13. Lasciarsi andare o no?

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Siamo partiti con la macchina di Hans da quaranta minuti circa, e sono molto nervosa. Nell'abitacolo si è innalzato un silenzio imbarazzante.
«Beh, inizia a far freddo non ti pare?» Chiede evidentemente a disagio quanto me.
«Si... mi dispiace però!» rispondo.
«Cosa?»
«Mi dispiace.» ripeto.
«Ah, e per quale motivo?» mi chiede girando lo sguardo verso di me.
«Perché siamo alla fine di Settembre e fa già così freddo...» dico guardandolo.
Lui rimette gli occhi sulla strada e mi dice: «A me non dispiace un po' di fresco. Dopo questa estate così calda...»
Non so cosa rispondergli. Non sono uscita molto durante l'estate. Ero sempre a casa dei miei zii a crogiolarmi nel dolore. Non lo posso sapere... sai, è stata l'estate peggiore della mia vita, quindi non sono uscita.
Riaffiorano alla mente i ricordi della mia schifosa estate. Io chiusa nella mia stanza. Io che piango sul letto. Io che dormo. Io che piango dormendo. Io che vomito tutto quello che mangio. Io che rispondo in malo modo ai miei zii. Io che rispondo in malo modo ai miei amici. Io che rispondo in malo modo a mio fratello... Ricordo solo una sera che sono uscita con la mia migliore amica perché non voleva che restassi in casa a deprimermi più di quanto non stessi già facendo, ma mi ha fatta ubriacare.Non ho più voluto vederla anche se lei per la prima settimana è venuta tutti i giorni a casa dei miei zii per farsi perdonare. Con il passare del tempo veniva a trovarmi sempre meno... fino a quando non è più venuta. (Come tutte le altre persone che sostenevano di volermi bene d'altronde).
Sono arrabbiata con lei... mi ha fatta cuocere nei sensi di colpa. Da quel episodio non sono più uscita neanche per vedere che tempo facesse. Mi sono chiusa in camera mia e ho abbassato le serrande per ottenere il buio più totale. Volevo solo morire in quel periodo, e quello era il modo migliore per far finta che il mondo non andasse avanti, che si fosse fermato a quel maledetto 12 aprile.
«A cosa stai pensando?» mi chiede in tono cauto. Non mi sento pronta di dirgli la verità.
«Stavo pensando a... a Vanessa.» mento. mi guarda perplesso e aggiungo intensificando la mia bugia: «Non le ho mai chiesto cosa ha fatto in questa estate...»
«Ah.»
A dire il vero non ho chiesto a nessuno cosa abbiano fatto durante l'estate perché... sinceramente non so perché... non ci avevo mai pensato.
«Cosa hai fatto questa estate?» chiedo per smorzare l'imbarazzo.
«beh nulla di particolare... a casa con i miei»fortunatamente non mi fa la stessa domanda e lo ringrazio.
Dopo qualche minuto arriviamo in un enorme parcheggio pieno di macchine e persone che ridono e scherzano spensierati... non rido come lo stanno facendo loro da... da troppo tempo. Non me la ricordo neanche più l'ultima volta che io ho riso così.
«Ci troviamo tutti davanti all'ingresso» mi spiega Hans mentre ci incamminiamo.
Tutti chi?
«Tutti chi?»
«Beh, allora, Oliver, Julia, Lexie, Sophie, Shannon, Emil, Hendric e Martin.»
«Ah okay» dico in tono distaccato.
«Che c'è? Stai bene?»
«Si»
«Sicura?»
«Si, sono sicura» gli dico con un sorriso.
«Guarda che non sei obbligata... possiamo tornare a casa, o magari...» non gli lascio finire la frase: «Assolutamente no, non voglio chiudermi in casa. Voglio tornare a vivere.»
Non ribatte, mi sorride e proseguiamo.
Quando ci troviamo davanti all'entrata vedo i ragazzi. Ci salutiamo ed entriamo subito dentro perché fuori si gela.
Lexie ha prenotato un tavolo. Ci sediamo intorno ad esso e gli altri iniziano a parlare di qualcosa che non ho ben capito mentre bevono qualche schifezza alcolica.
Ad un certo punto della serata Julia e Lexie mi prendono per le braccia e mi trascinano sulla pista, mentre Sophie ha detto che ci raggiungerà quando avrà smaltito un po' la sbronza.
«Io... non so ballare, vi giuro» continuo a dire, ma loro fanno finta di non sentire.
«Dai su lasciati andare per una volta!»
Mi devo fidare? E se poi mi ubriaco? E se poi ballo con qualche ragazzo? Ma la vera domanda è: se mi lascio andare, poi riuscirò a sopportare le conseguenze delle mie azioni? Non lo so. Forse.
Decido di divertirmi una volta tanto. Guardo le ragazze e inizio a dimenare i fianchi. Loro sembrano contente della mia decisione e ci mettiamo a ballare insieme.

Questione di scelteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora