27. Capirlo e farmi capire

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Mi sento completa in questo preciso istante. Vorrei rimanere così per il resto dei miei giorni. Abbracciata a lui, trasmettendoci coraggio a vicenda.
Siamo davvero simili? Anche lui ha sofferto come un cane? Spero di no.
Il tempo si è fermato da quando i nostri corpi si sono toccati... Ma che ora sono? Sarà tardissimo, mio fratello mi starà aspettando fuori.
Cosa dovrei fare ora? Voglio davvero aiutarlo, ma come faccio se io sono peggio di lui? Appena ho un problema, sento dolore, la prima cosa che faccio è fuggire. Vado a rifugiarmi nei mio adorato boschetto. Non do la possibilità a nessuno di aiutarmi in alcun modo.
Faccio tutto da sola. Mi lecco le ferite in completa solitudine credendo di riuscire a rimarginarle e alleviare il dolore, invece le faccio più profonde e quindi ci vorrà più tempo per guarirle. Il brutto di tutto ciò è che rimarrà per sempre la cicatrice sulla pelle e ogni volta ti ricorderai della brutta caduta.
Mi stacco dall'abbraccio contro voglia e lo guardo negli occhi. Non vuole piangere, si vede che si sta trattenendo con tutte le sue forze.
«Sei la prima persona che è disposta ad aiutarmi.» dice con un fil di voce. Mi si spezza il cuore a vederlo così... chi è che l'ha ridotto così?
Gli faccio un ampio sorriso d'incoraggiamento. Vorrei poter restare qui con lui a parlare, ma purtroppo non posso. Oltretutto non ho nemmeno le energie necessarie.
Cerco nella mia borsa il mio astuccio, una volta trovato lo apro e prendo una penna di colore rosso. Afferro la sua mano e lui mi guarda confuso. Scrivo rapidamente il mio numero di cellulare sul suo palmo.
«Scrivimi.» gli sussurro, poi mi sporgo verso di lui e gli assesto un dolce bacio sulla guancia.
Mi dirigo quasi correndo verso l'uscita della stanza e varcando la soglia mi scontro con qualcuno. Un ragazzo che non ho mai visto mi rivolge una smorfia di disapprovazione. Alzo lo sguardo e noto che Heden mi ha trascinata nel bagno degli uomini.
Ottimo! Che figura davvero pietosa...
. «No. Io non...» cerco di giustificarmi ma oramai il danno è fatto.
«Tranquilla.» mi rassicura lui con un sorriso malizioso. Gli rivolgo uno sguardo nervoso e scappo verso l'uscita della scuola. Mi fiondo verso la macchina già in moto. Entro e trovo David dal lato di guida che mi aspetta impaziente e Vanessa seduta sui sedili posteriori.
«Dove accidenti eri?» mi interroga David.
«Non trovavo le chiavi dell'armadietto.» mi giustifico. Una mezza verità, no?
Sembra arrabbiato, molto arrabbiato. Si immette nella strada affollata.
«Potevi avvisarmi con un messaggio!» mi rimprovera. Adesso mi fa anche il terzo grado? Non lo accetto.
«Anche tu potevi avvisarmi con un messaggio che hai un lavoro, visto che non hai voluto dirmelo di persona!» con questa affermazione il suo volto cambia subito aspetto. Da arrabbiato a mortificato.
«Non te l'ho detto perché...» inizia a dire con un tono di voce molto più basso rispetto a quello che utilizzava secondi prima.
Lo blocco: «Senti, ora come ora non voglio ascoltare le tue giustificazioni. Ho mal di testa!» dopo aver detto queste parole cala un silenzio teso. Vanessa guarda fuori dal finestrino e non apre bocca per tutta la durata del viaggio.
Quando entriamo in casa Vanessa e David si mettono a cucinare ed io apparecchio la tavola, il tutto in totale silenzio.
Ripenso in continuazione a come l'ho trattato in macchina e mi sento in colpa. Di certo avrebbe dovuto dirmi che aveva un lavoro, ma adesso che ci penso non mi sembra una cosa tanto grave non avermelo detto. Insomma, avrei preferito saperlo da lui piuttosto che da Nathan, ma comunque sia non possono giustificare il mio atteggiamento alquanto aggressivo nei suoi confronti. Alla fine neanche io sono stata sincera con lui... non gli ho detto che ho fatto ritardo perché ero con Heden.
Come la prenderebbe se glielo dicessi?
Sai, David, oggi non sono uscita in orario da scuola perché Heden mi ha trascinata con lui. Ah, dimenticavo, mi ha trascinata nel bagno degli uomini. Cose che capitano tutti i giorni...
Glielo devo dire. Non la prenderà molto bene ma almeno sarò stata sincera con lui e potrò offendermi se lui non lo sarà con me.
