Così freddo,
un mondo senza te.
Così oscuro,
non posso vedere nulla.
Ho dimenticato la sensazione
del mio cuore che batte?
Così solo, da solo, penso solo te.
Come se non fosse una coincidenza vengo spinto verso di te.
Non distogliere lo sguardo da me.
Vieni più vicina così posso conoscerti.
Moonlight-GOT7
La sveglia ha iniziato a trillare nel piccolo appartamento, al centro di Seoul, in cui ChoSo vive da sola, da un bel po'. Con un occhio chiuso e l'altro a malapena aperto spegne con un gesto deciso quell'aggeggio infernale. Quali sono i piani del mattino? Alle 9 deve incontrare quel gruppo di ragazzetti, così come lei li definiva, in persona e spiegargli quello che il loro capo Park JinYoung aveva voluto per il photo book riguardante il nuovo album. Il loro capo aveva espressamente richiesto un photo book con bei paesaggi che risaltassero le figure dei suoi bei "bambini". Bambini? Quel tipo era sembrato a ChoSo molto particolare. Quando si parlava di paesaggi, non poteva che esserne contenta. Almeno, in parte, avrebbe svolto il suo lavoro in modo confortevole circondata da ciò che amava da sempre, i bei paesaggi. Sperava in cuor suo di essersi sbagliata ieri, di non incontrare ancora quei tipi strani che si rincorrevano a vicenda. Brrr, al solo pensiero rabbrividiva. "Speriamo bene", pensò entrando in doccia.«JaeBum hyung (*Hyung: È un termine confidenziale coreano con il quale un ragazzo piú giovane si rivolge ad uno piú grande; letteralmente significa "fratello maggiore"), sono quasi le 9, non sarebbe meglio smettere di provare e andare in sala conferenze? Tra poco arriverà il responsabile del servizio fotografico per il nuovo album e...», chiese un po' titubante il maknae (*Maknae: Termine che indica il membro piú giovane in un gruppo) al leader.
«Cos'è? Adesso sono i maknae a dare ordini?» chiese JaeBum senza neanche scomporsi e continuando a provare.
«Non è un ordine hyung e solo che...».
«Gli altri sono già lì?».
«Si hyung».
JaeBum si avvicina alla radio, la spegne e supera il maknae.
«Che aspetti lì immobile andiamo, no?»
Il ragazzo sorpreso decise di seguirlo senza proferire parola. Era quello l'effetto che ultimamente Im JaeBum faceva ai suoi membri, nessuno aveva il coraggio di parlargli apertamente, si limitavano a seguirlo in silenzio.
Sono le 9 in punto. Lee ChoSo entra nella sala conferenze, dopo qualche secondo anche JaeBum e YuGyeom fanno lo stesso. Dopo i formali saluti tutti si accomodano e il manager prende la parola per primo.
«Ragazzi, lei è Lee ChoSo, è la responsabile del progetto che riguarda il photo book per il vostro nuovo album, fa parte dell'agenzia PROD. Il suo capo, il signor Kim l'ha presentata come una delle sue migliori lavoratrici. Prendetevi buona cura di lei». Sono proprio loro, i ragazzi di ieri, pensa ChoSo, che a sua volta prende la parola.
«Come ha ben detto il vostro manager, sono Lee ChoSo, piacere, spero davvero di essere all'altezza delle buone parole del mio capo appena riportate, farò del mio meglio. Fidatevi di me».
"Certo se voi non fosse stati degli idol sarebbe stato tutto più semplice ma... per stavolta mi accontenterò", pensò ChoSo. «Adesso presentatevi ragazzi» disse il manager.
«Bene allora inizio io, piacere sono Jackson Wang, vengo da Hong Kong e sono il rapper e la persona più affascinante del gruppo», completando il tutto con un occhiolino.
«Il più affascinante? E da quando? Quello sono io ovviamente. Piacere sono Park JinYoung, si ho lo stesso nome del grande capo, ma questo lo saprai già... la storia che prima mi chiamavano Junior ma che da poco ho iniziato ad utilizzare il mio vero nome e non uno stage name...», ChoSo li guardò un po' incredula.
«È una cosa che dovrei sapere?» chiese ingenuamente.
Tutti rimasero sorpresi, forse quella ragazza non sapeva davvero chi fossero? Non erano solo formalità queste presentazioni? Tutti restarono leggermente sorpresi. ChoSo si sentì alquanto a disagio. Forse avrebbe potuto informarsi su di loro prima di quell'incontro.
"Che vergogna!", pensò.
