Capitolo 5

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I miei occhi reagiscono,
le mie orecchie reagiscono
quando ti vedo,
quando sento la tua voce.
Tutto il mio corpo reagisce,
reagisce prima ma io non voglio…
cosa devo fare?
Non riesco a controllarmi.
Ogni singola cellula del mio corpo reagisce, dalla testa ai piedi…
tutto reagisce.
My Whole Body Is Reacting-GOT7


É mattina. Il secondo giorno di lavoro, in quel luogo deserto, sta per iniziare. Inutile dire che ChoSo, quella notte, non ha chiuso occhio. Nella sua mente circolavano mille pensieri. Il sunbae la sera precedente stava per baciarla, finalmente si era accorto di lei? L’aveva vista per la prima volta come una donna? Forse non era proprio così. Probabilmente era tutto dovuto all’effetto dell’alcool, pensò ChoSo. Cosa avrebbe fatto non appena rivisto il sunbae? Sicuramente, ignorare l’accaduto sarebbe stata la soluzione migliore. Era così ubriaco ieri sera che quasi certamente non si sarebbe ricordato di nulla. Dopo aver preso tale decisione, ChoSo si alza dal letto, sta per iniziare a prepararsi quando sente bussare alla sua porta con insistenza. Knock knock.
«ChoSo-ya apri, sono io, SoMi». “Bene questa giornata non poteva iniziare meglio!”, pensò ChoSo. Quest’ultima aprì la porta, un po’ di controvoglia, chissà quale assurda richiesta le avrebbe fatto l’amica, al solo pensiero rabbrividiva. Finalmente dentro, SoMi prese per mano ChoSo e la fece accomodare sul letto.
«ChoSo-yah… ho un favore da chiederti» disse, cercando di essere più convincente possibile. ChoSo non prevedeva nulla di buono da quell’inizio ma fece cenno all’amica di continuare. «Ho saputo che oggi vi occuperete delle foto di Jackson e YuGyeom e…».
«Si può sapere come hai fatto a saperlo?», la interruppe ChoSo. «Di questo non devi preoccupartene, ho le mie fonti, cara», rispose, aggiungendo un occhiolino.
A ChoSo non rimase altro che sospirare.
«E allora?». SoMi prese entrambe le mani di ChoSo e le strinse a sé per dire poi tutto d’un fiato. «ChoSo-ya ti prego dammi il permesso di starti vicino quando fotograferai il mio YuGyeom! Ti prego. Giuro che non ti darò alcun fastidio, anzi ti aiuterò! Non farò nulla di male, ti prego, ti prego, ti prego, ChoSo-yaaaa» e iniziò a scuotere l’amica affinché accettasse la sua proposta. ChoSo la guardò dritta negli occhi.
«Forse tu sei impazzita», le disse decisa. SoMi iniziò a fare il broncio e a scuotere ancora di più ChoSo, emettendo degli strani gridolini.
«Tu te ne rendi conto che io qui sto lavorando, vero?», le chiese l’amica.
SoMi non fece altro che guardarla con i suoi occhioni grandi da cane bastonato, che avrebbero sciolto anche il cuore più duro. Come al solito ChoSo fu totalmente sconfitta dalla sua amica. Accidenti, perché doveva essere così carina, pensò ChoSo.
«Ok facciamo come dici tu, però ti avverto, se ti vedo anche solo avvicinarti troppo a YuGyeom o qualcun altro o se combinerai uno dei tuoi guai sappi che ti ucciderò con le mie stesse mani, hai capito?» chiese ferma ChoSo.
SoMi felice le saltò letteralmente addosso.
«Kyaaaaa, grazie, grazie, grazie».