Devo imparare a capirlo e a farmi capire.
Mi sta scoppiando la testa!
«Scusa.» pronuncio debolmente. Vanessa e David si girano di scatto e puntano gli occhi su di me. Sono sbalorditi. «Okay, so che non sentite spesso... anzi, mai questa parola uscire dalle mie labbra, ma cercate di contenere un po' il vostro stupore! Vi prego!» aggiungo in tono scherzoso. I due si mettono a ridere e non riesco a trattenere un sorriso. Inaspettatamente si avvicinano e mi abbracciano entrambi. Voglio loro troppo bene e per la prima volta, qui, abbracciati in questo modo mi sento a casa.
Ci stacchiamo dall'abbraccio.
«Non avrei dovuto reagire in quel modo per una cosa così insignificante...» dico.
«Avrei dovuto dirtelo.» afferma lui abbozzando un sorriso.
Adesso arriva la nota dolente!
«Prima che tu inizi a spiegarmi tutto sul tuo lavoro e prima che io inizi a fingere di ascoltarti con interesse...» loro ridono e io inizio a farmi più seria. «Devo dirti una cosa importante.» I due si ricompongono e la serietà compare in loro.
«Avanti, dimmi.» dice David.
Adesso come gli dico che conosco abbastanza bene Heden, che oggi ero con lui nel bagno degli uomini, che ci siamo baciati, che ha il mio numero di telefono...
Mi sta assalendo il panico.
«Volete che me ne vada?» chiede Vanessa interrompendo i mei pensieri. David mi guarda interrogativo. Evidentemente vuole che risponda io alla domanda della sua fidanzata.
«No, assolutamente. Fai parte della famiglia ormai...» mi sorride e cerca con lo sguardo di incoraggiarmi a parlare.
Non gli racconterò tutto, voglio essere sincera con lui ma non voglio che gli prenda un infarto...
«Bene, voglio essere sincera con voi. Ho capito che non posso pretendere che voi siate sinceri con me, se prima io stessa non lo sono con voi...» faccio una breve pausa.
«Cosa vuoi dire con questo?» chiede David confuso.
«Che da adesso in poi voglio dirvi sempre la verità sulle cose che mi accadono. Non posso continuare a vivere scappando ogni volta che qualcosa mi ricorda quel maledetto 12 Aprile!» faccio un sorriso amaro e poi riprendo: «Inizierò con dirvi che conosco Haden da un po' di tempo, è stato qui una volta quando non stavo bene e mi ha aiutata. Sono stata anch'io una volta a casa sua.» tralascio il fatto che ho dormito con lui, che ero ubriaca e che al mio risveglio mi ha trattata come una bestia. «Abbiamo riso e scherzato ed io quando sto con lui mi sento bene. Oggi prima di uscire mi ha confessato di avere problemi simili ai miei, e si! Ero con lui e per questo ho ritardato ad uscire.» Ho vomitato la verità tutta d'un fiato. David e Vanessa mi guardano cercando di assimilare tutte le confessioni che ho fatto loro.
Non parlano, non dicono una parola. Avrei preferito che si arrabbiassero. Voglio vedere una reazione.
«Allora?» chiedo impaziente.
«Bè, di certo non faccio i salti di gioia. Sai come la penso su di lui, ma se tu stai bene con Heden io non ti impedisco di essere felice...» sono felice, lo abbraccio forte e lui mi sussurra all'orecchio: «Sappi che se ti fa soffrire gli spacco il naso senza pensarci due volte!» rido sommessamente. So per certo che lo farebbe.
«Ma non stiamo neanche insieme! È un amico tutto qui.»
«Ti ho avvisata...» dice in tono deciso e convinto.
Ci sediamo ai nostri posti e mangiamo ascoltando David che elogia il suo lavoro e racconta qualche aneddoto e Vanessa che mi racconta del suo lavoro come commessa in un negozio di vestiti. Adesso capisco perché non c'era mai nessuno a casa durante il pomeriggio.
Dopo aver pranzato rimango da sola a casa. David è andato a lavorare e Vanessa anche. È in momenti come questi che vorrei anch'io un lavoro. Ovviamente un lavoro part time come tutti gli studenti liceali che di mattina sono impegnati con la scuola e che di pomeriggio lavorano. Da domani mi cercherò un lavoro, oggi sono stanca morta. Penso che andrò a dormire.
Mi precipito in camera mia e mi butto sul letto con la grazia di un elefante in dolce attesa.
Siamo a metà novembre e fa un freddo cane fuori. Io amo l'estate e odio l'inverno. 
Poggio sul comodino il cellulare e cerco di dormire. Proprio quando sto per addormentarmi il mio telefono emette un suono. Una notifica.

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