stampa poteva esserci. E neppure ad Hector e gli altri, è stato permesso assistere.
Proprio perché non si doveva risalire alla sua identità" racconto.
"Va bene, faremo così allora.
Non voglio che quegli stronzi mi portino via qualcos'altro." È fiero e determinato.
"Giusto per la cronaca, se si dovessero fare vivi, non esiterò! Ci hanno tolto troppo, non meritano di vivere" esclamo.
"No! Che ne sarebbe di noi? Se tu finisci in carcere, io e Ara cosa faremmo? Dobbiamo essere più furbi, il meno prevedibili possibile.
Lunedì mattina parlerò con la preside, all'asilo di Ara. Le dirò tutto e la ritirerò da scuola. Non sarei mai tranquilla" supplica, quasi.
"Brava, starà sempre con uno, o più, di noi.
Sotto stretto controllo.
Mi dispiace, che siamo di nuovo a questo" mormoro.
"Non è colpa tua. Eri solo un ragazzo, che ha fatto una scelta sbagliata per sopravvivere.
Sei una vittima, come noi" mi rincuora il mio amico.
"Okay, vado a prepararti la camera" si alza, Mia, andando di sopra.
"È provata. Non ne può più" argomento.
"Nessuno di noi. Ma è l'ennesima prova che dobbiamo superare, è questa volta lo faremo.
Insieme, ce la faremo" è risoluto, come mai prima d'ora.
Ci scoliamo un altro bicchiere.
Non sarà né il primo né l'ultimo, di quella che si rivelerà una notte infinita.

 

SIAE Darkness & Light 3- An immortal love. 02/10/2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora