35. Voglio provarci.

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Scendo dalle sue gambe e mi risiedo sul divano accanto a lui.
Provo ad immaginare come deve essere stata dura per lui la vita. Mi sento in colpa per averlo in qualche modo... illuso?
Ad un certo punto lui rompe il silenzio: «Perché?» mi chiede con voce quasi implorante.
«Perché cosa?» chiedo con un fil di voce. Lui con uno scatto si alza dal divano ed inizia a camminare avanti e indietro davanti a me.
«Perché tutti si comportano così con me! Perché ogni fottutissima persona gioca con i miei sentimenti! Perché la gente crede che io mi diverta a stare male! O forse crede che io possa semplicemente non sentire il dolore? Ti do una lieta notizia... sono un essere umano anch'io e la gente può fare quel cazzo che gli pare, ma non riesco a tollerare che le persone a cui voglio più bene giochino con i mei sentimenti cazzo!» urla colmo di rabbia continuando a camminarmi davanti come un leone in gabbia.
Quando mi rivolge un'occhiata gelida sento il mio stomaco contrarsi dolorosamente.
«Non penso di meritarmi tutto questo. Insomma, ho fatto un mucchio di stronzate: alcool, fumo, droga, compagnie sbagliate, amici sbagliati, famiglia sbagliata... la mia vita è sbagliata, cazzo! Ho sbagliato tutto nella mia vita di merda.» urla prima di sferrare un pugno contro il muro. Mi sento gelare il sangue nelle vene ed ho paura che in questo stato possa combinare qualche disastro accecato dalla rabbia. Mi lancia uno sguardo ricco di disprezzo e poi si avvia verso l'ingresso scuotendo la testa.
Mi alzo all'istante anch'io e quando lo raggiungo vedo che si sta infilando le scarpe.
Vuole lasciarmi qui? Scherza?
Lo afferro per un braccio e lo tiro verso di me. Mi si spezza il cuore quando lui sibila: «Non mi toccare, Astrid», ma me lo merito. Merito questo trattamento dopo quello che ho combinato.
Io non posso, però, lasciarlo andare via... devo cercare di fermarlo e farlo ragionare.
«Fermati e ascoltami un attimo», gli chiedo ma lui non mi ascolta neanche. Lo tiro nuovamente per un braccio e aggiungo: «Ti prego.»
Lui mi guarda e capisce che non lo lascerò uscire se prima non mi ascolterà.
«Io non voglio essere un altro  problema per te e voglio essere sincera come non lo sono mai stata fino ad ora. La prima volta che ci siamo visti in quel bosco ho pensato che tu fossi bellissimo nonostante io stessi piangendo per Ash. Mi sono maledetta perché non riuscivo a tollerare l'idea che ero riuscita a scherzare con te per la prima volta dopo la sua morte. Mi sembrava di averlo tradito... nonostante tutte le voci che circolavano sul tuo conto ho imparato a conoscerti. E conoscendoti ho ammirato il tuo modo di fare e senza neanche rendermene conto mi sono legata a te più di quanto tu possa immaginare. All'inizio è stata dura... dopo il nostro primo bacio sono scappata e da lì in poi le cose mi sono letteralmente sfuggite di mano. Oggi, quando ti ho baciato, mi sono sentita completa, felice ed ero a posto con me stessa. Ma ho paura. Ho una dannata paura di perderti come ho perso Ash, come ho perso mia madre e come ho perso mio padre.» cerco di guardarlo negli occhi ma sono diventati troppo pesanti quindi abbasso lo sguardo e mi guardo i piedi prima di riprendere.
«Non ti nego che c'è stato un periodo della mia vita in cui ho pensato davvero di portare sfortuna a tutte le persone che mi circondano, e sinceramente lo penso ancora. Ho paura di fare del male alle persone a cui tengo di più: a mio fratello, a te e ad i miei amici... forse è per questo che sono così scostante alle volte, e mi dispiace tanto per come mi sono comportata ma ho paura», termino il mio discorso con il cuore in gola. Poi sento che lui fa un passo verso di me e mi poggia due dita sotto il mento per farmelo alzare in modo da incontrare i suoi occhi.
«Anch'io ho tanta paura», mi sussurra all'orecchio e dei brividi percorrono tutta la mia schiena. «Cosa vuoi fare?» mi chiede puntando i suoi occhi nei miei e sorridendomi leggermente.
Uno di quei sorrisi che ti incantano e che sei sicura ti rimarranno per sempre incisi nell'anima e nella mente.
A questo punto lascio parlare il cuore: «Significa che io voglio provarci.» dico cercando di aggiustare le cose.
Ho paura di cosa possa dire...
Se dicesse che lui non prova i miei stessi sentimenti cosa succederebbe?
Sto aspettando una sua risposta, che però tarda ad arrivare.
«Ti risponderò, ma tu prima devi rispondere ad una mia domanda» dice in tono serio e quasi severo dopo quello che mi è sembrato un secolo.
Mi appoggia le mani sui fianchi e mi guarda serio.
Che tipo di domanda?
