Capitolo 17

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Tu sei la vitamina della mia vita, ragazza mia!
Voglio mostrarti il mondo intero.
Tu sarai sempre
al mio fianco, baby,
tu, yeah, tu sei la mia casa.
La mia casa.
Tu sei in cima al mio letto, insieme
noi stiamo bene.
Tu sei affascinante come l’interno del mio guardaroba.
Tu sei la mia casa,
la mia casa, la mia casa.
Tu sei la mia casa,
la mia casa, ragazza.
Tu sei in cima la mio letto,
insieme noi stiamo bene.
Tu sei affascinante come l’interno del mio guardaroba.
Tu sei la mia casa,
la mia casa, la mia casa.
Tu sei la mia casa, ragazza.
Tu sei l’unica e sola ragazza che
mi fa sentire a casa,
io sarò l’unico e solo ragazzo che
ti farà sentire a casa.
My Home-GOT7

Sciaff, si sentì riecheggiare nella stanza. Un’infuriata ChoSo, con tutte le buone ragioni per esserlo, aveva mollato uno schiaffo sul volto di KiKwang.
«Sunbae come hai potuto fare una cosa del genere?», gli domandò con rabbia.
KiKwang non riuscì a spiegare a parole il motivo del gesto che aveva compiuto. ChoSo non attese oltre, piantò lì su due piedi il sunbae e si rifugiò nella sua camera, non aveva intenzione di stare accanto a lui ancora in quella serata, non poteva buttarlo fuori così ubriaco ma di sicuro non era disposta più a passare anche solo mezzo minuto in sua compagnia in quelle condizioni. Chiuse la porta a chiave e provò a chiudere gli occhi, sicuramente dormire sarebbe stato impossibile. KiKwang, dal canto suo, aveva ormai perso anche l’ultimo briciolo di lucidità, pian piano anche le forze lo abbandonarono e cadde in un sonno profondo.

Il sole era appena sorto, i primi raggi di sole penetrarono dalla grande finestra del salone di casa di ChoSo, il cellullare di quest’ultima, lasciato accidentalmente sul tavolino accanto al divano, prese a squillare. Quel suono svegliò KiKwang che sentì subito i postumi della sbornia. Il cellulare continuava a squillare, di ChoSo neanche l’ombra, decise di leggere sullo schermo il nome della persona che stesse effettuando quella chiamata con tanta insistenza.
<3 Il Mio JaeBum-ah <3, lesse.
«Tks!», scappò istintivamente al sunbae.
KiKwang decise di rispondere alla chiamata, aveva proprio voglia di provocare quell’idiota, così come lui lo considerava. Strisciò il tasto virtuale verde e portò il cellullare all’orecchio.
«Hey! ChoSo-ya! Scusa per l’ora, so che in Corea è ancora presto ma avevo una gran voglia di sentire la tua voce», disse JaeBum, ignaro di tutto.
«In effetti, non credi che sia scortese chiamare le persone all’alba?», domandò con tono beffardo KiKwang.
«KiKwang-ssi? Sei tu?», domandò JaeBum con un tono di voce decisamente diverso da prima.
«Vedo che ricordi ancora la mia voce», continuò a stuzzicarlo KiKwang.
«Si può dannatamente sapere perché hai risposto tu al telefono di ChoSo-ya? Che diamine ci fate insieme a quest’ora del mattino?», chiese JaeBum sempre più infuriato.
«Oh, lo hai ammesso di nuovo che è ancora presto, se lo sai così bene perché cavolo chiami così presto, eh?», disse il sunbae con un tono canzonatorio.
«Vuoi rispondere alla mia domanda e basta? Si può maledettamente sapere perché sei con lei?», domandò nuovamente JaeBum.
«Ma quanto sei insistente già di primo mattino. Ok, se vuoi proprio saperlo, ho passato la notte a casa di ChoSo-ya», rispose il sunbae cercando di far intendere altro alla persona all’altro capo del telefono.
«Che Cosa?», domandò lapidario JaeBum.
«Proprio quello che hai sentito», rispose KiKwang.
«Ti giuro che quando torno non ti ritroverai neanche un osso intero in corpo, dov’è ChoSo-ya adesso? Cosa le hai fatto? Vattene da casa sua adesso, hai capito?», JaeBum alzò di parecchio il tono di voce, in quel momento era, infatti, alquanto arrabbiato.
«Tranquillo tranquillo, lei adesso è nella sua stanza a riposare, credo, io ho dormito sul divano, non è successo nulla a parte un piccolo ed insignificante incidente di percorso», disse enigmatico KiKwang.
Tutta questa sua tranquillità non faceva altro che alterare ancora di più la controparte.
«Che diamine è successo?», gli domandò perentorio JaeBum.
KiKwang rimase colpito dalla reazione di JaeBum, capì che davvero lui teneva a ChoSo. Fin da subito gli aveva dato una cattiva impressione ma il modo di difenderlo da parte della sua ragazza ieri sera e la sua evidente preoccupazione di stamattina dovettero portare KiKwang a formulare pensieri diversi su Im JaeBum. Forse non era un idol che voleva semplicemente spassarsela con la sua amica, forse c’era davvero qualcosa di serio tra loro. La loro storia d’amore era già abbastanza difficile non poteva peggiorare ulteriormente la situazione. Amava ChoSo, di questo ormai ne era certo ma ciò che era più importante adesso era la felicità di lei, così decise che da ora in poi se avesse potuto fare qualcosa per quei due lo avrebbe fatto, anche se questo avrebbe comportato vedere la sua amata ChoSo tra le braccia di un altro uomo.
«Niente di che. Preferisco dirtelo io comunque per primo, perché, lei, conoscendola, si sentirà terribilmente in colpa ma la colpa non è affatto sua. Ti racconterò tutto quello che è successo ieri sera. Sono arrivato abbastanza tardi a casa di ChoSo-ya dopo aver bevuto, diciamo, parecchio. Insomma ero completamente ubriaco, non riesco ormai a lavorare bene da tanto tempo a causa del mio amore ormai non più corrisposto per ChoSo-ya. Ho svuotato il sacco. Sì, lo ammetto, ho approfittato di questa tua prolungata assenza. Ho iniziato a dirle che la vostra storia non era una storia d’amore normale, le ho detto che, invece, se fosse stata con me l’avrei resa sempre felice, perché io non me ne sarei mai andato lasciandola sola. Le lacrime hanno preso il sopravvento su di lei, ha iniziato ad inveire contro di me, dicendo che non sapevo nulla di voi due, della vostra storia. E con il senno di poi devo proprio darle ragione. Non sapevo come fare per fermare quelle lacrime, l’unica soluzione che mi venne in mente fu quella di baciarla. Ora, prima che tu ti arrabbi ancora di più con me, lo so già da me che è stata un’azione stupida e meschina da parte mia e vi chiedo scusa ma ero completamente ubriaco. Dopo tutto ciò lei si è chiusa nella sua stanza e da allora non l’ho più rivista. È ancora chiusa lì dentro. Probabilmente si sentirà in colpa per quello che successo, si sentirà come se ti avesse tradito ma credimi mi sono beccato anche un bellissimo schiaffo, lei non c’entra niente, quindi, non avercela con lei, ok?», confessò il sunbae a cuor leggero lasciando JaeBum per qualche istante senza parole all’altro capo del telefono.
«Tu! Tra un mese sarai morto, lo sai vero?», disse JaeBum cercando di recuperare la lucidità.
«Sempre se mi troverai, non so perché mi sto confidando con te ma ho intenzione di partire, lasciare l’agenzia e fare il fotografo freelance in giro per il mondo», disse il sunbae e un sorriso amaro tornò a disegnarsi sul suo volto.
«Buon per te. Non farti vedere davanti ai miei occhi per un bel po’», JaeBum sembrò capire e accettare la sincerità del sunbae anche se cercava di non mostrarlo troppo.
«Voglio darti un consiglio», continuò KiKwang.
«Pure? Questa conversazione sta durando troppo per i miei gusti. Ho poco tempo libero a disposizione e vorrei anche riuscire a parlare con ChoSo-ya», rispose JaeBum.
«Se vuoi stare con lei, devi ottenere l’approvazione di suo padre, lo sai questo, vero?», domandò all’improvviso KiKwang.
«Che assurdità stai dicendo? Viviamo ancora nel mondo antico? Approvazione? Tsk!», rispose sempre più infastidito JaeBum.
«Tu sei un idol e ormai stai con ChoSo-ya da un bel po’, no? Dovresti sapere la triste storia di suo padre», chiese il sunbae.
«Sì, ovvio che so tutto. Ma non vedo cosa c’entri questo con la nostra storia», rispose semplicemente JaeBum.
«Ragionamento semplice. Tu sei un idol. Non permetterà facilmente alla propria unica e amata figlia di frequentare un uomo che appartiene alla categoria di persone che di più odia al mondo. A ChoSo-ya sei riuscito a far cambiare idea ma ci riuscirai con suo padre? Ti consiglio di risolvere questo problema quando tornerai dal tour o da quello che stai facendo», gli consigliò il sunbae, consiglio che aveva più il sapore di un triste avvertimento.
«Ti ringrazio tanto per l’interesse ma questi sono problemi che posso risolvere tranquillamente da solo. Adesso, se non ti dispiace, vorrei parlare con ChoSo-ya, quindi, passamela!», gli intimò JaeBum.
Quest’ultimo, infatti, era molto preoccupato per ChoSo. Sicuramente tutta la notte sarà stata male a causa di tutto quello che le era successo e per giunta lui era lontano e non poteva neanche stringerla forte tra le sue braccia per consolarla. KiKwang, un po’ riluttante all’idea di obbedire ai suoi ordini, alla fine fece come gli era stato chiesto. Dopo un po’ ChoSo aprì la porta con gli occhi colmi di lacrime e gonfi, segno che aveva pianto tutta la notte. KiKwang le passò il cellullare, le disse che all’altro capo del telefono c’era JaeBum che cercava di lei, quest’ultima prese il telefono al volo e si chiuse nuovamente nella stanza, KiKwang poteva sentire i singhiozzi di ChoSo da dietro la porta della sua stanza. Decise di andarsene così in silenzio. Le lasciò un biglietto, augurandole sinceramente un’ottima vita con JaeBum, lui in qualche modo, in qualche parte del mondo avrebbe finalmente dato un senso alla propria.

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