«Ah! Vabbe' continuiamo, io sono il più simpatico del gruppo, fidati. Io sono thailandese, non ti sto a dire il mio vero nome perché è un po' complicato, ma qui tutti mi chiamano Bam Bam».
ChoSo cercò di sorridere, in fondo non sembravano così male.
«Io sono il main vocal Choi YoungJae» disse sorridendo.
"Che sorriso carino" pensò ChoSo. «Io sono il più vecchio, vengo da Los Angeles e mi chiamo Mark Tuan».
"Che denti particolari".
«Io sono il maknae del gruppo, Kim YuGyeom», disse un po' imbarazzato.
Alla fine dopo qualche secondo di silenzio dal fondo del lungo tavolo della sala conferenze si sentì la voce di qualcuno
«Piacere io sono Im JaeBum e sono JB, il leader di questo gruppo». «Bene, possiamo considerare chiuse le present...», il manager fu interrotto dalla voce precedente. «Non ho ancora finito di parlare», disse Jaebum con tono aspro.
Tutti si zittirono e la tensione cominciò a salire nella sala.
«Oh, sì, scusami JaeBum-ah, parla pure», disse il manager cercando di risollevare la situazione. Jaebum si alza dalla sua sedia, si avvicina a ChoSo, forse un po' troppo, tanto da far arrossire quest'ultima. JaeBum è un bellissimo ragazzo ma ChoSo non lo avrebbe mai ammesso per via del lavoro da lui svolto, e sicuramente dopo le parole che pronunciò un pensiero del genere non sarebbe mai più stato formulato dal suo cervello.
«Che vuol dire che sarai tu la responsabile del progetto? Quanti anni hai? Sei sicura di aver finito le scuole superiori? Ah! Non scherziamo, cos'è? La PROD vuole prenderci in giro mandando una principiante? Il nostro photo book è una cosa importante, non un gioco per bambine».
A quelle dure parole ChoSo non poté non controbattere.
«Ma come ti permetti! Io non ho solo finito le superiori ma sono anche laureata, e nella mia carriera scolastica ci sono sempre e solo stati i voti migliori se proprio vuoi saperlo. Tu non sai niente di me e del mio modo di lavorare, hai mai visto i miei lavori precedenti per caso? Non credo proprio data la tua reazione. Non accetto critiche, soprattutto da persone come te».
La situazione stava forse un po' precipitando.
«Persone come me? Ah, tu invece mi conosci vero? Di' la verità, non hai mai ascoltato una nostra canzone, non è vero?». Anche se era vero, non poteva rispondergli così, pensò ChoSo.
«Ok, ok, cerchiamo di stare tranquilli», il manager cercò di prendere in mano la situazione. ChoSo si vergognò di aver alzato la voce a quel modo e si sedette mogia mogia, JaeBum ebbe una reazione simile e anche lui tornò a sedersi.
«Per favore ChoSo-ssi illustraci qualcosa su questo photo book e ciò che ieri hai concordato con Park JinYoung».
"Datti una calmata! Puoi farcela, sii professionale!", disse ChoSo a se stessa.
«Bene, ho sentito che questo nuovo album è legato ai vostri due precedenti. La serie è intitolata Flight Log., nella prima parte, Departure, le foto, a quanto ho capito, riguardavano il cielo, nella seconda parte, Turbolence, le foto riguardavano il mare e adesso nell'ultima parte, Arrival, le foto dovranno riguardare la terra, come chiusura di un ciclo perfetto: cielo-mare-terra. A tal proposito ho proposto al vostro capo una location che fa proprio al caso nostro. Si trova a sud-est del paese, è una grande distesa di terra rossa. La terra rossa e il cielo limpido e sereno tipico di questo periodo ci permetteranno di fare delle foto perfette».
Anche i più scettici si sarebbero convinti della bravura di ChoSo dopo un discorso del genere. È vero, ChoSo sembrava una ragazzina con la metà dei suoi anni, forse la sua piccola statura e il suo taglio di capelli corto e sbarazzino non la aiutano in questo, ma chiunque sentendola parlare all'istante si sarebbe ricreduto. Le sue parole sono quelle di una professionista che ama realmente il proprio lavoro. O perlomeno questo era il pensiero di tutti i presenti, tranne di uno. Inutile dire che quell'uno fosse l'esigente e incontentabile leader dei GOT7, JB.
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Wake Me Up
FanfictionLee ChoSo lavora per un'agenzia fotografica emergente, ciò che odia di piú al mondo sono gli idol, a causa di un triste incidente che coinvolse suo padre in passato. Im JaeBum è un idol, lavora per la JYP, si impegna a fondo in quello che fa, forse...