Gli lascio il tempo di parlare e dopo una manciata di secondi mi chiede: «Per quale motivo vuoi provarci?»
Appena ha finito di pronunciare la sua domanda un cipiglio si forma sulla mia fronte e aggiunge: «Rifletti prima di rispondere...»
Ci sono innumerevoli ragioni per la quale voglio provarci...
Voglio provarci perché io quando sto con lui sto bene. Mi sento finalmente viva.
Voglio provarci perché lui è stato l'unico a riuscire a farmi fare un sorriso spontaneo dopo tutte le disgrazie che mi sono successe.
Voglio provarci perché quando non c'è sento la sua mancanza.
Voglio provarci perché fa sempre parte dei miei pensieri. A qualsiasi ora, che sia giorno o notte.
Voglio provarci perché so che è una persona unica e spettacolare.
Voglio provarci perché ha tantissimi difetti ed è perfetto nella sua imperfezione.
Voglio provarci perché secondo me per lui ne vale la pena...
«Voglio provarci perché anche quando non ci sei io mi giro a cercarti, perché nella tua imperfezione sei dannatamente perfetto, perché sei bello da vivere e per altri mille motivi, ma sopra ogni cosa, perché quando sto con te sono me stessa e riesci a rendermi felice sempre» alzo lo sguardo su di lui e lo trovo intento a fissarmi e un leggero sorriso si forma sulle sue labbra rosee.
«E tu?» chiedo in tono bassissimo, dubito che abbia sentito così articolo un po' meglio la domanda: «Vuoi provarci?» chiedo con un nodo allo stomaco.
Sento il cuore iniziare a battere più veloce ed i respiri farsi sempre più veloci. Il mio fisico si comporta come se avessi appena fatto una maratona.
«Non aspettavo altro.» dice prima di sporgersi verso di me e lasciarmi un dolce bacio sulla fronte. Dopodiché mi stringe in un forte abbraccio che io ricambio senza esitare un istante.
Dopo qualche attimo alzo la testa che prima era appoggiata contro il suo petto e lo guardo sorridendo. Lui ricambia e mi lascia un leggero ma lungo bacio sulla guancia.
«Ti voglio fare la stessa domanda. Perché vuoi provarci?» chiedo curiosa come sempre.
Lui risponde subito e con naturalezza. Senza stare a rimuginarci sopra ulteriormente dice: «Perché ho capito che era la cosa giusta da fare sin da quando ti ho vista piangere da sola in quel bosco.» a quelle parole il mio cuore perde un battito. Una strana sensazione si impossessa di me ed io mi sento al settimo cielo.
Non posso credere che una persona con così tanti problemi alle spalle possa essere così perfetto.
Mi alzo sulle punte dei piedi e lascio un bacio leggero all'angolo delle sue morbide labbra.
Lui per tutta risposta mi cinge in vita e mi porta con sé sul divano. Ci sediamo ed io appoggio la testa sul suo petto sodo.
Adesso, così, in questa posizione mi sembra di stare in paradiso.
Voglio stare tra le sue braccia per sempre.
I miei pensieri iniziano a prendere il sopravvento e penso a tutte le cose che devo fare durante la prossima settimana. Sospiro rumorosamente e sento la sua presa stringersi attorno alla mia vita.
«A cosa stai pensando?» mi chiede d'un tratto.
«Niente d'importante... adesso sono felice e voglio vivermi questa felicità. Finalmente vicino a te sto voltando pagina, inizio a vedere uno spiraglio di luce.» mi confido.
Lui inaspettatamente mi posa un dolce bacio sulla tempia e accarezza i miei capelli biondi con la mano libera. Un gesto semplice ed affettuoso che mi rende felicissima.
«Non mi stai dicendo tutto...» mi ammonisce lui. È sconvolgente quanto lui riesca a leggermi nel pensiero, quanto lui riesca a capirmi nei momenti in cui io per prima non mi capisco.
«Già...» ammetto con un sospiro.
«Cosa ti preoccupa?» mi chiede con una nota di preoccupazione nella voce.
Che tenerezza!
«Gli impegni che ho lunedì», ammetto preoccupa.
«Che cosa devi fare lunedì?», chiede curioso sento che allontana il suo viso per guardarmi, ma nonostante ciò rimango ferma con la guancia sul suo petto sodo.
Non voglio allontanarmi da lui.
Contro voglia rispondo con la verità: «La mattina ho l'esame di guida e il pomeriggio devo iniziare a lavorare allo slim...»
Anche se non riesco a vederlo in volto so che mi sta fissando in questo momento.
Ne ho la conferma quando mi stacco da lui e lo guardo. È bellissimo.
Con quei suoi occhi azzurri in cui riesci a perderti dentro e che mi stregano ogni volta, quei suoi capelli castani perfettamente alzati sulla fronte e quel suo sorriso... quel suo dannato sorriso che so per certo che non potrò mai dimenticare.
Questa immagine rimarrà per sempre nella mia mente, custodito come il tesoro prezioso quale è.
Lui è già diventato indelebile, il suo nome è già stato inciso sul mio cuore... Ormai è fatta, mi sono innamorata di lui.