Come da promessa, SoMi sta aiutando ChoSo nel suo lavoro odierno. O perlomeno, questo è quello che SoMi pensa di star facendo, portando l’attrezzatura dell’amica. ChoSo sta fotografando YuGyeom e lo sguardo di SoMi è fisso sul ragazzo da un bel po’ e ciò è anche percepito da quest’ultimo, mettendolo leggermente in imbarazzo. ChoSo accorgendosi della situazione si avvicina a SoMi e le sussurra «Potresti smettere di mettere in imbarazzo il mio modello? Lui non dice niente, ma praticamente te lo stai mangiando con gli occhi. Lo hai già fissato abbastanza, non trovi? Vai a fare un po’ di compagnia a MinYoung-ah nella SPA dell’albergo, vai vai».
«Non ci penso nemmeno. Ho detto che ti avrei aiutata e lo farò e poi non lo sto fissando così tanto», sussurrò SoMi come risposta.
Non c’era alcun verso di allontanare SoMi da lì, ChoSo sperò solo che non rovinasse il suo lavoro mettendo troppo in soggezione quel giovane ragazzo.
Per facilitare le riprese dall’alto ChoSo e KiKwang decisero di usare un drone. C’era qualcosa che non andava con quell’aggeggio, oggi faceva un po’ i capricci, non si riusciva a controllarlo perfettamente, ma era l’unico che si erano portati dietro, quindi, dovevano in qualche modo continuare ad utilizzarlo. ChoSo è ancora occupata a fotografare YuGyeom, e SoMi è vicino a lei, quando ad un tratto il pilota del drone ne perde nuovamente il controllo e l’attrezzo inizia a cadere in direzione proprio di SoMi. Quest’ultima, ovviamente, è troppo impegnata ad osservare il suo amato idol, ChoSo e gli aiutanti fotografi sono tutti di spalle e non si accorgono di quello che sta per succedere. Fortunatamente qualcuno intuisce quello che sta per accadere, YuGyeom, lascia la sua postazione e un attimo prima dello schianto spinge SoMi in direzione opposta. Entrambi finiscono a terra e il drone fa la stessa fine. Tutti sorpresi si voltano e realizzano quello che è successo e del perché l’idol sia scappato in quel modo. SoMi si ritrova tra le braccia di YuGyeom. Riapre gli occhi, che per la paura aveva chiuso, e non riesce a credere a quel che vede. YuGyeom la libera subito dalla presa.
«Scusami se ti sono venuto praticamente addosso, ma non mi sono venute in mente altre idee, stai bene?».
SoMi non riesce a credere a quello che le sta succedendo. Finalmente può rivolgere la parola all’idol che adora, certo la situazione non è delle migliori.
«I-io sto be-bene», risponde a bassa voce per l’imbarazzo.
Anche YuGyeom è in imbarazzo, fa una smorfia di dolore che non sfugge a SoMi.
«T-tu stai bene? Ti sei fatto male da qualche parte?» chiede preoccupata.
YuGyeom nell’atterraggio si è, infatti, ferito leggermente al braccio sinistro, non era grave, ma di certo questo avrebbe rallentano un po’ la schedule odierna. JaeBum si avvicinò di corsa «YuGyeom-ah! Che succede? Ti sei fatto male?» chiese ancora con il fiatone.
Sia YuGyeom sia SoMi si rialzarono.
«Tranquillo hyung è solo un graffio».
Era molto probabilmente un semplice graffio come affermava YuGyeom ma di certo sanguinava ed anche parecchio.
ChoSo, anche lei si avvicinò. «YuGyeom-ssi, SoMi-ya tutto ok?» chiese preoccupata.
JaeBum si voltò verso di lei.
«Lo vedi? È tutta colpa tua! Porti del personale non autorizzato, delle attrezzature non controllate e in più metti in pericolo i tuoi clienti, è normale lavorare in queste condizioni?», le urlò praticamente contro.
«Colpa mia? Sono cose che si possono prevedere queste? Allora tutte le disgrazie che ci sono nel mondo sono colpa mia anche quelle?», anche ChoSo alzò il tono di voce.
Iniziò una vera e propria guerra verbale tra i due. Oggi JaeBum era ancora più ostinato delle altre volte. Nessuno osava intromettersi tra quei due, tanto la lotta era animata. Qualcuno doveva pur prendere in mano le redini della situazione, arrivò il manager e si rivolse ad entrambi.
«Ora non credete di stare esagerando tutti e due? Ogni occasione e buona per voi per litigare forse? Adesso basta, non vedete com’è tesa l’atmosfera a causa delle vostre urla? Siete ancora dei bambini?».
JaeBum e ChoSo ritornarono lucidi, perché sì, ogni volta che litigavano non si sa come perdevano sempre la ragione, a testa bassa fecero cenno di aver capito e stavano per allontanarsi ma il manager lì richiamò.
«Non ho ancora finito con voi due. Credo che il modo migliore per voi sia passare più tempo insieme e conoscervi meglio ed evitare così queste vostre sfuriate».
JaeBum e ChoSo fecero una faccia sorpresa e schifata allo stesso tempo e per una volta la pensarono allo stesso modo, il manager doveva essere impazzito sul serio.
«Non guardatemi con quelle facce ed ascoltatemi. È la soluzione migliore. Completiamo le foto di Jackson, YuGyeom lasciamolo riposare per adesso, oggi pomeriggio prenderemo quella mezza giornata libera che il presidente ci ha concesso, noi usciremo tutti insieme a fare una piccola gita nei dintorni e voi due, invece, resterete in albergo, così avrete modo di parlare e risolvere definitivamente i vostri problemi senza coinvolgere gli altri». «Ma…» dissero all’unisono. «Niente ma, non accetto obiezioni. Trascorrete del tempo fruttuoso assieme, mi raccomando. E adesso riprendiamo il lavoro», dette queste parole si allontanò da loro. Nella testa di JaeBum e ChoSo frullavano mille pensieri. Il manager doveva essere proprio impazzito per aver avuto un’idea del genere. Passare del tempo insieme era proprio l’ultima cosa che avrebbero voluto fare in tutta la loro vita e poi per giunta dovevano anche parlare e chiarirsi. Impossibile, pensarono. Ogni volta che si incontravano e aprivano bocca scoppiava sempre un litigio o comunque andava a finire male. Loro due soli in albergo? Sarebbe stato come lasciare due bombe con la miccia accesa pronte ad esplodere da un momento all’altro. JaeBum e ChoSo non dissero una parola, si guardarono con il solito sguardo di sfida, incolpando internamente l’altro a vicenda per l’accaduto, e si allontanarono in direzioni opposte, ormai la sentenza era stata data, non si poteva far altro che accettarla, anche se con riluttanza.

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