Mi accorgo solo adesso che mi è spuntato un sorriso strano sul visto, ma prima ancora che io possa formulare una frase di senso compiuto per giustificarlo, lui scatta in piedi e si affretta verso l'ingresso.
«E adesso dove vai?» chiedo curiosa.
«Mettiti la giacca e aspettami qui, torno subito.» mi avvisa prima di richiudersi la porta alle spalle.
Faccio come mi ha detto: mi metto la giacca e aspetto che ritorni, qualcosa però attira la mia attenzione...
Mi avvicino all'oggetto della mia curiosità esitando, come se qualcuno potesse vedermi.
Quando arrivo alla libreria vicino alla vetrata prendo in mano una foto strappata in due metà.
Il soggetto della parte sinistra è una donna bellissima con un sorriso radioso, mentre quello della parte destra è un uomo molto attraente con uno sguardo uguale a quello di Heden.
Non mi ci vuole molto per fare due più due e capire che quelle due persone in foto sono i genitori di Heden.
Lo strappo è fatto in modo netto in mezzo alla coppia sorridente, e sapere che i membri di quella coppia sono i genitori di quel ragazzo che tanto mi intriga mi fa male.
Mi spezza il cuore sapere che lui odi così tanto le persone che l'hanno messo al mondo, ma penso che anch'io sarei arrabbiata con loro se si fossero comportati in quel modo...
Ripongo la foto strappata sulla mensola della libreria e mi allontano da essa per paura che l'artefice di quello strappo violento possa beccarmi con le mani nel sacco.
Punto il mio sguardo fuori dalla vetrata e mi incanto ad ammirare tutti i soffici fiocchi di neve bianchi cadere sull'asfalto.
Aspetta, nevica?
Sento aprirsi la porta, mi giro di scatto e vedo Heden con i capelli bagnati dalla neve.
«Andiamo?» mi chiede con un accenno di sorriso.
«Dove?» chiedo con entusiasmo.
«Non hai forse detto che domani hai l'esame per la patente?» mi chiede lui allargando il suo sorriso.
Non ho bisogno di sentire altro, mi fiondo fuori dalla porta e successivamente dentro l'ascensore.
Quando varco la soglia del portone d'uscita sento un venticello gelido sferzarmi la faccia e mi maledico mentalmente per essermi dimenticata di mettermi il mio cappellino prima di uscire.
Una serie di brividi mi invadono il corpo e mi avvicino di più ad Heden per cercare un po' di calore.
«Hai freddo?» mi chiede continuando a camminare nel parcheggio.
«No, non tanto», mento per non sembrare una stupida che si è dimenticata il cappello a casa sua.
«Non mentirmi.» dice con voce pacata dirigendosi verso il lato di guida della macchina.
«L'esame ce l'ho io lunedì, lo sai vero?» dico con un accenno di sorriso.
«Certo che lo so! Sali in macchina» ordina aprendo la portiera e mettendosi dentro velocemente. Lo imito e capisco all'istante cosa abbia fatto quando è uscito mentre io mi facevo gli affari suoi nel suo appartamento.
«Grazie per aver riscaldato la macchina.» dico un po' imbarazzata.
«Ho freddo anch'io.» dice in tono scostante per precisare che non l'ha fatto per me, e con questa affermazione mette fine a quella sorta di conversazione che avevamo instaurato.
Mi volto e mi metto a guardare il paesaggio innevato dal finestrino. Ormai è quasi buio fuori e i lampioni illuminano perfettamente la strada.
Durante il tragitto qualche volta mi ha guardata, evidentemente solo per controllare se fossi viva o se stessi dormendo.
Arriviamo in un parcheggio davanti ad un parco che mi sembra di aver già visto, ma non mi ricordo quando.
Usciamo entrambi dalla macchina e ci cambiamo di posto senza dire una parola.
Metto entrambe le mani sul volante e dentro di me cresce la consapevolezza che saranno minuti, ore di silenzio imbarazzante.

***

«Penso che possa bastare.» dice lui guardandomi negli occhi come se aspettasse una risposta da parte mia. Dopo una manciata di secondi aggiunge: «Penso che tu sia pronta. Spegni il motore...»
«Perché? Tanto adesso torniamo a casa tua no?» chiedo confusa.
«Vieni con me...» dice prima di uscire dalla macchina, e io faccio quello che mi dice senza esitare.

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VI CHIEDO SCUSA!!!
Scusate se vi ho fatto aspettare così tanto questo nuovo capitolo, ma ho avuto tantissime cose da fare e soprattutto da studiare...
Per farmi perdonare ho scritto questo capito più lungo degli altri e con molti più contenuti.
Scusate per l'attesa, sono irrecuperabile...
Questo capitolo mi sta molto a cuore; tutti i pensieri di Astrid in un mix di emozioni.
Mi piace, mi piace, mi piace...
Adesso, però, resta da scoprire dove la vuole portare Heden.
Vi saluto, un bacione enorme e buona serata.
Perdonate eventuali errori e grazie per aver letto fin qui❤️

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Questione di scelteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora